
Iva Zanicchi sulla sentenza della Corte di Cassazione: «Non vergognamoci del crocifisso»
«Non dovremmo giocare al ribasso, ma essere fieri della nostra tradizione». Così Iva Zanicchi, eurodeputato per il Partito popolare europeo, parla orgogliosa del crocifisso, difeso dalla corte di Cassazione che ieri, dopo il ricorso del giudice Luigi Tosti, ha stabilito essere l’unico simbolo religioso ammissibile nelle aule dei tribunali italiani. L’esplosiva cantante racconta a Tempi perché ama tanto la croce di Gesù, «che attraverso il suo sacrificio salva noi uomini che non avremmo meritato nulla».
Pensa che la sentenza della Cassazione sia una discriminazione nei confronti di chi ha un altro credo?
Io ho sempre pensato che il crocifisso, che è il simbolo più importante della nostra religione, debba apparire in tutti gli edifici pubblici. Non sono favorevole, sono favorevolissima.
Che ragioni avrebbe la Cassazione per dire che non sono ammessi altri simboli?
Innanzitutto io sono cattolica praticante e ne vado fiera. Sono orgogliosa anche dell’Italia che ha le sue radici nel cristianesimo e non in un’altra religione. Come potremmo esporre i simboli di altre religioni che non hanno a che vedere con la nostra identità?
Cosa risponde a chi sostiene che il crocifisso contraddice la laicità dello Stato, offendendo chi non è cattolico?
Noi siamo un paese cattolico e dobbiamo andarne fieri. Che fastidio può dare un crocifisso, non capisco. Perché fa tanto arrabbiare il mio credo?
Che significato ha per lei la croce?
Cristo in croce mi ricorda la redenzione di Gesù, che attraverso il suo sacrificio mi salva.
Quindi ci dice che c’è un Dio che è morto per salvarci?
Esattamente questo: un simbolo d’amore e di bontà verso noi uomini che non avremmo meritato nulla. I politici, io credo, non dovrebbero toccare troppo argomenti di questo tipo, ci stanno imponendo norme che non ci appartengono. Mentre, ripeto, noi non dovremmo giocare al ribasso o vergognarci ma essere orgogliosi della nostra tradizione.
Venerdì prossimo la Corte Europea si esprimerà sul ricorso di una famiglia che riteneva il simbolo, presente in un’aula scolastica, lesivo per la figlia.
Che la bimba tenga gli occhi leggermente abbassati e non lo guardi se non lo vuole vedere! Comunque, spero che anche l’Europa torni a rendersi conto delle sue radici. Il problema, infatti, è proprio lì: l’Europa stessa, che è nata dal cristianesimo, oggi se ne vergogna.
Tra l’altro la Corte Europea sarebbe tenuta ad esprimersi tenendo conto della cultura e della tradizione di uno Stato.
E’ così, perciò spero proprio che venga riconosciuta la nostra storia. Mi aspetto che non ci impongano cose che non ci appartengono: penso al divieto nelle mense scolastiche della carne di maiale o l’attacco al presepe. Ci vergognamo di troppe cose. Bisogna iniziare a dire le cose come stanno: rispettiamo tutti, ma chiediamo rispetto anche per noi.
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