Iraq. Falluja è ancora fuori controllo. L’esercito iracheno è pronto ad intervenire

Di Redazione
07 Gennaio 2014
Secondo uno sceicco locale, i militanti dell'Isis avrebbero abbandonato la città irachena. Americani pronti a inviare nuove armi al governo di Baghdad per fronteggiare la rivolta sunnita

Falluja, città della provincia di Anbar, nel nord dell’Iraq, da venerdì scorso non è più sotto il controllo dello stato iracheno. Dopo gli scontri armati durati una settimana con gli insorti locali e i militanti jihadisti dell’Isis, tutte le forze di polizia e dell’esercito hanno abbandonato l’area. Ieri, il primo ministro iracheno, Nuri Al Maliki, con un messaggio alla televisione di stato, ha invitato la popolazione a espellere i terroristi dal paese, «per risparmiarsi il rischio di scontri armati» con l’esercito, che sarebbe pronto a un intervento militare.

SENZA CONTROLLO.
Secondo uno sceicco a capo di una tribù sunnita locale, Sheikh Ali Al Hammad, tutti i militanti legati ad Al Qaeda sarebbero stati allontanati dalla città. Al Hammad ha detto all’agenzia Afp che «gli uomini armati all’interno della città sono i figli delle tribù, e sono qui per difendere Falluja».  Un altro testimone sentito dall’Afp ha smentito l’informazione e sostiene che i militanti vicini ad Al Qaeda sarebbero ancora in città. Si sono limitati a far sparire le loro bandiere nere per evitare di essere presi di mira. In ogni caso, Falluja resta fuori dal controllo del governo e, anche se l’allontanamento dei militanti dell’Isis fosse confermato.

INIZIO DELLA RIVOLTA.
 I combattimenti che hanno portato all’abbandono di Falluja sono scoppiati nella capitale dell’Anbar, Ramadi, il 30 dicembre, dopo la rimozione di un accampamento di dissidenti che protestavano da un anno contro l’emarginazione della comunità sunnita da parte del governo di Baghdad. In seguito la violenza si è diffusa a Falluja, e l’esito è stato il ritiro delle forze di sicurezza da entrambe le città, che a Falluja ha spianato la strada ai jihadisti dell’Isis, già impegnati nella guerra civile contro il governo siriano di Bashar Al Assad.

DISCRIMINAZIONE DEI SUNNITI. Secondo una fonte del Washington Post, la maggior parte della popolazione di Falluja non sostiene i militanti dell’Isis, ma non osa mettersi contro di loro. Allo stesso tempo, spiega la fonte, gli abitanti della città «non hanno intenzione di permettere alle forze di sicurezza irachene di tornare», a causa degli abusi dello stato nei confronti dei locali. Un altro informatore anonimo, residente a Falluja, ha spiegato al quotidiano americano che il ruolo dei militanti di Al Qaeda nella rivolta è secondario: «Siamo tutti ribelli contro Al Maliki – ha spiegato l’informatore – Il nostro obiettivo è liberare l’intero Iraq da Al Maliki, dalle sue milizie e dai Safavidi», cioè dagli iraniani sciiti, alleati con il premier iracheno.

SOLUZIONE? L’amministrazione Obama, per ora, ha risposto alla crisi con la promessa da parte del segretario di Stato John Kerry di accelerare le consegne di armi al governo iracheno, compresi missili e droni di sorveglianza. Secondo gli analisti è una soluzione inadeguata alla situazione che si è creata nel nord dell’Iraq. Per Kenneth Pollack, membro della Brookings Institution di Washington, il problema centrale dell’Anbar sarebbe l’incapacità da parte di Al Maliki di raggiungere accordi con i sunniti e di includerli nei processi decisionali della coalizione di governo. «Ulteriori armi e droni non risolveranno questo problema», ha spiegato Pollack al Washington Post. «In realtà, peggioreranno la situazione, perché incoraggeranno Al Maliki a credere che ci sia una soluzione militare a questo problema, e questo è ciò che perpetua le guerre civili».

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1 commento

  1. CAROLUS

    Spalanchiamo le porte agli islamici ! Islam è una religione di pace, accomodante, misericordiosa, pietosa verso tutti QUELLI CHE LA PENSANO COME LORO.

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