L’eutanasia non funziona e la soffoca con il cuscino: medico denunciato in Belgio

La storia di Alexina Wattiez, madre di 36 anni affetta da un grave tumore, dimostra quanto sia contraddittoria e crudele la legge sull'eutanasia (altro che compassione)

Alexina Wattiez è stata uccisa con l’eutanasia in Belgio l’anno scorso, su richiesta della donna e dei parenti. Ma le modalità poco ortodosse utilizzate dal medico e dalle due infermiere per porre fine alla sua vita hanno spinto la procura ad aprire un fascicolo, con i familiari che si sono costituiti parte civile.

La scoperta del cancro e la richiesta di eutanasia

Nel dicembre 2021 Wattiez, 36 anni, ha scoperto di essere affetta da un cancro incurabile con un’aspettativa di vita inferiore a un anno. Lo stato di salute di questa mamma di una ragazzina di 15 anni sono peggiorate rapidamente, tanto che la donna, con il consenso del compagno e dei medici, ha scelto di richiedere l’eutanasia poco dopo.

Quando le sofferenze provocate dal tumore sono divenute insopportabili, la famiglia ha scelto di eseguire l’iniezione letale il 29 marzo. Per somministrarle le sostanze letali è stato chiamato a casa il medico di famiglia, insieme a due infermiere.

Soffocata con un cuscino

Il compagno e la figlia non hanno voluto assistere alla morte di Wattiez e quindi hanno scoperto soltanto dopo ciò che il medico legale ha scritto nella sua perizia: la donna è morta asfissiata. Dalla ricostruzione dei fatti è stato accertato che le sostanze iniettate dal medico non erano sufficienti per porre fine alla vita della donna.

Per questo il dottore, probabilmente non sapendo come comportarsi, ha deciso di soffocarla premendole un cuscino sulla bocca mentre la donna era ancora cosciente. Una delle due infermiere deve essere rimasta sconvolta dal comportamento del medico, tanto da confidarsi con un amico due giorni prima del funerale. La persona informata ha sporto denuncia e il medico legale della procura ha effettivamente confermato che la donna è morta soffocata.

L’Italia vuole davvero finire come il Belgio?

Il medico che ha ucciso Wattiez rischia ora una condanna per omicidio. Per quanto sia altamente improbabile che i giudici lo reputino colpevole, visti i precedenti e dal momento che l’uccisione è avvenuta con il consenso di tutte le parti coinvolte, il caso della donna dimostra quanto sia contraddittoria la legge sull’eutanasia in Belgio e quanto sia facile aggirarla, lasciando impuniti gli abusi.

La Commissione di controllo, infatti, non aveva ravvisato alcuna violazione della legge, non avendo il dottore scritto nulla di quanto accaduto nella scheda di avvenuta eutanasia (sempre che l’abbia realmente compilata e inviata).

Se una delle due infermiere non avesse avuto un rimorso di coscienza, non si sarebbe saputo nulla di come è realmente morta Wattiez. Resta il problema di fondo legato alla pratica dell’eutanasia: uccidere una persona con una iniezione è davvero più compassionevole che soffocarla con un cuscino? Si può parlare di omicidio in quest’ultimo caso se nel primo per legge non lo è? Quanti casi Wattiez avvengono ogni anno in Belgio senza che nessuno lo sappia? E l’Italia, come vorrebbero Marco Cappato e l’associazione Luca Coscioni, vuole davvero seguire questo modello?

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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