Ipocrisia francese

Di Rodolfo Casadei
14 Marzo 2002
All’indomani della decisione di Bush di introdurre dazi del 30 per cento sulle importazioni di acciaio il ministro delle finanze francese Fabius ha accusato gli americani

All’indomani della decisione di Bush di introdurre dazi del 30 per cento sulle importazioni di acciaio il ministro delle finanze francese Fabius ha accusato gli americani di praticare un doppio standard: «Non si può predicare l’apertura e la competizione e allo stesso tempo fare ricorso a metodi anacronistici di protezione tariffaria». Ma avrebbe fatto meglio a tacere, perché la predica arrivava dal pulpito sbagliato: quello stesso giorno la Francia aveva bloccato, contro la volontà degli altri 14 paesi Ue, la liberalizzazione del mercato dell’elettricità in Europa, nell’evidente intento di preservare il monopolio nazionale di Electricité de France, l’azienda di Stato che copre il 90 per cento del mercato francese. Il veto transalpino ha irritato in maniera particolare i partner Ue, perché la Francia beneficia della liberalizzazione degli altri mercati europei nel mentre che tiene il suo mercato rigidamente chiuso: al riparo di una legislazione monopolistica, Electricité de France ha acquistato società e quote di società in Italia, Regno Unito, Spagna, Germania ed Austria e progetta di portare le entrate da operazioni estere al 50 per cento di tutte le sue entrate (contro il 33 per cento attuale). Bella forza, con 59 milioni di clienti garantiti.

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