
Jole Santelli, la mia amica sconosciuta che ha portato in politica tanta umanità

Non la conoscevo.
Per me era poco più che il nome della nuova presidente della Regione Calabria eletta a gennaio, poco prima che il Covid entrasse nelle nostre vite; certo una bella soddisfazione, una donna di Forza Italia presidente di una Regione così difficile! Tuttavia la notizia di questo fatto così significativo per il movimento politico a cui aderisco e per il paese mi era bastata.
In realtà mi sono imbattuta in Jole Santelli giovedì mattina, quando da un messaggio ricevuto sul cellulare ho appreso della sua improvvisa scomparsa. Strano destino – ho pensato – quello che è toccato a questa donna! Ha appena goduto la soddisfazione di un’importante vittoria, ha da poco iniziato a svolgere un compito assai delicato in un periodo tanto difficile… e ora la sua opera si è interrotta insieme alla sua vita!
Un fatto drammatico che ha richiamato la mia attenzione e mi ha inaspettatamente spinto a cercare chi fosse Jole, chi fosse questa donna a cui è stato affidato anche questo estremo compito: ricordare ad un intero paese squassato dalla più grave crisi del Dopoguerra e da un tormentato rapporto tra cittadini e politica che, in qualsiasi situazione ci si trovi, compresa quella del potere, nessuno conosce “né il giorno, né l’ora” e, accomunati da questa ultima incertezza, ciascuno mette in gioco in ogni suo atto, inesorabilmente, la propria statura umana.
Cercando di Jole, ho trovato notizie sulla sua vita: le origini, la famiglia, gli studi a Roma, la laurea in giurisprudenza, l’attività professionale e poi nel 1994 l’adesione a Forza Italia, nel 2001 l’inizio dell’attività parlamentare svolta con competenza e tenacia, anche ricoprendo ruoli di governo come sottosegretario, dal 2016 anche l’impegno amministrativo nella giunta comunale della sua città – Cosenza – e di partito come coordinatrice di Forza Italia in Calabria, fino alla presidenza dell’amata Regione Calabria.
Una donna solida, giunta molto giovane alla politica, che ha messo le proprie competenze professionali a servizio del paese, senza trascurare, ma anzi rafforzando il legame con la propria terra e con la comunità che la abita, fino ad implicarsi con l’amministrazione, prima della propria città, poi della propria Regione, così bisognosa di rinnovamento. Una donna che ha vissuto la grave malattia che l’ha colpita come occasione di crescita della propria esperienza umana, tanto da dire:
«Questa vicenda mi ha cambiato: mi ha tolto la paura e mi ha reso una persona libera. Nella vita si affrontano difficoltà di vario genere. Quando le superi, sei più forte, più libera, conosci il senso del limite e questo ti porta a ridimensionare ciò che nella quotidianità tendevi a ingigantire».
Una donna tutta intera, che ha vissuto la politica come servizio e la malattia come maestra, abbracciandole entrambe quali compagne di viaggio.
Mi sono ritrovata molto vicina a questa “collega” fino a ieri sconosciuta, anche se con storie personali e carriere politiche assai diverse.
Sono arrivata all’impegno personale in politica a quarant’anni con situazioni lavorativa e familiare consolidate, raccogliendo insieme ad alcuni amici la sfida posta dalla drammatica e violenta destrutturazione in atto degli storici partiti popolari della Prima Repubblica. Il mio impegno si è espresso nel livello istituzionale più accessibile in una grande città come Milano: il Consiglio di zona. Eletta in Zona 4 nel 2001, ne sono stata vicepresidente. Eletta di nuovo nel 2011 e nel 2016 – sono stata la consigliera di Municipio più votata in Forza Italia – mi è stato affidato in questa consiliatura l’incarico di vicepresidente del Municipio 4, assessore ai Servizi educativi, Commercio, Bilancio e Patrimonio.
Sono ingegnere, abituata a lavorare in contesti prevalentemente maschili; ho iniziato a fare politica prima delle “quote rosa”, convinta che le donne abbiano le competenze e le capacità necessarie per dare il proprio contributo originale anche in questo ambito. Ritengo che la politica, a partire da quella di base, abbia la dignità di un lavoro da fare con cura a servizio del bene comune e la bellezza di occasioni straordinarie di incontri e di relazioni, che meritano l’impegno di tutte le proprie competenze, anche acquisite in altri ambiti, per mettersi in utile ascolto delle comunità locali e sostenerle.
Ho imparato in questi anni che la politica è una dimensione con cui guardare la realtà e si alimenta con l’esperienza di tutta intera la vita, compresa la malattia; da quest’ultima anche io ho imparato la gratitudine per il tempo donato, il valore e la responsabilità del compito affidato, la consapevolezza del limite mio e altrui, fattori determinanti per chiunque eserciti un potere, per quanto piccolo esso sia.
In fondo la politica è vicenda di uomini e donne all’opera nel mondo. Finché accade – anche in politica – l’incontro con persone che con la loro testimonianza sono di conforto e di incoraggiamento e colmano di getto la distanza tra politica e popolo, c’è speranza. Da questo è possibile continuamente ripartire.
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