La consigliera di parità contro il parrocco che discrimina le “chierichette”

Di Daniele Barale
16 Dicembre 2018
A Cumiana, in Piemonte, scoppia un piccolo ma significativo caso intorno ad una iniziativa del parroco. Lettera

Caro direttore, in questi giorni Gabriella Boeri, consigliere di parità della Città metropolitana di Torino, sta stracciandosi le vesti per un fatto capitato in quel di Cumiana, nel Pinerolese ma ancora diocesi di Torino.

Niente di grave, per le persone dotate di buon senso comune e aderenza alla realtà; invece, per chi ha scelto di portare i paraocchi delle ideologie mainstream, politicamente corrette, si tratta di un male imperdonabile, il cui responsabile deve essere esposto al pubblico ludìbrio: “Vieni ruota, vieni forca!” direbbe Robert Hugh Benson.

Cosa è successo? Il neo eletto parroco, don Carlo Pizzocaro ha invitato le bambine della parrocchia a non servire più Messa. Una scelta che non è piaciuta a diversi genitori, tanto che il caso è finito sulla scrivania della consigliera di parità della Città metropolitana. “Caso” che si unisce a quello di don Franco Tonda, parroco di Bardonecchia nella diocesi di Susa, trovatosi anch’esso nell’occhio di un ciclone simile.

Mi spiace per i genitori e la donna consigliere, però occorre dirlo e pure sottolinearlo: il parroco ha compiuto un atto legittimo! Bastano due motivi per capirlo: 1) il ruolo del “ministrante” per le fanciulle non è né un dogma né un diritto; 2) l’ambito ecclesiale è diverso da quello civile, non si faccia confusione.

Allo stesso tempo, occorre non fermarsi a queste semplici precisazioni. È cosa buona andare oltre, fino a prendere l’intervista che la dottoressa Boeri ha rilasciato al dorso torinese de Il Corriere della Sera, per provare a controbattere alle risposte che ella ha dato all’intervistatore, allo scopo di compiere un buon approfondimento, con tanto di azioni demistificatrice e chiarificatrice.

Iniziamo. La dottoressa Boeri alla prima domanda “Chi le ha chiesto di intervenire?” dice, dopo aver parlato dei genitori cumianesi, che «nella Chiesa cattolica la donna non ha mai avuto grande considerazione». Ma non è così. Giacché la Chiesa Cattolica è l’unica realtà religiosa che può insegnare al mondo come si trattino le donne, dal momento che essa venera Maria come la madre di Dio. Per di più, san Paolo (Efesini 5,22-33) e San Pietro (1Pt 2, 11; 3, 1-9) ricordano all’uomo di custodire e morire per la donna; non a caso, abbiamo avuto migliaia e migliaia di cavalieri e poeti in grado di custodire raccontare la bellezza e grandezza della donna, Dante Alighieri in primis.

Appunto, se la dottoressa in questione può parlare in pubblico, avere un ruolo pubblico ed essere intervistata per i giornali nazionali, è solo grazie ai positivi cambiamenti provocati dalla civiltà cattolica in Europa e nelle Americhe lungo i secoli. Al contrario, se oggi la donna è spesso tratta come una bambola gonfiabile e un’incubatrice in affitto, senza dignità, è solo colpa delle rivoluzioni protestante francese (illuminista) comunista e del ’68, le quali hanno portato le lancette dell’orologio a prima della venuta di Cristo, a quel mondo pagano e disumano ove la donna valeva niente.

Poi arriva la seconda risposta, che definirei spocchiosa, dato che sembra quasi che la dottoressa Boeri voglia “rieducare” il sacerdote: «La mia competenza resta nell’ambito del lavoro, ma cercherò di incontrarlo e in quell’occasione potrei consegnargli una copia del libro A scuola di parità di Giulia Maria Cavaletto, Consigliera di parità della Regione Piemonte, scritto per aiutare a formare le giovani generazioni alla parità di genere». A entrambe le signore (e non solo) consiglio, senza pretese, La Donna al Tempo delle Cattedrali della grande storica francese Régine Pernoud. In questo modo le parole usate più sopra acquisiranno maggiore credibilità.

E le ultime parti dell’intervista: “Trova che il messaggio del parroco sia diseducativo?” «Si dice sempre che bisogna lavorare sulla prevenzione, per favorire il cambiamento culturale. Un atteggiamento del genere dimostra che ci sono ancora grandi difficoltà e che continuano a prevalere una cultura e una mentalità derivate da una società maschilista». “Ma in chiesa stupisce di più?” «La posizione della Chiesa in realtà è diversa, già dopo il Concilio Vaticano II non si parla più di chierichetti, ma di ministranti. Ed è qui che sta l’errore, tutti possono servire messa senza discriminazioni. Già Papa Giovanni Paolo II aveva accettato delle bambine nel servizio all’altare». “Una presa di posizione che arriva da un prete giovane”. «È questo che trovo più strano, il fatto che sia proprio un parroco trentenne a non volere che le bambine servano messa. Dalle giovani generazioni ci si attende un cambiamento e quindi una maggiore apertura alla parità di genere che, ricordiamo, è il più potente antidoto alla violenza contro le donne».

