In Europa ci si mettono pure i giudici a forzare le tappe della corsa alle zero emissioni. Ma è una corsa a rotta di collo, e il collo è il nostro
In un anonimo giovedì di giugno una sentenza del tribunale dell’Aia ha impostato le linee guida che influenzeranno il mercato mondiale del petrolio nei prossimi anni. Scritto così sembrerebbe un’iperbole giornalistica, ma la decisione dei giudici olandesi di ingiungere al colosso petrolifero Royal Dutch Shell di anticipare i piani di riduzione delle emissioni di anidride carbonica ha rappresentato quello che gli operatori di mercato chiamano un “game changer”, ossia un cambio di paradigma. Nello specifico, la major dovrà ridurre del 45 per cento le emissioni di Co2 entro il 2030, in largo anticipo rispetto alla tabella di marcia: la causa era stata avviata nell’aprile del 2019 da Milieudefemie, filiale olandese dell’organizzazione internazionale “Amici della Terra” assieme a sei altre Ong, fra cui Greenpeace e Actionaid. Un’azione legale, quella intentata dalle Ong, forte anche del sostegno di oltre 17 mila cittadini olandesi costituitisi parte civile.
Nell’accogliere le accu...