Kelle scrive “Bloom”, libro sulla figlia Down Nella: «L’imprevisto è davvero un’opportunità»

Di Chiara Rizzo
23 Febbraio 2012
«Avevo capito della sindrome di Down, anche se nessuno me lo aveva detto. Ma la guardai. Non dimenticherò mai mia figlia mentre apriva gli occhi per la prima volta, e incrociava i miei, e mi entrava dritta nell'anima. “Amami. Non sono quella che ti aspettavi, ma amami, per favore”, sembrava dirmi». La storia di Kelle e Nella

A trent’anni la vita di Kelle Hampton, bellissima brunetta della Florida, ruotava intorno a mille piacevolissimi punti. La sua carriera da fotografa, che raccoglieva già brillanti risultati, i brunch al sabato mattina con le amiche, un matrimonio felice e la prima figlia, che aveva da qualche anno fatto irruzione nelle loro esistenze, portando una ventata di allegria. E poi una seconda gravidanza, perfetta, vissuta anzi con la curiosità per quel miracolo che è una nuova vita che viene al mondo, guardarsi negli occhi per la prima volta con quella persona tenuta in grembo per mesi.

È con questo racconto che inizia il booktrailer del libro di Kelle Hampton, in uscita ad aprile, che negli Stati Uniti si intitolerà “Bloom: finding beauty in the unexpected”. Scoprire la bellezza nell’imprevisto, dice il titolo, perché è quello che è successo a Kelle Hampton, al momento della nascita della seconda figlia, Nella. «Sapevo, dal primo momento che ho visto mia figlia, che lei era diversa» ricorda Hampton nel trailer del libro, «ho capito che soffriva di sindrome di Down, e ho capito che tutto sarebbe stato diverso, anche se eravamo circondati da persone che sorridevano, ci scattavano foto e ci dicevano che tutto andava bene. Il mondo collassava mentre conoscevo mia figlia, l’abbracciavo e la guardavo con un amore infinito. Ma ho scritto questo libro per raccontare che ho capito sin dalla sua nascita che l’imprevisto nella vita è davvero un’opportunità, una sfida per modificare la mia prospettiva e cambiarmi. Ho foto di noi che ridiamo, e piangiamo, di lei tra le braccia delle mie amiche, ma la foto più bella che ho è quella che mi dice che non si possono controllare le cose che ci succedono nella vita, ma si può certamente controllare il nostro modo di viverla».

Già prima che Hampton pubblicasse il libro, la sua storia, accompagnata dagli scatti di vita quotidiana, ha accompagnato giorno dopo giorno migliaia di lettori in tutto il mondo, attraverso il blog creato nel 2007 dopo la nascita della prima figlia. Dal 2010, in quel blog si sono susseguiti anche gli scatti della vita di Nella: i primi passi, i sorrisi e i capelli biondi incorniciati da una mollettina rosa, le collane e i giochi con la sorella maggiore, fino ad oggi, il momento in cui è diventata abbastanza grande per giocare con la sorella e disegnare con i gessetti, e per scoprire l’esistenza dei pesci, sporgendosi da sola dal bordo di una fontana. I momenti più intensi sono certamente quei primi scatti di una nuova vita nel racconto di Hampton: «Avevo capito della sindrome di Down, anche se nessuno me lo aveva detto. Ma la guardai. Non dimenticherò mai mia figlia tra le mie braccia, mentre apriva gli occhi per la prima volta, e incrociava i miei, e mi entrava dritta nell’anima. “Amami. Amami. Non sono quella che ti aspettavi, ma amami, per favore”, sembrava dirmi. È stato il momento più nitido della mia vita, quello da cui è cominciata la mia storia». Come tempi.it aveva già raccontato, il blog ha raccontato ogni svolta nella scoperta di quell’imprevisto che portava tanta bellezza nella vita, con tutte le sue difficoltà oggettive: un percorso tanto umano e intenso che ha catturato immediatamente commenti, domande, riflessioni dei lettori.

Una delle più recenti sezioni del blog raccoglie ad esempio gli scatti di una festa di San Valentino a Naples (la cittadina della Florida dove Hampton vive), insieme a tante persone, giovani o meno, moltissime malate di sindrome di Down. Che ballano, ridono, si abbracciano, si mettono in posa. Hampton racconta di aver ballato con un giovane uomo, che stringendole la mano le ha detto che è bella. E lei si è commossa e ha pianto, perché è felice e perché sta ancora imparando ad affrontare quella vita così imprevista. «Non posso cambiare il fatto che la vita a volte è difficile, che la nostra mente non lavora sempre come dovrebbe, o che gli incidenti accadono, che il corpo ci abbandona, o che accada che un cromosoma extra sia nel sangue di mia figlia. E allora cosa farò con tutto questo? Scatenerò un putiferio, ecco cosa farò. Troverò nuovi modi per essere gentile e insegnare ai miei figli ad esserlo, e perché i miei figli siano trattati alla stessa maniera, e nuovi modi di ballare, e di amare la vita»: tutto questo è il modo in cui rifiorisce una vita, in una bellezza imprevista, dolorosa, inattesa.

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2 commenti

  1. annalisa Sereni

    Scrivere un blog è stato anche il mio modo di parlare e , in qualche modo, proteggere mio figlio, anche lui con la sdD…..al libro ci sto pensando.

  2. Scrivere un blog è stato anche il mio modo di parlare e , in qualche modo, proteggere mio figlio, anche lui con la sdD…..al libro ci sto pensando.
    Ciughini.blogspot.it

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