
Kate Upton fa spot in bikini. Scandalo! (ma tu fai un clic)
Aprite il sito di Repubblica. Scorrete il colonnino di destra, quello dedicato alle rubriche. Troverete la foto della bella Kate Upton, per di più in bikini. Siamo nell’angolo “D”, la sezione del sito dedicata al mondo femminile. E con il giusto rispetto per il gentil sesso di cui il quotidiano di Scalfari s’è fatto cavaliere crociato dagli immemori tempi di berlusconiana memoria, si stigmatizza lo spot dove la bionda modella diciannovenne si rotola nella sabbia per promuovere Direct Tv.
«Kate pronuncia solo sette parole nel video: “Go get DirectTV. Right now. I’ll wait”, per il resto del tempo fa parlare la sua bellezza», si legge nel pezzo. «E così ancora una volta si ricade nel cliché femminile che vede usato il corpo delle donne anche quando non è necessario. Peccato perché Kate era diventata famosa mesi fa proprio come esempio di modella che non si sottopone a diete eccessive ma anzi va fiera del suo corpo anche quando mostra qualche chilo in più. Ma una presa di posizione così era troppo bella per poter durare…».
Lodevole post, ne converrete. Ma, scorrendo il sito, i conti non tornano. Avete trovato anche voi altre foto, articoli, titoli che, pare, dicano tutt’altro? Come quello sulle pin up o quello sulla conduttrice tv in bikini sulla spiaggia che “chissà dove ha nascosto il microfono” (qualche clic vi aiuterà a svelare l’arcano). Per non parlare degli spacchi «vertiginosi» di Angelina Jolie o le dive del burlesque mentre fanno la spesa, si limano le unghie, parcheggiano l’auto e – giusto solo perché si tratta di cronaca – svolgono la loro professione.
Morale della favola: perché è sbagliato usare il corpo femminile per far pubblità a una tv, mentre è consentito usarlo per guadagnarsi un clic?
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