
«Mangi maiale, non ti tocco». L’islamizzazione delle scuole francesi procede spedita

Parigi. La Cordée è il fiore all’occhiello di Roubaix, comune situato nel nord della Francia. La Marsigliese imparata a memoria, l’uniforme obbligatoria, la trasmissione dei saperi à l’ancienne sono le basi di questa scuola privata che accoglie un centinaio di studenti, tutti, al momento dell’iscrizione, provenienti da situazioni difficili, da un rapporto complicato con l’istituzione scolastica.
Nolan, il «gros porc» che mangia maiale
La settimana, alla Cordée, inizia con un rituale d’altri tempi: davanti agli allievi, l’80 per cento dei quali è di confessione musulmana, il direttore, Niels Villemain, tiene un discorso di quindici minuti, ricordando l’importanza dei valori tradizionali difesi dall’istituto. Gli allievi più meritevoli della settimana, inoltre, hanno l’onore di fare l’alzabandiera durante l’inno della Cordée e la Marsigliese. Insomma, non è una scuola come le altre: è l’élite di Roubaix. Ma anche tra le mura di questo istituto privato sono presenti i problemi che minano la tranquillità di Roubaix, a partire dall’islamizzazione.
Un reportage del programma Sept à Huit, andato in onda domenica sera su Tf1, ha raccontato la drammatica quotidianità di uno degli studenti della Cordée, Nolan, iscritto al primo anno di collège (la nostra scuola media), vittima di insulti e molestie da parte dei suoi compagni di classe musulmani perché “mangia carne di maiale”: un comportamento haram, proibito dalla religione islamica. «Non toccano il piatto di Nolan perché non ha la stessa origine», dice un’allieva davanti alle telecamere di Tf1, mentre un’altra rivela che i suoi compagni lo chiamano il “gros porc”, il maiale, da quando ha iniziato a portare da casa, per pranzo, le salsicce di Strasburgo, specialità alsaziana.
«Non ti guardo nemmeno»
«Siccome io mangio carne di maiale, e loro no, mi dicono: “Non ti guardo nemmeno, non ti tocco”. Questo è razzismo», racconta il piccolo Nolan. Lo stesso direttore della Cordée, Niels Villemain, rivela che a inizio anno, quando arrivano gli studenti, chiede sempre: chi si sente francese in questa classe? «Meno della metà alza la mano. Si guardano tra di loro e iniziano a dire: “No, io sono marocchino, sono musulmano”», dice Villemain. La diffusione del reportage, alla stregua di quanto accaduto un mese fa quando andò in onda su M6 il documentario “Face au danger de l’islam radical, les reponses de l’État”, ha suscitato reazioni soprattutto a destra.
«Chi avrebbe mai pensato che un giorno dei piccoli francesi sarebbero stati molestati perché mangiano carne di maiale? Questo incubo è ormai realtà. Affinché Roubaix torni a essere una città francese, vi dò appuntamento il 10 e il 24 aprile», ha twittato il candidato di Reconquête Éric Zemmour, invitando gli elettori a votarlo alle prossime presidenziali affinché la République torni a essere intransigente dinanzi a queste situazioni.
«Siamo ancora in Francia?»
«Nolan, giovane studente di scuola media a Roubaix, molestato perché mangia carne di maiale. Siamo ancora in Francia?», si è chiesto Éric Ciotti, deputato delle Alpi Marittime in quota Républicains, il partito gollista. Damien Rieu, ex consigliere del Rassemblement national entrato da poco a far parte dell’équipe di Zemmour, ha messo l’accento sul fatto che l’islamizzazione è talmente capillare che ha messo radici anche nelle scuole private. «Se nel privato la situazione è questa, vi lascio immaginare cosa possano vivere i nostri figli nelle scuole pubbliche», ha twittato Rieu.
Guardando il reportage di Tf1 viene in mente un’altra inchiesta choc realizzata nel 2017 da M6. Le telecamere mostravano che a Saint-Denis, banlieue multietnica a nord di Parigi, i francesi non musulmani si ritrovano tutti in un piccolo bar, una sorta di rifugio per poter mangiare in pace e senza essere guardati di sbieco per un semplice tagliere di salumi. Perché Saint-Denis, un tempo celebre per la sua basilica dove riposano i re di Francia, oggi è la città-simbolo dell’islamizzazione rampante. Come Roubaix.
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