La diseguaglianza di reddito non è tutto (ma è il mito di chi va a Porto Alegre)

Di Rodolfo Casadei
24 Gennaio 2002
La permanente diseguaglianza nella distribuzione dei redditi all’interno di un paese

La permanente diseguaglianza nella distribuzione dei redditi all’interno di un paese rappresenta indubbiamente un ostacolo al pieno sviluppo della qualità della vita dei suoi abitanti: su questa conclusione concordano tutti gli studi in materia, e non c’era bisogno di aspettare i Soloni no global in marcia verso Porto Alegre per appurarlo. Essa può essere facilmente dimostrata anche osservando la composizione di due classifiche: quella dei dieci paesi del mondo che presentano la più forte diseguaglianza fra i redditi e quella dei dieci paesi che presentano la distribuzione più omogenea. Notiamo subito che alla prima classifica appartengono 6 paesi (Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Giappone e Svezia) a reddito alto, 3 a reddito medio (Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria) e 1 a reddito medio-basso (Bielorussia); mentre alla seconda appartengono 3 paesi a reddito medio (Brasile, Cile e Sudafrica), 4 a reddito medio-basso (Bolivia, Honduras, Paraguay e Swaziland), e 3 a basso reddito (Centrafrica, Nicaragua e Sierra Leone).

Ma un’altra verità altrettanto evidente è che la diseguaglianza nella distribuzione dei redditi non ha un’incidenza univoca sul grado di sviluppo e di benessere diffuso nei vari paesi. Se si raffrontano i rispettivi indici di sviluppo umano (Isu) di paesi che hanno un indice di diseguaglianza dei redditi (Indice Gini) molto simile, si scopre che il rapporto fra la ripartizione del reddito più o meno omogenea e il benessere diffuso di un paese è molto aleatorio. I dati delle dieci coppie di paesi che proponiamo nel grafico lo dimostrano ampiamente: l’indice di ripartizione dei redditi nelle coppie Usa-Etiopia, Regno Unito-India o Malaysia-Burkina Faso, è quasi identico, ma il dato dello sviluppo umano è radicalmente diverso. Ricordiamo che l’Isu risulta dalla media ponderata di reddito pro capite, speranza di vita alla nascita e tasso di alfabetizzazione. Gli egualitaristi a tutti i costi prendano nota.

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