Certo, san Giovanni Paolo II si è lasciato servire da bambine durante le sue visite pastorali, sia all’estero sia in Italia. La prima volta fu proprio a Roma, il 5 novembre 1995, presso la parrocchia dei Santi Mario e famiglia martiri; quivi il Papa venne aiutato nella celebrazione della Messa da un gruppo di ministranti, formato da ragazzi e ragazze. Ovviamente, da ciò non derivò alcun “dogma della ministrante”.

Vero, dal Concilio Vaticano II in poi si parla di ministranti, ma il termine chierichetto non viene bandito e nessuna pena prevista per punire gli utilizzatori di tale parola. Capzioso, davvero, il far credere che non vi sia alcuna differenza tra il servizio che possono offrire i fanciulli e le fanciulle. Puntualizzare in questo modo non è discriminare, bensì riconoscere i doni particolari e complementari che i fanciulli (in quanto uomini) e le fanciulle (in quanto donne) portano alla Chiesa.

Difatti, più recentemente, e sempre sulla scia di quel Concilio Ecumenico che sta tanto a cuore alla dottoressa Boeri, nel 2001, la Congregazione per il Culto divino ha ripetuto come, secondo una corretta interpretazione del canone 230 del Codice Canonico, la disciplina per il servizio all’altare debba essere regolata dal vescovo diocesano, che liberamente può intervenire in materia; che il Codice prevede la possibilità e non il diritto di servire all’altare; che in ogni caso è sempre opportuno il servizio all’altare da parte di ragazzi e giovani, perché da sempre questo gruppo è stato origine di vocazioni sacerdotali. Troviamo ulteriori indicazioni nell’istruzione Redemptionis Sacramentum (25 marzo 2004), su norme da osservare per la celebrazione dell’Eucaristia.

Al n° 47 leggiamo:

«È veramente ammirevole che persista la nota consuetudine che siano presenti dei fanciulli o dei giovani, chiamati di solito “ministranti”, che prestino servizio all’altare alla maniera dell’accolito, e abbiano ricevuto, secondo le loro capacità, una opportuna catechesi riguardo al loro compito. Non si deve dimenticare che dal novero di questi fanciulli è scaturito nel corso dei secoli un cospicuo numero di ministri sacri. Si istituiscano o promuovano per essi delle associazioni, anche con la partecipazione e l’aiuto dei genitori, con le quali si provveda più efficacemente alla cura pastorale dei ministranti. Quando tali associazioni assumono carattere internazionale, spetta alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti erigerle o esaminare e approvare i loro statuti. A tale servizio dell’altare si possono ammettere fanciulle o donne a giudizio del Vescovo diocesano e nel rispetto delle norme stabilite».

Non ci resta che riconoscere che don Carlo si è attenuto, saggiamente (nonostante la giovane età), agli insegnamenti della Chiesa, sposa di Cristo e maestra di umanità e di vita, perché dice la verità sull’uomo e la donna da 2000 anni.

Se il consigliere Gabriella Boeri vuol essere più cattolica di un cattolico medio, la prossima volta dia esempio di carità e umiltà, senza usare i documenti (che potrebbe studiare con maggiore attenzione) gli aneddoti papali ed ecclesiali per cercare di intimidire un sacerdote e portare confusione in una parrocchia; d’altronde, ai membri degli ambienti laicisti, da cui ella proviene, i sacerdoti pronti, come don Carlo, a non scendere a patti col mondo non piacciono, anzi, spaventano.

Per finire, mi rivolgo direttamente ai genitori cumianesi – aggiungo pure i bardonecchiesi, seppure al momento abbiano coinvolto solo i giornali e non ancora la politica – “offesi” (senza motivo), nonché fratelli in Cristo. Vorrei ricordare che quanto scritto poc’anzi riguarda pure loro, mira a rinsavirli; inoltre, non è una cosa buona – né nei propri confronti e nemmeno di quelli del parroco e di Dio – chiamare in causa il potere civile per risolvere le questioni inerenti la Chiesa cattolica.

Non a caso il diritto canonico, altro buon frutto della bimillenaria tradizione della Chiesa, ricorda:

«Canone 209 – §1. I fedeli sono tenuti all’obbligo di conservare sempre, anche nel loro modo di agire, la comunione con la Chiesa […] Can. 212 – §1. I fedeli, consapevoli della propria responsabilità, sono tenuti ad osservare con cristiana obbedienza ciò che i sacri Pastori, in quanto rappresentano Cristo, dichiarano come maestri della fede o dispongono come capi della Chiesa. §2. I fedeli hanno il diritto di manifestare ai Pastori della Chiesa le proprie necessità, soprattutto spirituali, e i propri desideri. §3. In modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, essi hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa; e di renderlo noto agli altri fedeli, salva restando l’integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i Pastori, tenendo inoltre presente l’utilità comune e la dignità della persona».

Facciamo attenzione poiché questo è ancora un tempo di lupi, dal momento che il peccato – checché ne dicano neo positivisti neo malthusianisti neo eugenetisti neo evoluzionisti etc – continua ad esercitare la sua potente influenza su non pochi cuori. Quindi, il pericolo che qualcuno di questi “lupi” usi il potere civile per entrare nelle chiese e mettere il bavaglio (al riguardo, dovrebbe aiutare il ricordo del ddl Scalfarotto, fermato per un soffio al Senato, durante la scorsa legislatura) ai sacerdoti e ai fedeli è ancora molto alto.

Come ci ricordano San Matteo (24,44) e San Luca 12,40): “Estote parati”, semper!

Daniele Barale, via email

Foto ministranti da Shutterstock

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.