
Iraq. La città di Falluja è nelle mani di al Qaeda
Dopo una settimana di combattimenti, la città di Falluja, nel nord dell’Iraq, è caduta nelle mani degli estremisti islamici affiliati all’Isis. Secondo il Washington Post, i jihadisti provenienti dalla Siria hanno costretto l’esercito iracheno alla ritirata e da questa mattina, a Falluja, su tutti gli edifici sventolerebbe la bandiera nera dello stato islamico dell’Iraq e del Levante.
EMIRATO ISLAMICO. «Al momento, non c’è la presenza dello stato iracheno a Falluja», ha riferito al Washington Post un giornalista locale. «La polizia e l’esercito hanno abbandonato la città. Al Qaeda ha tolto le bandiere irachene e le ha bruciate, e poi ha issato la sua bandiera su tutti gli edifici». Secondo il quotidiano americano, ieri, durante la preghiera del venerdì, davanti a una folla di migliaia di persone, un combattente mascherato dell’Isis ha annunciato la creazione di un «emirato islamico» a Fallujah, promettendo di aiutare i residenti a combattere il governo del primo ministro Nouri Al Maliki e i suoi alleati iraniani.
TRIBÙ SENZA DIREZIONE. Non è chiaro quale sia il ruolo svolto dalle tribù locali della regione di Anbar, dove si trova Falluja, e che da mesi è luogo di scontri e di combattimenti fra l’Isis e l’esercito iracheno. Secondo un capo tribù sunnita locale, interrogato dal Washington Post, tutti i combattenti tribali di Ramadi (un’altra città della regione interessata dagli scontri) avrebbero impugnato le armi contro gli affiliati di al-Qaeda e starebbero collaborando con la polizia irachena e ricevendo armi e sostegno da parte dell’esercito iracheno. Ma, secondo fonti del quotidiano israeliano Haaretz, a Falluja, invece, le tribù si sarebbero alleate con l’Isis, per combattere contro il governo di Al Maliki e contro i suoi alleati iraniani.
SCONTRI NELLA REGIONE. Nel nord-ovest dell’Iraq, regione popolata dai sunniti, da mesi si assistono a rivolte e scontri armati fra esercito regolare, jihadisti e tribù locali. La situazione di crescente tensione, scatenata dalla guerra civile in Siria, dove jihadisti e ribelli, per lo più sunniti, combattono contro il presidente siriano Bashar Assad sta minacciando sempre di più il delicato equilibrio nella regione.
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7 commenti
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Nel 2005 Micalessin pubblicava su questo stesso giornale un orripilante articolo
https://www.tempi.it/balle-esplosive-di-fosforo-bianco#.UsiFYUDJdOE che sdoganava il fosforo bianco usato dagli statunitensi a Falluja (dove centinaia di bambini continuano a nascere deformi a causa dell’uranio impoverito).
Se gli americani non avessero incenerito i patrioti di Falluja forse a quest’ora ci sarebbe qualcuno che potrebbe resistere agli islamisti di Al Qaeda (che sono usati dagli occidentali altrove)
Leo, devi avere le idee un po’ confuse, i “patrioti” di Falluja inceneriti dagli americani, sono gli stessi che oggi hanno occupato la città. Gli americani in quella occasione hanno solo eliminato un po’ di spazzatura,purtroppo non abbastanza. Comunque speriamo che questo obblighi l’Iran a mandare un po’ di pasdaran nell’area. Niente di meglio che vedere pasdaran e al qaedisti scannarsi a vicenda, come sta succedendo già in Siria.
Caro lucido e non confuso Mappo, i bambini deformi di Falluja (evidentemente figli della tua “spazzatura”) ti ringraziano per le tue neutralissime, documentatissime e razionalissime considerazioni.
In realtà che cosa abbiano usato gli americani a Falluja nel 2004 non s’è mai esattamente saputo, ma ancor oggi, il tasso di mortalità neonatale supera di 6 volte quello della Giordania, le malformazioni fetali sono endemiche, leucemia e di cancri fra i sopravvissuti superano largamente quelli di Hiroshima.
A Falluja la cosidetta Al Qaeda non ha mai combattuto. Questa città era la roccaforte della kabila dei Tikriti (sunniti saddamiti e baathisti).
Città di 300 mila abitanti, di cui almeno 25 mila erano rimasti intrappolati nelle case, fu ridotta a un cumulo di rovine fumanti, Dopo di chè seguirono i rastrellamenti, casa per casa.
Gli americani, lo provarono diversi video, finivano i combattenti feriti a mitragliate.
Dopo un mese di diluvio di fuoco, i tikriti continuavano a combattere.
Ma i marine spararono anche sui civili che, con la bandiera bianca, cercavano di uscire dalla città.Gli aggressori non permisero che aiuti medici e rifornimenti, organizzati dagli iracheni di Baghdad, entrassero nella città devastata.
Lo vietarono perfino a delegazioni dell’ONU e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Una cosa è certa. Leo, con il Partito Baath al potere i miliziani di al qaeda sarebbero stati buttati fuori in 3 giorni.
Poco ma sicuro Marzio. E soprattutto non sarebbero neanche riusciti ad entrare in Iraq. Una delle prime conseguenze dell’invasione NATO fu che le frontiere dell’Iraq rimasero incustodite.