La cappella più bella d’Europa è nei Musei vaticani, opera di Matisse

Di ANGELA AMBROGETTI
05 Ottobre 2011
I Musei Vaticani aprono al pubblico lo splendore della Cappella di Vence, realizzata dall'artista Henry Matisse per le suore francesi sperdute in Provenza

Immagine: una giornata di sole di fine giugno in Provenza. Sulle montagne che fanno da spalliera al “Grand bleu”, al Mediteranneo, salendo un po’ si arriva a Vence. Niente di che, un paese come tanti, bel panorama, qualche casa antica. E soprattutto un piccolo istituto di suore appena all’ingresso del paese. Se non ci fossero i cartelli sarebbe difficile immaginare che quelle suorine hanno la cappella più entusiasmante della Francia, e forse d’Europa. La Cappella Matisse come la chiamano tutti o meglio la Cappella del Rosario.

Una storia che nasce dall’amicizia del grande artista con un’infermiera che poi diventa suora domenicana, sorella Jacques-Marie. Si sono conosciuti nel 1942, Henri Matisse è malato di tumore, il mondo è in guerra, l’infermiera si chiama ancora Monique. Parlano della vita, dell’arte, della fede. Nel 1947, passata la guerra Matisse è ancora malato, soggiorna a Vence. Vicino alla sua villa c’è il Foyer Lacordaire gestito dalla suore domenicane. Sognano una vera cappella, dedicata al rosario. E suor Jacques-Marie torna a trovare il suo amico Henry.

Inizia così un rapporto di collaborazione artistica ma anche spirituale. Matisse passo dopo passo realizza per le suore un tripudio di colori illuminati dalla luce della Provenza. Il blu, il verde, il giallo s’intrecciano e si confondono in quei tratti che sono la firma dell’artista ormai famoso e all’apice della sua espressività. Vetrate, decorazioni, le stazioni della Via Crucis, perfino la disposizione dell’altare rendono la Cappella un tutt’uno con le luci, i colori e i profumi delle Riviera. Matisse stesso la definirà «nonostante le imperfezioni, il mio capolavoro». Henry pensa a tutto, anche ai paramenti, ai calici, alle pissidi. La Cappella dev’essere un dono completo e totale. Inizia così a disegnare cartoni e cartoni, intrattiene una corrispondenza con la Priora delle domenicane Agnes de Jesus per trovare le forme e i colori per i paramenti. Il Concilio è ancora lontano e le casule immaginate da Matisse sono davvero innovative, modernissime, colorate e intense, liturgiche appassionate.

Nel 1954 Matisse muore a Nizza. Ha 84 ed è già un mito. Le suore conservano il dono della Cappella e nel 1978  madre Agnes de Jesus dona l’epistolario con Matisse a papa Paolo VI. Ma già qualche anno prima nel 1973, in occasione della creazione della Collezione di Arte Contemporanea voluta da Paolo VI, le suore domenicane di Saint-Paul-de-Vence, vicino Nizza, donano alcune opere relative alla fase progettuale della Cappella del Rosario. E la fusione del Crocifisso per l’altare e una prova di realizzazione in tessuto, cucite dalle stesse suore, delle casule colorate, disegnate dall’artista.

Alla morte di Paolo VI, per legato testamentario, arrivano in Vaticano un’altra casula e il plastico della Croce campanile che corona la cappella, opere donate in precedenza direttamente a Paolo VI sempre dalle suore dominicane di Vence. E nel 1980, si concretizza l’ultima, eccezionale, donazione: il figlio dell’artista, Pierre Matisse, in accordo con i fratelli, Marguerite e Jean, offre alle collezioni vaticane i cartoni preparatori 1:1 per la ceramica del presbiterio, raffigurante La Vierge à l’Enfant, e per le tre vetrate monumentali dell’abside, del coro e della navata, realizzati con la tecnica del papier découpé. Tutto questo ora è finalmente riunito in un’unica spettacolare sala dei Musei Vaticani, inaugurata a 60 anni dalla dedicazione della Cappella di Vence.

La sala è parte del percorso espositivo della Collezione d’Arte Contemporanea. Un insieme unico al mondo, una delle maggiori collezioni dell’artista francese in tutta Europa, assolutamente unica in Italia. L’apertura al pubblico della Sala è il risultato di un processo lungo e complesso, curato da Micol Forti, Curatore della Collezione d’Arte Contemporanea. Ricerche, analisi scientifiche, tecniche, architettoniche hanno permesso l’esposizione di questi monumentali cartoni in uno spazio reso adeguato a cura del Conservatore, Vittoria Cimino: alti ben oltre i cinque metri e alcuni larghi sei metri, troveranno posto nella cosiddetta “Sala Marescalcia”, che si presta ad accogliere anche un sistema di climatizzazione idoneo all’esposizione di opere realizzate su carta, con la supervisione di Chiara Fornaciari, responsabile del Laboratorio Restauro Carta. Il grande ambiente si colloca nel cuore della sezione dedicata al Novecento della Collezione d’Arte Contemporanea, fra l’appartamento Borgia e le sale che precedono l’accesso alla Cappella Sistina.

Una realizzazione resa possibile solo grazie al contributo dei Patrons of the Arts in the Vatican Museums e, in particolare, al generoso sostegno di Liana Marabini, che ha voluto sponsorizzare l’intero progetto. In autunno arriva anche il volume dedicato alla Cappella del Rosario di Vence, che contiene anche l’inedito scambio epistolare tra l’Artista e Suor Agnès de Jesus. “Comme una fleur. Matisse e la Cappella di Vence”, curato da Micol Forti, Edizioni Musei Vaticani , sarà pubblicato in italiano, francese e inglese.

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