In Italia non si riesce ad abortire? Cosa dicono i numeri

Di Redazione
11 Aprile 2016
Accolto al Consiglio d'Europa un ricorso della Cgil che ricalca uno della Planned Parenthood. Ma i dati presentati dal ministero della Salute raccontano una storia diversa

“Aborto, Consiglio Europa bacchetta Italia: ‘Non obiettori discriminati'”. È meglio sviscerare un po’ i fatti prima di dare per veritiero quanto affermato dal titolo del sito di Repubblica secondo cui «l’Italia discrimina medici e personale medico che non hanno optato per l’obiezione di coscienza in materia di aborto».

PLANNED PARENTHOOD. Innanzitutto: il Consiglio d’Europa non “bacchetta” né “rimprovera” l’Italia, ma ha «ha dichiarato “ammissibile” un ricorso della Cgil alla Corte sulla violazione dei diritti alla salute delle donne». Insomma, una cosa un po’ diversa. Tempi.it vi ha già raccontato la genesi di questo ricorso su cui il sindacato guidato da Susanna Camusso, spalleggiato dalla sinistra e dal Pd, insiste ormai da anni. Secondo quanto scritto nel ricorso, «le donne che cercano accesso ai servizi di aborto continuano ad avere di fronte una sostanziale difficoltà nell’ottenere l’accesso a tali servizi nella pratica, nonostante quanto è previsto dalla legge». L’obiettivo, nemmeno troppo celato, è limitare la libertà di coscienza dei medici obiettori.
Le cose stanno proprio così? Innanzitutto c’è da sottolineare il fatto che il reclamo della Cgil, che risale al 2013, ricalca un precedente reclamo presentato (con successo) dall’International Planned Parenthood Federation European Network, il movimento internazionale per la “pianificazione familiare” legato all’omonimo colosso americano delle cliniche abortive.

I NUMERI. In secondo luogo, c’è da evidenziare il fatto che già a settembre, durante un’udienza davanti al Comitato europeo dei diritti sociali, organo del Consiglio d’Europa, il nostro governo aveva contestato i numeri e le conclusioni del reclamo presentando i dati contenuti nell’ultima relazione annuale sull’interruzione volontaria di gravidanza, relazione ad opera del ministero della Salute. Sono numeri ufficiali, secondo cui le criticità denunciate dalla Cgil non sussistono.
L’interruzione volontaria di gravidanza, infatti, si effettua «nel 64 per cento delle strutture disponibili», e in sintesi sono tre i parametri che dimostrano che a livello nazionale l’offerta del “servizio” non è affatto in pericolo: 1) in quanto ai numeri, mentre gli aborti sono pari al 20 per cento delle nascite, i “punti Ivg” in Italia sono pari al 74 per cento dei “punti nascita”; 2) confrontando i dati rispetto alla popolazione femminile in età fertile, ogni 3 strutture in cui si pratica l’aborto, ce ne sono 4 in cui si partorisce; 3) riguardo al carico di lavoro dei medici abortisti, su 44 settimane lavorative annuali, in Italia ogni non obiettore effettua 1,4 aborti a settimana, valore che rappresenta la media tra il minimo registrato in Valle d’Aosta (0,4) al massimo del Lazio (4,2).
A Strasburgo la Cgil aveva portato anche testimonianze di presunte azioni di mobbing esercitate in ospedali italiani nei confronti del personale non obiettore. Al ministero però – fu la difesa del governo – non sono mai pervenute denunce circostanziate di disservizi o di altre irregolarità.

Foto Ansa

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10 commenti

  1. gabriella vercelli

    Certa gente finge o non sa che dalla legalizzaione dell’aborto , in Italia si sono effettuati circa SEI MILIONI di aborti ! Poi si parla di crisi demografica! E’ ora che si rivaluti la sacralità della vita da accettare sempre come dono, e il ruolo vero e sacrosanto della donna ,che , invece di credere di avere acquisito un diritto , è stata incoraggiata ad uccidere la propria creatura! Altro che obiettori , magari che i veri obiettori fossero in aumento! E la legge 194 subdola e ambigua , abrogata . Cerchiamo : ” NO 194″. Grazie.

