
La Compagnia cresce (e Folena si dispera)
lla vigilia dei veri “Stati generali” di Milano, in una intervista al Corsera il leader della Compagnia delle Opere aveva promesso battaglia: “A Milano c’è una povertà diffusa che non è soltanto quella tradizionale: extracomunitari, barboni, ex carcerati. C’è la povertà degli anziani soli, delle famiglie che hanno in casa un malato oppure un handiccappato grave. È gente che si svena. Chi li aiuta? ” Vittadini non faceva sconti a nessuno: “Ci vogliono grosse opere che non distribuiscono utili. Penso al terzo settore. Ma il problema del non profit è che la sinistra non lo vuole perché distrugge lo Stato e non lo vuole la destra perché fa concorrenza alle imprese”. I nomi degli antagonisti? “La sinistra è divisa da una bipartizione verticale: Bersani, la Turco, Realacci, l’Arci, le Acli, la Cisl, Zecchino e Guzzetti con la quale si può dialogare. E poi c’è l’altra sinistra quella della Cgil, di Salvi, della Bindi, di Rifondazione comunista che ormai usa il terrorismo giudiziario come metodo di lotta politica. Gli uni e gli altri propongono due modelli sociali diversi. Lo stesso vale per il centrodestra, all’interno del quale convivono mondi assolutamente lontani”. Fin qui l’elenco dei nemici e dei non nemici. Gli amici sono arrivati sabato mattina, 11 novembre, al Piccolo Teatro, nobile e mitica sede della sinistra lombarda, dove Giorgio Vittadini sfila in Compagnia delle Opere con guru della new economy, rettori universitari, responsabili d’opere di volontariato. Parlano a nome di quasi 15mila imprese profit e no-profit associate. Parlano per fare intendere anche ai manovratori che il giochetto dei messaggi trasversali e un po’ mafiosetti lanciati su un quotidiano o per le solite vie oblique di un amichetto magistrato non funzionano più. Almeno qui a Milano. Sullo stesso tavolo si trovano l’ex migliorista del Pci Massimo Ferlini (ora leader della Cdo a Milano) e Francesco Micheli (presidente e-Biscom), uno delle teste d’uovo del centro destra (l’economista Carlo Pelanda) e Adriano de Maio, rettore del prestigioso Politecnico (nonché estimatore di Massimo D’Alema). Via discorrendo, al Piccolo non è aria di celebrazioni. C’è solo (poco) tempo per tratteggiare una multiforme, cospicua e solida esperienza economica e sociale di presenza a livello di tutti gli strati della società. C’è don Mauro Inzoli, presidente di quel Banco Alimentare che distribuisce ogni anno ai vecchi e nuovi poveri 30mila tonnellate di alimenti di prima necessità, grazie al circolo virtuoso di solidarietà che ha istituito tra grandi aziende nazionali e associazioni di volontariato locale. E c’è Claudio De Albertis, presidente che recupera direttamente migliaia di tonnellate. Per Ferlini “gli altri, quelli che stanno nel chiuso delle segreterie dei partiti a muovere le pedine, bloccano solo le iniziative altrui”.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!