
Julian Assange candidato Nobel per la pace grazie a Wikileaks
Il giornalista Renato Farina si chiede nella sua invettiva “contro il metodo Wikileaks” sul numero 5 di Tempi: «Wikileaks è una multinazionale della trasparenza? È invece opacità pura, per usare un ossimoro, un lavoro che Julian Assange ha fatto da vero illusionista».
La parlamentare norvegese socialista Snorre Valen la pensa in maniera diversa, lo vede come il nuovo portavoce della libertà di informazione e pertanto ha deciso di indicarlo come ideale candidato al Premio Nobel per la pace.
Subito il Norvegian Nobel Institute ha accettato la candidatura. Strana scelta, visto che il mezzo di cui si è avvalso Assange è il cyberterrorismo, la diffusione di materiale che non doveva essere diffuso e che rischia di causare più d’un problema diplomatico. E non solo, come scriveva Rodolfo Casadei: “La pubblicazione di 400 mila documenti riservati della guerra in Iraq che indicano le responsabilità per casi di tortura e di vittime civili innocenti dovrebbe, agli occhi degli animatori del sito Wikileaks, promuovere la loro fama di cavalieri senza macchia e senza paura. Servirà invece a provocare nuove vittime, che si aggiungeranno alle 109 mila di cui parlano i documenti venuti alla luce, e ad aumentare l’instabilità del paese”.
Scomettiamo che se Assange verrà premiato, alla sua cerimonia parteciperanno più paesi, con la Cina in prima fila, rispetto a quanti abbiano preso parte a quella per Liu Xiaobo?
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