    1. Filippo81

      Brava Gabriella,per decenni centrosinistri e radicalborghesi vari hanno osannato aborto e contraccettivi come strumenti di “liberazione”, adesso invece esaltano le “migrazioni ” dei clandestini come efficace ed unico strumento per sopperire al calo demografico che hanno contribuito a realizzare.Ipocrisia all’infinito!

  2. Filippo81

    Aho,rega’, alla vecchiaia, galasi è diventato pure “esperto” in campo sanitario,quando io lo dico che è un genio incompreso…….

  3. Fred

    Galasi dice parlando delle donne:

    “…magari si trovano un datore di lavoro che gli ha fatto firmare le dimissioni in bianco da tirare fuori proprio al momento della gravidanza. ”

    Ovvero propone l’aborto come soluzione al problema dei licenziamenti abusivi delle donne in gravidanza ?

    Andiamo bene… ed io che pensavo invece che la soluzione fosse sanzionare pesantemente il datore di lavoro indegno.

    1. Sebastiano

      “…sanzionare pesantemente il datore di lavoro indegno…”

      Tempo fa era questa la “mission” dei sindacati.
      Molto tempo fa.

  4. Michele

    Ma come Galasi, proprio tu che vuoi una società accogliente con tutti, pretendi che i cattolici tornino nella propria tana (e con loro tutti quelli che evidentemente non la pensano come te)?! Allora alla fin fine non vuoi una società più accogliente, ma solo una società dove accogli chi ti va a genio; non vuoi una società più tollerante, perché la tolleranza la eserciti solo verso chi la pensa come te (ossia non la eserciti proprio, perché non ha senso tollerare chi è come me!).
    E allora, caro Galasi, come la mettiamo? Almeno avresti potuto tentare di smentire quello che dice Iorizzo, mostrando che un embrione o un feto sono grumi di cellule (che poi ci dovete spiegare come possa un grumo di cellule provocare in una donna, in ogni donna!, un trauma così grosso che se lo porterà dietro tutta la vita): forse così l’accoglienza sbandierata a parole avrebbe avuto un seguito (dovendolo smentire avresti dimostrato almeno di stare ad ascoltarlo), ma niente.
    Insomma, Galasi, chiacchiere e nient’altro.

  5. Giorgio Marusi

    Occorrebbe chiedere alla CGIL perchè fa un ricorso al Consiglio di stato europeo per il il diritto di abortire e non il diritto di nascere che rappresenta il 90% della legge 194 e che non è per niente attuato… il che manifesta evidentemente una pregiudiziale ideologica anzichè una vera attenzione ai probliemi della gente.

  6. Sebastiano

    Cara Redazione,
    oltre a ringraziarvi per aver dato un minimo di chiarezza, volevo suggerirvi di inviare l’articolo alla redazione di RaiTre. Oggi l’ineffabile Mariella Venditti apriva il TG delle 14:20 con la notizia in prima posizione, prefigurando a fosche tinte scenari di donne costrette a partorire dai cattivoni di obiettori.
    L’aborto, ovviamente, veniva sottinteso tout court come “diritto” (e non una parola su cosa dica effettivamente la legge).
    Seguiva intervista a rappresentante “amica”.
    Di contraddittorio neanche l’ombra.
    La TV dei democratici del pensiero unico. What else?

  7. Luca

    Mentre se hai un ernia che a 75 anni ti costringe bloccato a casa, nel civilissimo Friuli, o stai bloccato per 6 mesi o paghi all’ospedale pubblico perché in intra menia automagicamente il medico trova il tempo per operarti e le sale operatorie sono disponibili.
    Ma sinistra, Serracchiani, Camusso, Galasi e co. cosa dicono? Se ne fregano. Il vecchio con l’ernia non è trendy.
    Ma si potrebbero tranquillamente fare anche altri esempi anche di più gravi malattie.
    Però fa molta più notizia e visibilità dare contro ai cattivi obiettori che fanno fare in media MENO di due (DUE!) aborti alla settimana ai buoni non obbiettori.

  8. Daniele

    Anzitutto il ginecologo opera al fine di garantire la salute della donna, non di uccidere un figlio. Detto questo, nelle carceri dove si pratica la pena di morte, l’esecutore è il boia che fa solo quello, non la guardia carceraria. Allora per soddisfare i signori pro-aborto troverei più corretto istituire una nuova figura professionale: il boia dei bambini, perchè il ginecologo è un medico non un boia. Ma tale figura non sarebbe politicamente corretta.

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