Iraq, Sako: «C’è un piano deliberato per discriminare i cristiani»

Di Redazione
04 Novembre 2019
Il patriarca dei caldei sostiene le manifestazioni di piazza in Iraq e torna a chiedere che «vengano cambiati i libri di testo che descrivono i cristiani come politeisti e ipocriti»
sako iraq

«In Iraq i cristiani sono emarginati, infelici e discriminati. Lo Stato non si occupa di loro e il fondamentalismo islamico li danneggia gravemente». Così il patriarca caldeo Louis Rapahel I Sako ha parlato alla televisione irachena Sharqiya News per ribadire la difficile situazione dei cristiani nel paese mediorientale.

Il cardinale è tornato a denunciare «i libri di testo scolastici che descrivono i cristiani come ipocriti e politeisti». Questi testi dovrebbero essere «bruciati e riscritti, affinché parlino in modo rispettoso della comune cittadinanza di tutti i fedeli». Allo stesso modo, Sako ha denunciato la descrizione degli ebrei come «sionisti».

LE CHIESE APPOGGIANO LE MANIFESTAZIONI

Ribadendo poi che i cristiani non hanno milizie che combattono nel nome della cristianità, ha spiegato che i cristiani che difendono militarmente i villaggi della Piana di Ninive, devono farlo «per difendere il paese» e non nel nome della religione.

Il cardinale ha poi aggiunto che «c’è un piano deliberato» per escludere i cristiani dalla società, che faticano a «trovare lavoro». Sako, insieme ai rappresentanti delle altre religioni, ha anche appoggiato le proteste di piazza che dal primo ottobre stanno infiammando l’Iraq. Le proteste partecipate da membri di tutte le religioni, nelle quali sono già morte circa 300 persone, chiedono «la fine della corruzione e del regime», oltre alla creazione di posti di lavoro. Nelle scorse settimane si sono registrati scioperi generali e chiusure di uffici pubblici. I capi delle Chiese hanno ribadito solidarietà ai manifestanti «pacifici», sostegno «alle legittime richieste» di lavoro, casa, servizi, assistenza sociale e sanitaria, unita alla «lotta decisa» contro la corruzione e il «recupero» dei fondi «saccheggiati» di proprietà dello Stato.

Foto Ansa

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