
La crisi della democrazia, l’avvento del Pd, il caso Bnl-Unipol. Incombe lo spettro del ’92
La visita al Quirinale di Berlusconi, Bossi e Fini è stata definita da Casini propaganda. Non sarà certo Napolitano a far cadere un governo di sinistra che ha tuttora la maggioranza. è l’ultimo tentativo per far comprendere al vertice delle istituzioni che la democrazia è in crisi. Tutti i partiti della Prima repubblica hanno costruito facendo l’Unione una coalizione “antifascista” contro Berlusconi e su questa base hanno fondato anche la loro unità. Ma le elezioni politiche e amministrative hanno detto che più di metà del paese non si riconosce in questo stato di eccezione.
La Prima repubblica, fondata dai partiti nell’arco costituzionale, e quindi principalmente da comunisti, democristiani e socialisti, ha costruito un regime di eccezione contro le forze del centrodestra create da Berlusconi e che hanno dato vita alla Seconda repubblica. Ci sono due diverse legittimità: quella della maggioranza che si considera garante della democrazia contro il potere personale di Berlusconi. L’altra è quella dell’opposizione che si considera rappresentante della maggioranza del paese e ritiene che il governo Prodi sia un commissariamento della democrazia, sia una occupazione del potere in parte del vecchio personale politico. Il governo Prodi, per sua natura teso a delegittimare Berlusconi, esiste come potere di fatto ma non ha prospettiva politica. La maggioranza è intrinsecamente conflittuale: il conflitto maggiore è quello che esiste tra i due partiti che stanno per costruire il Partito democratico, i Ds e la Margherita. E da Prodi e da Parisi sono venuti segnali della resistenza all’acquisto da parte di Unipol e della Banca Nazionale del Lavoro. E il nuovo caso, ora emerso dalle intercettazione di D’Alema e di Latorre, vanno nella medesima direzione. Ed ogni parte ha il suo riferimento al sistema bancario, che è diventato il vero luogo del potere politico perché è la chiave degli investimenti italiani.
La guerra è appena iniziata e man mano che il processo del Partito democratico avanzerà l’odio reciproco e la diffidenza sostanziale tra i due partiti fondatori apparirà sempre maggiore. Berlusconi va al Quirinale per indicare che la democrazia è a rischio e le battute sul regicidio di Prodi o quelle sullo sciopero fiscale indicano la percezione del carattere non democratico di questa maggioranza e di questo governo. Il paese assiste sgomento a questo ritorno delle ideologie, al ritorno del linguaggio politico di prima del ’92 e della globalizzazione. Quindi come un passato che controlla il presente e vanifica il futuro. [email protected]
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