La cassiera che denunciò Esselunga per mobbing, licenziata per furto

Di Redazione
19 Ottobre 2011
Nel 2008 aveva denunciato il supermercato perché non le consentivano di "fare la pipì". Il caso fu poi archiviato. Oggi la signora è stata sorpresa a rubare della merce. Tre anni fa la sinistra fece di questa povera donna mentalmente disturbata un'icona della lotta sindacale contro il padrone. Cosa ha da dire Basilio Rizzo che voleva darle l'Ambrogino d'oro?

Ve la ricordate la storia della cassiera di Esselunga? Milano, febbraio 2008, una cassiera di colore denuncia le vessazioni che subisce nel grande supermercato. In particolare racconta che una volta non le fu concesso di recarsi in bagno e fu costretta a farsi la pipì addosso. La donna raccontò anche di vere e proprie percosse subite sul luogo di lavoro tanto che in suo nome si fecero manifestazioni, i sindacati alzarono la voce contro il padrone (guarda caso, il “berlusconiano” Bernardo Caprotti) e, addirittura ci fu chi – Basilio Rizzo, attuale presidente del Consiglio comunale – la propose come meritevole dell’Ambrogino d’oro, l’onoreficenza massima per milanesi illustri.

Ora, dopo che nell’ottobre del 2009 il tutto finì con una archiviazione perché «l’episodio della pipì» andava ridimensionato e la signora aveva evidenti «problemi psichici», oggi la cassiera è stata licenziata perché beccata a rubare nel suo stesso supermercato.

Tralasciando la vicenda personale della donna – che merita solo un po’ di carità cristiana – è invece da stigmatizzare il comportamento della stampa e di certi politici di sinistra che la strumentalizzarono. Nei link trovate l’articolo (“Sbatti il padrone in prima pagina“) che apparve su Tempi il 13 marzo 2008, quando la vicenda venne per la prima volta alla luce.

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