
L’amicizia tra Putin e Xi regge, ma non è più «senza limiti»

L’incontro tra Vladimir Putin e Xi Jinping a Samarcanda, in Uzbekistan, aveva lo scopo di mostrare al mondo che «l’amicizia senza confini» tra Russia e Cina è ancora salda a sette mesi dall’invasione dell’Ucraina. L’obiettivo è stato raggiunto, ma il vertice bilaterale a margine della riunione della Shanghai Cooperation Organization ha anche evidenziato quanto il rapporto tra Mosca e Pechino sia asimmetrico e sbilanciato in favore della Cina.
L’ambivalenza della Cina
Parlando all’inizio dell’incontro con Xi, Putin ha detto di «apprezzare molto la posizione bilanciata dei nostri amici cinesi riguardo alla crisi ucraina. Noi comprendiamo le vostre domande e preoccupazioni in merito e durante l’incontro di oggi spiegheremo nel dettaglio la nostra posizione».
Le parole del presidente russo confermano l’ambivalenza cinese. Da un lato Pechino ha sempre sostenuto il Cremlino politicamente, trattenendosi dal criticare l’invasione, ed economicamente, aumentando gli acquisti (a prezzo scontato) di gas, petrolio e carbone. Dall’altro però la Cina non ha mai fornito appoggio militare e non ha mai rivenduto alla Russia la tecnologia occidentale di cui ha disperatamente bisogno per l’industria e l’esercito.
«Sosteniamo un ordine multipolare»
Pechino infatti non è disposta, nel nome dell’amicizia con la Russia, a danneggiare eccessivamente le proprie relazioni diplomatiche e commerciali con l’Occidente.
Nonostante questo, in un comunicato al termine del vertice, la Cina si è detta «pronta a lavorare con la Russia per estendere il reciproco supporto agli ambiti che più ci stanno a cuore». Putin, al contempo, ha ribadito che «entrambi sosteniamo la formazione di un ordine mondiale giusto, democratico e multipolare».
La Russia è in difficoltà
Anche dalle poche dichiarazioni rese note alla stampa e dagli scarni comunicati emessi dalle due delegazioni, si capisce che davanti alla Cina la Russia è in una posizione di svantaggio. Se è vero infatti che a un mese dal Congresso del Partito comunista, che dovrebbe riconfermare in via straordinaria Xi Jinping al potere per altri cinque anni, il presidente cinese ha bisogno di dimostrare in patria di avere un forte sostegno internazionale, Putin è in una situazione molto più complessa.
Il leader russo è arrivato al vertice in difficoltà dal punto di vista militare, per quanto riguarda la situazione sul campo in Ucraina, da quello economico, con le sanzioni occidentali che cominciano a mordere il tessuto industriale russo, e anche da quello politico.
Cosa vuole Putin da Xi Jinping
È probabile che Putin abbia chiesto a Xi di aumentare le importazioni di gas e petrolio, già arrivate a livelli record negli ultimi mesi se si considera che ad agosto l’acquisto di beni russi da parte della Cina è cresciuto del 60% (a 11,2 miliardi di dollari) rispetto allo stesso mese del 2021. Nei primi otto mesi dell’anno l’interscambio commerciale è aumentato del 31%.
Il Cremlino vorrebbe probabilmente anche un esplicito sostegno militare, ma il fatto che sia stato costretto ad acquistare armi dalla Corea del Nord è la dimostrazione che la Cina non ha intenzione di violare le sanzioni occidentali, sacrificando così la propria crescita economica sull’altare dei progetti di espansione russi.
L’amicizia ha molti limiti
Non bisogna dimenticare infatti che, per quanto uniti da un comune sentimento anti-occidentale, l’Asia è sempre stata troppo piccola per due imperi. Per questo Russia e Cina si sono spesso guardati con sospetto nella loro storia.
Probabilmente se l’alleanza oggi sembra funzionare è perché ha un chiaro socio di maggioranza (Cina) e uno di minoranza (Russia). Il vertice di ieri ha confermato dunque l’amicizia tra Pechino e Mosca, ma non è più «senza limiti».
Foto Ansa
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