La clamorosa rivincita dei contadini olandesi sulla borghesia “green”

Di Rodolfo Casadei
18 Marzo 2023
Il panorama politico del paese sconvolto dal trionfo alle elezioni provinciali del Bbb, partito nato per difendere gli agricoltori dalle pesantissime imposizioni ambientaliste del governo e delle élite urbane
Agricoltori in protesta a L’Aia contro le politiche anti-emissioni di azoto del governo olandese
Agricoltori in protesta a L’Aia contro le politiche anti-emissioni di azoto del governo olandese, 11 marzo 2023 (foto Ansa)

Sensazionali i risultati delle elezioni provinciali olandesi del 15 marzo scorso: in tutte e dodici le province del regno arriva in testa e conquista il maggior numero dei seggi nei consigli provinciali il BoerBurgerBeweging (Bbb), cioè il Movimento contadino-cittadino, un partito nato appena quattro anni fa e che nella Camera dei rappresentanti del parlamento nazionale dispone di un solo seggio. Alle elezioni politiche di un anno fa il partito aveva ottenuto 104 mila voti; un anno dopo i voti sono diventati 1 milione e 406 mila.

In Olanda i 75 membri del Senato nazionale vengono eletti dai consiglieri provinciali entro tre mesi dall’elezione di questi ultimi, cioè con tutta probabilità per la fine di maggio. Il Bbb sarà in grado di nominare 16 nuovi senatori, e con ciò scompaginerà completamente gli equilibri della politica nazionale, che si reggono su un governo di coalizione formato da quattro partiti (i liberali del Vvd del premier Mark Rutte, i radicali europeisti di D66 e i due partiti democristiani Cda e Cu).

La coalizione di governo dispone di una maggioranza risicata alla Camera dei rappresentanti ed è minoritaria al Senato, dove conta 32 seggi su 75 e deve negoziare di volta in volta con qualche partito di opposizione l’approvazione delle leggi votate alla Camera dei rappresentanti. Il Senato olandese non può promuovere né emendare leggi, può solo approvare o respingere le leggi che gli vengono presentate dopo essere state approvate dalla Camera dei rappresentanti. Coi suoi senatori diminuiti da 32 a 24 al massimo, la coalizione di governo dovrà scegliere se appoggiarsi a sinistra, cioè all’alleanza Gl-Pvda (verdi di sinistra e socialdemocratici) che avrà 15 seggi, oppure al Bbb che ne avrà 16.

Guerra alle emissioni di azoto, cioè agli allevamenti

Le cause della rivoluzione del panorama politico olandese ad appena un anno dalle elezioni politiche del 17 marzo 2021 vanno ricercate nei progetti del governo per la riduzione dell’inquinamento da emissioni di azoto. Nel giugno dell’anno scorso il ministro della Natura e della politica dei nitrati, Christianne van der Wal, ha annunciato che il governo avrebbe ridotto le emissioni di azoto del 50 per cento (e del 70 per cento nei pressi delle riserve naturali) entro il 2030, e che ciò sarebbe stato ottenuto riducendo il numero degli allevamenti e dei capi di bestiame di un terzo, anche attraverso espropri di aziende se necessario.

Dimostrazione di agricoltori olandesi a Den Bosch il 14 marzo scorso, vigilia delle elezioni provinciali
Altra dimostrazione degli agricoltori olandesi a Den Bosch il 14 marzo scorso, vigilia delle elezioni provinciali poi vinte dal “partito dei contadini” Bbb (foto Ansa)

La curiosa dizione “politica dei nitrati” in testa al dicastero della van der Wal deriva dal fatto che l’obbligo di riduzione delle emissioni di azoto da parte dell’Olanda è stato sancito nel 2019 da una sentenza della sua Corte costituzionale, che ha stabilito che il paese doveva attenersi alle direttive dell’Unione Europea in materia e non poteva più rilasciare nuovi permessi per emissioni di azoto se non compensandoli con la soppressione di altre emissioni. Da allora gli allevatori (che spesso sono contemporaneamente agricoltori) sono entrati nel mirino delle proposte di legge, perché le loro attività rappresentano il 40 per cento delle emissioni di azoto, mentre le attività industriali costituiscono solo il 7 per cento.

Gli investimenti green che non bastano mai

Ma c’è un problema: agricoltura e zootecnia rappresentano una voce niente affatto secondaria del Pil olandese. Nonostante abbia una superficie di soli 41 mila chilometri quadrati, cioè pari a quella del Lombardo-Veneto, l’Olanda è il terzo esportatore mondiale di prodotti agro-zootecnici dopo Stati Uniti e Brasile. Fiori, carne, latticini, frutta e verdura sono esportati ogni anno per un valore pari a 100 miliardi di euro. Va precisato che un terzo di questo valore è costituito da prodotti ri-esportati dopo che sono stati importati e processati in Olanda. Su questo importo l’allevamento (che conta 100 milioni di polli, 12 milioni di maiali e 4 milioni di bovini) incide in misura significativa: la filiera della carne conta per 9,1 miliardi di euro, quella dei latticini per 8,7 miliardi.

