Iraq. Restituite le case confiscate ai cristiani

Di Redazione
18 Aprile 2016
Molte case e terreni appartenenti a cristiani sono stati sottratti illegalmente ai proprietari. Su iniziativa del patriarca Sako è stato creato un comitato per monitorare le vendite e i passaggi di proprietà

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Articolo tratto dall’Osservatore romano – Un comitato ad hoc incaricato di monitorare le vendite e i passaggi di proprietà dei beni immobili (case e terreni) che appartengono a cittadini cristiani di Baghdad: dopo le proteste, si muove concretamente il patriarcato di Babilonia dei Caldei che ha annunciato l’istituzione del nuovo organismo. A confermare la notizia — riferisce l’agenzia Fides — è stato lo stesso patriarca, Louis Raphaël i Sako, denunciando l’appropriazione illecita delle proprietà dei cristiani come un fenomeno cresciuto a dismisura dopo l’intervento militare del 2003 in Iraq, che ha portato al crollo del regime di Saddam Hussein. Tale fenomeno, reso possibile dalla complicità di funzionari corrotti, rappresenta, secondo Sako, un ulteriore fattore di indebolimento della presenza cristiana in territorio iracheno.

In dichiarazioni rilasciate ai media locali (dopo aver incontrato i responsabili dei programmi Onu per i rifugiati), il primate della Chiesa caldea ha fatto esplicito riferimento alle migliaia di cristiani di Mosul e della piana di Ninive costretti a lasciare le proprie case davanti all’avanzata del cosiddetto Stato islamico, ribadendo la necessità che le loro proprietà immobiliari siano tutelate da ogni tentativo di espropriazione illegale e abusiva. Deve essere altresì garantito loro il diritto di tornare nelle proprie città, se e quando le aree dell’Iraq settentrionale saranno liberate dal dominio dei miliziani jihadisti. Già a fine febbraio, il ministro della Giustizia iracheno, Haider Zamili, aveva annunciato severe pene amministrative per i funzionari pubblici corrotti che favoriscono truffe immobiliari a danno dei cristiani, operando false registrazioni di passaggi di proprietà negli uffici catastali.

Nei giorni scorsi alcune centinaia di cristiani siri, caldei e assiri, provenienti dalla zona di Nahla, nella regione autonoma di Dohuk, hanno organizzato una manifestazione davanti al Parlamento del Kurdistan iracheno, ad Arbil, per protestare contro le espropriazioni illegali dei loro beni immobiliari subite negli ultimi anni a opera di “influenti notabili curdi”, già più volte denunciate (finora senza esito) presso i tribunali competenti. La manifestazione — riferisce Fides — si è svolta nonostante le forze di polizia avessero impedito l’ingresso ad Arbil di buona parte dei partecipanti. I casi più gravi di espropriazione riguarderebbero terreni sottratti illegalmente a centodiciassette famiglie cristiane da faccendieri e boss locali curdi, che li avrebbero trasformati in aree residenziali a proprio vantaggio. Una delegazione dei manifestanti è stata ricevuta dal vicepresidente del Parlamento, Jaafar Ermiki, il quale ha ricevuto dai suoi interlocutori un dossier dettagliato degli espropri illegali subiti dai cristiani nei villaggi della zona di Nahla, da sottoporre all’attenzione dell’assemblea.

In Iraq molte case e terreni appartenenti a cristiani sono stati sottratti illegalmente ai legittimi proprietari attraverso la produzione di falsi documenti legali, che rendono di fatto impossibile il loro recupero da parte delle vittime. Il furto “legalizzato” delle proprietà delle famiglie cristiane è strettamente collegato all’esodo di massa dei cristiani iracheni. I truffatori si appropriano di case e immobili rimasti vuoti, contando anche sulla previsione che nessuno dei proprietari tornerà a reclamarne il diritto di possesso.

Per quanto riguarda l’esodo dei cristiani iracheni, nei giorni scorsi c’è stato un duro richiamo da parte del patriarcato di Babilonia dei Caldei: la Chiesa in quanto tale e in particolare i sacerdoti — questo in estrema sintesi il contenuto — non devono in alcun modo essere coinvolti direttamente in operazioni e programmi che pianificano e organizzano la fuga verso Paesi stranieri, e chiunque continua a ignorare tale richiamo si assumerà la responsabilità delle sue scelte anche davanti all’autorità patriarcale.

Foto Ansa

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1 commento

  1. AlessandroT

    Notizie come queste dovrebbero essere in prima pagina sui media occidentali in modo da creare pressioni su questi pseudo-sultanati senza stato di diritto! E invece? A proposto glielo hanno riferito al papa?

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