
Isis taglia gli stipendi: «50 dollari a testa al mese, 50 per ogni schiava sessuale»

Lo Stato islamico ha tagliato le paghe ai suoi combattenti di circa il 50 per cento, a causa di una crisi di liquidità. È quanto risulta da alcuni documenti con il marchio del Califfato trovati in diverse città riconquistate dall’esercito di Assad o dai ribelli in Siria. I documenti sono stati analizzati dalla Cnn.
«50 DOLLARI PER LE SCHIAVE». Risulta che oggi un combattente guadagna in media «50 dollari al mese». Ci sono poi gli “assegni familiari”: «Cinquanta dollari aggiuntivi per ogni moglie, 35 per ogni bambino, 50 per ogni schiava sessuale, 35 per ogni bambino avuto da una schiava sessuale, 50 per ogni parente a carico e 35 per ogni altra persona a carico».
TAGLI ALLE “AUTO BLU”. Altre direttive dell’Isis richiedono ai combattenti di tagliare il consumo di elettricità e di non utilizzare più le “auto blu” del califfato per scopi personali. Secondo l’esperto Aymenn al-Tamimi, ricercatore sul jihad del think tank Middle East Forum, «il taglio dei benefit dimostra che l’Isis è nel mezzo di una crisi finanziaria».
«AUMENTANO LE DISERZIONI». A venire meno sono anche le truppe. Secondo il generale maggiore americano Peter Gersten, che guida l’offensiva aerea della coalizione anti-Isis, «le diserzioni aumentano, il morale è basso. Non riescono più a pagare e tanti cercano di abbandonare il Califfato». Se l’anno scorso i foreign fighters che raggiungevano l’Isis erano circa 2.000 al mese, ora il numero è sceso a 200. Molti di questi, poi, cercano di evitare il campo di battaglia «facendosi fare dai medici falsi certificati di malattia», prosegue al-Tamimi, che ne ha analizzati moltissimi.
BOMBARDAMENTI. La crisi dell’Isis non dipende solo dalla perdita di importanti città e territori, ma anche dai bombardamenti occidentali che finalmente mirano alla distruzione delle infrastrutture petrolifere jihadiste. Secondo il generale Gersten, i proventi del Califfato sono diminuiti di almeno 300 milioni di dollari, forse addirittura 800 milioni.
Foto Ansa
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C’è crisi…