
L’idea di proporre il gesto della Colletta Alimentare a tutti i ragazzi della scuola secondaria di primo grado è nata dall’amicizia con Gigi, volontario del Banco Alimentare. Abbiamo sempre avuto la preoccupazione che i nostri ragazzi potessero incontrare qualcosa di bello e vero e ci è sembrato interessante, nell’ambito del percorso di educazione civica, fargli toccare con mano una realtà come quella del Banco.
Gigi, insieme ad Alessandro e a Lilly sono entrati in ognuna delle nove classi raccontando le origini e lo scopo del Banco Alimentare, ma anche (e soprattutto) evidenziando cosa ci si guadagna a fare il volontario.
Ogni classe ha reagito alle provocazioni suscitate dalle lezioni in modo differente, secondo la sensibilità di ciascuno; nessuno è rimasto indifferente.
Alla fine degli incontri abbiamo chiesto se qualcuno, liberamente e compatibilmente con i propri impegni, avesse voluto partecipare al gesto della Colletta Alimentare: hanno aderito quasi in 50 ragazzi!
Ci siamo subito mossi per permettere a tutti di vivere il gesto, organizzando i turni su 4 ore in due differenti supermercati della città. Ci ha colpito come i ragazzi si siano lanciati: chi a proporre alle persone il gesto, chi a ritirare gli alimenti e ringraziare, chi ad inscatolare e chi, addirittura, ad ideare strategie di vendita innovative e convincenti per invogliare le persone a partecipare (con buoni risultati!). Noi docenti siamo rimasti sorpresi dalla passione che ci hanno messo, dalla determinazione anche di fronte ai “no” ricevuti e dalla loro gioia: a fine turno i loro occhi brillavano e ciascuno ci ha ringraziato.
Anche noi docenti ci siamo scoperti contenti: presi dalle mille cose da fare, dalla quotidianità che ci attanaglia, metterci insieme ai nostri studenti per fare insieme la Colletta ci ha fatto respirare a pieni polmoni: abbiamo potuto verificare come condividere e donarsi agli altri, paradossalmente, ci “fa bene”, ci fa essere più contenti e quindi più noi stessi.
Agnese Cantù, Federica Sala, Giacomo Giani, Marco Nicoli – docenti della scuola Don Bosco di Paderno Dugnano
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Caro direttore, sento il bisogno di comunicare anche ai (tanti) lettori di Tempi il riverbero che ha avuto su di me e su tanti amici lo straordinario evento, anzi avvenimento, accaduto in piazza San Pietro a Roma lo scorso 15 ottobre, quando il grande popolo ciellino si è radunato, nello stupendo abbraccio del Bernini, per ascoltare le parole di papa Francesco, in occasione del giorno esatto in cui il Servo di Dio don Luigi Giussani nasceva cent’anni fa.
Spettacolo, ripeto, straordinario di fede, vissuto con gesti seri e ordinati, dalla recita in tono retto (in 60.000 persone!), ai canti veramente belli e autenticamente “religiosi”, agli audio che ci hanno fatto risentire la poderosa e tenera voce di don Giussani, al comportamento composto e lieto di un intero popolo, alle paterne parole del Santo Padre, che ci ha invitato a dare di più, come ogni padre spera giustamente e naturalmente dai propri figli.
Papa Francesco ci ha fatto due grandi richiami a due dimensioni che hanno sempre caratterizzato la vita del movimento di Comunione e Liberazione. Ci ha richiamato ad essere uniti e a riprendere con fervore le tensione missionaria. Unità e Missione, dunque. Parole dolci come il miele per chi appartiene a questa esperienza e per chi desidera che tale esperienza sia utile per tutta la Chiesa di Cristo, il quale ha pregato ardentemente il Padre perché i cristiani siano uniti.
Le due parole, tra l’altro, si influenzano reciprocamente. È stata, infatti, la grande esperienza di unità vissuta nel Movimento che ha spinto, da sempre, molti nostri fratelli e nostre sorelle a “partire” per la missione in Paesi lontani ed a essere “presenti” nei nostri ambienti vicini. È stata questa esperienza di unità a renderci evidente che tutta la vita andava spesa non per noi soli, ma per il bene di tutti i nostri fratelli uomini. È stata ed è questa esperienza di unità che “rende bella la strada”, come ha ricordato il Papa citando don Giussani.
Ed ancora il Papa ci ha detto che «i gruppi del movimento erano per lui (don Giussani) una “compagnia” di persone che avevano incontrato Cristo. E, in definitiva, la Chiesa stessa è la “compagnia” dei battezzati che
tutto tiene insieme, da cui tutto trae vita, e che ci mantiene nel giusto cammino”. Unità, dunque, come inizio di tutto, compresa la missione. E, d’altra parte, la missione, quanto più è vissuta intensamente, tanto più cementa la nostra unità, come abbiamo potuto vedere in piazza San Pietro quando abbiamo sentito la testimonianza di Rose (o quando, tanti anni fa, leggevamo le lettere che Pigi Bernareggi ci inviava dal Brasile).
I nostri “santi” missionari (basti pensare ai servi di Dio Enzo Piccinini e Andrea Aziani ed allo stesso don Giussani) ci invitano nei fatti ad essere sempre più uniti, perché questo è il motivo per il quale hanno speso tutta la loro vita per Cristo. Non si può non ringraziare papa Francesco per averci ricordato queste due grandi e fondamentali parole.
Dalla gratitudine non può che nascere la grande responsabilità personale e comunitaria di collaborare con l’opera dello Spirito (che agisce attraverso la strada indicata dall’istituzione ed il fascino donato dal
carisma), ripetendo, magari, le parole che spesso cantiamo insieme: «Ho abbandonato dietro di me ogni paura, ogni dubbio perché una grande gioia mi sento in cuor, se penso a quanto è buono il mio Signor». In piazza
San Pietro abbiamo avuto la “gioia” di rivedere unito un grande popolo e di avere sentito parole che ci invitano ad un “nuovo inizio”, che, peraltro, pesca in una grande storia, iniziata quasi 70 anni fa, nel
1954.
Penso che per vivere questa responsabilità dobbiamo ritornare come bambini, lasciando da parte tutte le tentazioni ed i pregiudizi che il demonio, con grande abilità e furbizia, immette nell’animo degli adulti. Un’altra “nostra” canzone ci invita a ritornare come bambini se vogliamo entrare in una vita lieta e utile. Ed il Vangelo ci ha detto questo con chiarissime lettere. Il grande Chesterton ha paragonato Dio stesso ad un grande bambino che non si stanca mai di esserlo ed ogni giorno dice al mondo intero di esserci, ripetendo continuamente, come i bambini, “ancora”.
Cari amici e care amiche di Cl, diciamo anche noi “ancora”. Ancora a questo grande dono ricevuto con il carisma di don Giussani. “Ancora”, senza più dubbi e paure, perché è la cosa più grande che ci potesse
capitare.
Peppino Zola
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