
J-Ax, lo zio è diventato il nonno del parchetto
Duro lavoro quello del buon rapper antisistema. Una volta tutto quello che amava fare era «immorale o illegale», ora J-Ax, classe 1972, tramontata per ragioni anagrafiche la soglia di imbruttimento concessa allo zio del parchetto, s’è reinventato Aranzulla del Thc.
Certo, non è stato facile: facile è «accendersi una canna sul palco ad Amsterdam. Io lo faccio qui nel magnifico mondo di Fini e Giovanardi, da 20 anni» («ma non avevi smesso?», rispose a questo tweet datato novembre 2013 un suo fan, «per 6 mesi», cinguettò lo zio, «ho sperimentato la “disintossicazione” per dimostrare che la dipendenza da thc è superabile più di alcol e sigas»: ah). Difficile è invece, dopo aver costruito un impero musicale evangelizzando «Maria Maria, Maria ti amo», nel mondo che non è più di Fini e Giovanardi, continuare a verniciare Maria di ribellismo paragiovanilistico.
CHE SONNO. Maria è infatti diventata morale e legale (grazie alla legge 242/2016 che incoraggia la filiera della canapa e legalizza il consumo di una sorta marijuana con un contenuto di Thc, tetraidrocannabinolo, inferiore alla soglia dello 0,6 per cento), Maria è diventata mainstream, e ora che non c’è più manco una Digos o una Interpol da cui guardarsi o a cui fare outing, che fa J-Ax? La vende, naturalmente per scopi umanitari. «Non fa male come il tabacco di una sigaretta, non è cancerogena, non dà dipendenza, non ha effetti psicotropi come la cannabis tradizionale per mantiene tutti gli effetti benefici del CBD. Ti rilassa senza effetti collaterali», spiega nel video “5 motivi per cui ho scelto la Maria legale” sul suo profilo Facebook con la cordialità di una presentatrice Herba Life o di un Saviano un minuto dopo aver firmato l’ingaggio televisivo e la sicumera del tossicologo laureatosi all’università della vita. Ma che è, una camomilla tra nonni?
LA PREDICA. Va detto che il format chioccia funziona. Migliaia di utenti ogni giorno ascoltano J-Ax che canta (la messa – non canzoni) sui social come “i 6 consigli che avrei dato al me stesso ventenne” (cose come «essere rispettato è una figata, essere amato ancora di più», «cerca di avere empatia perché nella vita puoi avere tutto tranne le persone che perdi»), lo ascoltano scagliarsi contro gli smartphone («sembriamo degli zombie tossici, è importante capire che i telefoni possono farci male e che ci fanno male ogni giorno quando li teniamo incollati alla faccia senza che ce ne accorgiamo perché emettono delle frequenze elettromagnetiche»), contro il bullismo («so come ci si sente a essere perseguitati e vessati ogni giorno e voglio in ogni modo supportare e aiutare i ragazzi che stanno passando quello che io ho vissuto, perché se una volta erano le strade sbagliate oggi il bullismo è ovunque su Internet»), leggono le sue interviste («ai giovani direi di evitare sempre la combustione, che fa male in qualsiasi cosa uno fumi, e non avvicinarsi a niente [tatuaggi, marijuana ecc.] prima dei 18 anni, come ho fatto io» dice a Wired).
Sono il tipo di consigli che ti sentiresti rivolgere da un rapper cattivo ipertatuato una volta sola nella vita, se sei particolarmente sfigato due. Invece le messe cantate del ragazzo che sognava di morire sulle barricate cantando la Jamaica, la sua Maria bella e votando Pannella, sono diventate virali, valendogli una polizza a vita nel mercato dell’applauso facile.
DOMANI SMETTO. Ha smesso con la cocaina, grazie alla moglie, ha smesso di bere, grazie al suo gatto, ha smesso di rispondere all’odio con l’odio, quando è nato il suo bambino (tutto ben argomentato via social – diamine: anche le più belle storie di redenzione vengono boldrinizzate). Ma non ha smesso con Maria. Basta dare soldi alla mafia, diamoli ai giovani imprenditori, tassiamoli, immettiamoli nella società, adottiamo il modello Colorado, aiutiamo le regioni in difficoltà, non mettiamo in pericolo familiari e amici, spiega nei cinque motivi per cui l’ha scelta legale, «per questo ho deciso di produrre la marijuana legale più buona di tutte “Maria Salvador: la troverete dal 14 aprile in questi centro vendita che vi linko» e vai di elenco e link nel video social. Va bene che un cavalierato del lavoro non si nega neanche al rapper tutto tatuaggi, retorica libertaria, il dito medio su, la chiesa bleah, ma “Domani smetto” non era solo il titolo di una (sua) canzone?
ps. Outing non richiesto: ora che tutto è legale e morale, chi scrive voleva costituirsi rivelando che adora J-Ax. Anzi no, lo ama proprio, e lo ascolta da sempre, da ben prima dell’era Fini e Giovanardi. Quando non c’erano i social e la terra di missione era ancora il parchetto.
Foto Ansa
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