
La forza di pace più potente è l’amicizia. Un dialogo intercettato
La Rosa nel Pugno voleva essere l’alternativa liberale, laica e “americana” al destino a egemonia postcomunista per il centrosinistra italiano. Tra i punti qualificanti ci aspettavamo in tanti un differente approccio alla democrazia israeliana e in generale alla difesa dei valori liberali minacciati dall’offensiva jihadista a Haifa come a Bombay. Ebbene, quei deputati che radicali erano, radicali restano. Ugo Intini, invece, che proviene dallo Sdi, come sottosegretario agli Esteri sembra semplicimente una pallida eco del proprio ministro di riferimento. Al pari di Massimo D’Alema infatti parla di «sproporzione» della reazione di Tsahal e, peggio di D’Alema, riconduce il conflitto arabo-israeliano a uno scontro tra opposti estremismi, quello islamico e quello ebraico. Hanno ragione quanti chiedono quali alternative all’uso della forza D’Alema (e Intini) stiano costruendo per fermare i missili teleguidati da Damasco e Teheran. I rapporti con il regime degli ayatollah e con quello del dittatore siriano andrebbero rivisti per consentire all’Italia di recuperare quella libertà di movimento che aveva mostrato di avere col governo Berlusconi. Nell’attuale maggioranza in molti vantano ottimi rapporti presso le cancellerie arabe, ma se davvero questo significasse avere ruolo e credibilità, dovrebbe perlomeno apparire urgente ottenere come primo passo un serio impegno della Lega araba per la liberazione dei soldati israeliani rapiti e per la fine del lancio dei missili. O è sproporzionato pure pretendere questo?
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!