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È passata una settimana dal sabato nero di Israele, dal massacro di Hamas nei kibbutz intorno a Gaza.
Dall’inizio dell'attacco missilistico che in parte ha perforato quella che sembrava la insuperabile bandiera di Iron Dome. Dalla risposta durissima di Israele che bombarda a tappeto la Striscia e lancia raid su Aleppo e Damasco, severissimo monito a Hezbollah, alla Siria e soprattutto all’Iran.
I morti si contano a migliaia dall’una e dall’altra parte. E almeno 150 cittadini israeliani, molti civili, tre con passaporto italiano, sono prigionieri di Hamas: ancora una volta Israele, come tante altre volte in passato, deve fare i conti con il ricatto degli ostaggi. E risponde annunciando una massiccia operazione di terra, dando ai palestinesi che vivono nel Nord di Gaza, oltre un milione, la metà della popolazione della Striscia, la sola chance di una fuga al Sud. Dove non ci sono ospedali a sufficienza e strutture capaci di accoglierli: «Una situazione insostenibile - dice il parroco di...
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