
È di colore, ma non si fa incasellare dalla retorica sul razzismo. Ogbonna: «Se vedete una diversità, è problema vostro»
Quando nel marzo del 2010 Angelo Ogbonna si mise la maglia azzurra della Nazionale Under 21 e scese in campo contro l’Ungheria insieme a Stefano Okaka e Mario Balotelli, tutti si fermarono a sottolineare la straordinarietà del trio: per la prima volta tre giocatori di colore arrivavano in Nazionale. Era il simbolo di una nuova Italia figlia dell’immigrazione, che riusciva a sfondare, anche nel calcio, fino ad arrivare ad essere convocata e rappresentare il tricolore.
Da allora, l’ex difensore del Torino ne ha fatti di passi avanti: ieri ha ufficialmente lasciato i granata ed è passato alla Juventus, forse non facendo la scelta più desiderata dai suoi vecchi tifosi.
«PROBLEMA VOSTRO». Fa specie ripensare a come si parlò del ragazzo dopo quella partita del 2010, e a come, di anno in anno, si è smarcato da ogni strumentalizzazione della sua immagine nella lotta alle discriminazioni razziali. Su tutti, c’è da ricordare una battuta rilasciata a Repubblica, che lo interpellò proprio sul tema: «Parliamone pure, ma vi dico che io mai sono stato vittima di un episodio razzista. Se notate una diversità in me è un problema vostro, non mio. Percepite qualcosa che io non oso percepire, che non mi interessa percepire, che mi sorprende venga percepito».
Una frase che fa riflettere molto, inserendo il dito in una fessura che si fa purtroppo sempre più ampia: quella che separa un becero fenomeno noto ai nostri stadi e la retorica condita e arcicondita dai giornali intorno ad esso. Poteva cavalcare l’onda Ogbonna, farsi vittima e denunciare insulti e ululati, invece ha sempre preferito abbracciare il profilo basso, farsi apprezzare più per i suoi numeri sportivi che per gli appelli alla civiltà. Anche quando fu invitato a Sanremo, lo scorso febbraio, la sua comparsa divenne tutt’altro che una passerella anti-discriminatoria. Alla domanda di Fazio sullo ius soli, lui diede la risposta che meno ci si aspettava da un ragazzo figlio di immigrati nigeriani: «La cittadinanza italiana automatica per gli stranieri che nascono qui? Non saprei, credo che ognuno debba poter scegliere».
«MENO SE NE PARLA, MEGLIO È». Anche ieri alla presentazione con la Juve ha voluto tagliare corto sul tema razzismo: «Meno se ne parla e meglio è. Non sono certo io a dover enfatizzare questi discorsi». E quando gli è stato chiesto del caso Kyenge-Calderoli è stato preciso: «Se posso dire la verità, non ha senso commentarlo. I fatti parlano da soli. Penso che non sia stato opportuno. Quindi io cercherei di chiuderla lì, senza dovermi dilungare».
Tre anni dopo quel match contro l’Ungheria, Ogbonna è ancora in Nazionale, e ci rimarrà a lungo. Inutile ricordare come Prandelli adori là dietro il “blocco Juve”, dove ora compare anche il suo nome. Sarà il trampolino per una grande crescita sportiva. Dove lui vuole spiccare per le doti da centrale di difesa, non per il colore della sua pelle: «Siamo in presenza di un ragazzo di vent’anni dalla pelle nerissima», ha scritto oggi Riccardo Ruggieri su Italia Oggi, «con un cervello e un’educazione di prim’ordine, che pochissimi “pseudo” bianchi hanno, fra cui quelli che fanno domande simili attendendosi risposte utili ai loro loschi fini».
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