Negli ultimi trent’anni agricoltori e allevatori hanno investito somme significative nell’ammodernamento dei lori impianti, riducendo della metà le loro emissioni di azoto e altre nocività. Ma al governo e in particolare alle élite urbane questi progressi non bastano. La borghesia “verde”, di sinistra e di centro, concentrata nel Randstad, cioè nel quadrilatero rappresentato dalle città di Rotterdam, L’Aia, Amsterdam e Utrecht, preme per una forte riduzione dell’agricoltura estensiva e dell’allevamento intensivo a favore di un’agricoltura biologica su superfici più ridotte. Quelle “liberate” saranno assegnate non solo all’espansione delle attuali 160 riserve naturali (denominate Natura 2000), ma anche all’inurbamento (il paese ha 17 milioni di abitanti, con una densità di popolazione doppia di quella dell’Italia) e alla costruzione di infrastrutture dell’energia.

«Dobbiamo scegliere fra le case e le mucche»

Sintomatiche a questo riguardo dichiarazioni come quelle della Van der Wal («Dovranno esserci tagli all’azoto prima che ci sia spazio per nuovi progetti come nuove case e investimenti energetici sostenibili. Questo è il nostro “lockdown” economico. Il mio messaggio non è quello che i contadini vogliono sentire»); del leader dei Verdi di sinistra Jesse Klavel, che afferma che riguardo alla destinazione delle superfici bisogna scegliere fra le case e le mucche; del leader di D66 Rob Jetten, ministro senza portafoglio per il Clima e le politiche dell’energia, che sogna la trasformazione dell’Olanda in una “Berlino sul Reno” affollata di gru che costruiscono infrastrutture perfettamente sostenibili dal punto di vista energetico. Allevatori e contadini dovranno accontentarsi della loro quota del fondo per la transizione ecologica, 480 milioni di euro su un pacchetto di 24,3 miliardi: con quelli si pagheranno le cessioni della terra e delle aziende allo Stato o la riduzione dei capi di bestiame.

Blocco stradale con trattori a Den Bosch, Olanda, visto da un drone, dicembre 2022
La rivolta degli agricoltori contro le imposizioni “green“ dell’Olanda e dell’Unione Europea va avanti da mesi. Qui un blocco stradale con trattori organizzato a Den Bosch nel dicembre scorso (foto Ansa)

L’idea che le loro imprese debbano essere espropriate per fare spazio alla speculazione edilizia o alla costruzione di infrastrutture che avranno comunque un impatto sulle emissioni non va a genio agli agricoltori e a buon parte della popolazione rurale. Dichiarava qualche tempo fa un allevatore olandese al quotidiano francese Le Figaro: «Non capisco come si possa dire che bisogna scegliere fra le vacche e le case. Capisco ancora meno come lo Stato abbia potuto acquistare crediti di azoto per compensare l’ampliamento dell’autostrada A27 e dell’aeroporto di Schiphol per le emissioni degli aerei. Stiamo davvero cercando di ridurre il nostro impatto sul clima?».

Non solo contadini: tutti gli scontenti che votano Bbb

Bbb ha raccolto molto più che i voti di allevatori e contadini perché ha saputo capitalizzare lo scontento di gran parte della popolazione extraurbana, che da tempo si trova ad affrontare una diminuzione dei servizi (ospedali, scuole, fermate di autobus, stazioni ferroviarie) e la concentrazione sul suo territorio dei più grandi centri di accoglienza per richiedenti asilo. I grandi perdenti delle elezioni provinciali sono i due partiti che hanno subìto un’emorragia di voti verso il Bbb: i democristiani dell’Appello cristiano-democratico (Cda), che hanno perso buona parte della loro base nelle campagne non avendone saputo rappresentare gli interessi all’interno del governo, e l’estrema destra del FvD, il Forum per la Democrazia, che alle provinciali del 2019 aveva conquistato parecchi seggi basando la sua offerta politica su misure anti-immigratorie, ma che a causa delle liti interne ha conosciuto molte defezioni fra gli eletti al Senato.

Il Cda è sceso da 72 a 43 consiglieri provinciali, il FvD da 86 a 15; mentre il Bbb, che si presentava per la prima volta, ne ha conquistati 140. La leader del partito, Caroline van der Plas, giornalista di professione, viene dalle file del Cda, che ha lasciato nel 2019 a motivo del mancato sostegno del partito alle cause dei contadini e degli allevatori, base storica dei democristiani olandesi.

@RodolfoCasadei

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