La Cina continua a simulare l’invasione di Taiwan. Ecco perché

Di Leone Grotti
09 Agosto 2022
Le esercitazioni militari cinesi più grandi e aggressive di sempre dovevano terminare domenica, ma ieri sono continuate. Xi Jinping ne ha bisogno anche per serrare i ranghi del Partito comunista in vista del Congresso
Jet di Taiwan rispondono alla Cina

Jet di Taiwan rispondono alla Cina

Dovevano finire domenica, dopo quattro giorni, le esercitazioni militari che la Cina ha condotto sul limitare ma anche all’interno delle acque territoriali e dello spazio aereo di Taiwan. Invece ieri sono proseguite. Anche se questa volta le navi e gli aerei dell’Esercito popolare di liberazione non hanno sconfinato, non si può ignorare che Pechino abbia deciso di portare avanti, forse a oltranza, quella che il governo di Taipei ha definito «simulazione d’invasione».

La Cina simula l’invasione di Taiwan

Gli oltre tre giorni di esercitazioni militari sono stati lanciati giovedì dal regime comunista cinese per punire Taiwan e gli Stati Uniti per la visita sull’Isola della speaker della Camera americana Nancy Pelosi.

Durante la dimostrazione di forza, che ha fatto capire quanto l’esercito cinese sia progredito dal punto di vista tecnologico e di potenza di fuoco negli ultimi anni, il primo giorno sono stati lanciati cinque missili balistici nella Zona economica esclusiva del Giappone. Mai un missile cinese era atterrato in acque giapponesi e l’avvertimento a Tokyo è chiaro: difendete Taiwan in caso d’invasione e ne pagherete le conseguenze. Ma quel lancio di missili nascondeva anche un secondo messaggio: possiamo colpire le basi americane nella regione in ogni momento.

Nei giorni successivi, le mosse di Pechino hanno suggerito la volontà del regime, in caso di guerra, di isolare completamente Taiwan dal resto del mondo. Le sei aree in cui sono state condotte le esercitazioni, infatti, avevano teoricamente l’obiettivo di simulare il blocco del porto principale del paese, quello di una possibile via di fuga e l’attacco alle tre basi militari taiwanesi più importanti.

«Taiwan sarà fatale per la Cina»

I war games hanno aumentato il timore e il rischio che l’invasione di Taiwan – obiettivo più volte dichiarato esplicitamente dal presidente Xi Jinping – possa essere imminente. Secondo i media cinesi, la pressione dei jet comunisti nei prossimi giorni non farà che aumentare. Per quanto il Dragone disponga dei mezzi necessari a invadere l’Isola o a isolarla dal mondo, l’operazione militare sarebbe però incredibilmente rischiosa.

Taiwan, infatti, come dichiarato al Corriere dal rappresentante del paese in Italia, Andrea Sing-Ying Lee, «è la ventesima economia del mondo, la metà dei semiconduttori globali sono prodotti qua, sarebbe un problema molto più grande rispetto all’Ucraina». Inoltre, l’esercito di Taipei conta «210 mila soldati e 2 milioni di riservisti, abbiamo più missili del necessario». E la stragrande maggioranza della popolazione di 23 milioni di abitanti è ostile alla Cina. «Attaccare Taiwan sarebbe fatale per la Cina», spiega Lee.

L’ambiguità di Biden e la retorica di Xi

Soprattutto se gli Stati Uniti decidessero di entrare in guerra a difesa di Taiwan. Joe Biden, in numerosi interventi, ha promesso di farlo ma la posizione americana resta ambigua e l’intervento tutt’altro che scontato. Soprattutto perché, in base a numerose simulazioni di guerra, gli americani potrebbero anche perdere il conflitto.

Nessuno, attualmente, è in grado di dire se e quando Xi Jinping deciderà di attaccare Taiwan, anche se la Cina sta già concretamente preparando lo stato di guerra. Di sicuro, aumentare il tono della retorica e le provocazioni militari serve al presidente per conquistare il cuore dei nazionalisti, che sono tanti anche all’interno del Partito comunista.

Xi ha bisogno anche di loro per farsi confermare a capo del Partito e della Cina per altri cinque anni e potenzialmente a vita. Uno scenario che non si verifica dai tempi di Mao Zedong ma che potrebbe diventare realtà dopo il Congresso del Partito comunista che si terrà in autunno. Se Xi, già “presidente di tutto”, avrà pieni poteri fino a quando sarà in vita la guerra potrà senz’altro essere considerata più vicina.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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