
La diplomazia, oggi

Praticata dall’era delle caverne come strumento di coabitazione se non sempre di collaborazione, ci si chiede oggi a cosa serva la diplomazia, compressa com’è dal ritorno della politica di potenza. Eppure, l’esperienza dimostra che la soluzione degli interminabili conflitti in corso, in Ucraina, in Medioriente, in Africa, non può essere affidata alle sole parti in causa, esigendo invece il concorso dell’intera comunità internazionale.
Strumento indispensabile al duplice scopo di diffondere le proprie ragioni e sondare quelle altrui, trasmettere e raccogliere elementi d’informazione e valutazione sulle rispettive proposte e intenzioni, la diplomazia ha sempre agito negli interstizi dei rapporti di forza. Come forza di persuasione, nell’inscindibile combinazione fra deterrenza militare e dissuasione politica. Kennan, che della diplomazia americana post-bellica è stato dapprima l’ispiratore e poi il fustigatore, diceva che «non avete idea di quanto il garbo e la piacevolezza della diplomazia possa avvalersi, dietro le quinte, della discreta presenza di una forza armata».
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