
Inter-Milan. Strama e Allegri, derby a destini incrociati
Tre mesi fa avremmo potuto tranquillamente parlare di loro a toni invertiti. Era inizio novembre quando Stramaccioni veniva esaltato da stampa e tifosi dopo l’impesa nerazzurra allo Juventus Stadium, dove i nerazzurri avevano messo fine al record di imbattibilità della casa bianconera e si candidavano come unica rivale della Vecchia Signora alla corsa scudetto. All’epoca il Milan era aggrappato solo ai giovani piedi raffinati di El Sharaawy, l’unico che tenesse a galla una zattera sempre traballante sia in campionato che in Europa: la sconfitta interna contro la Fiorentina sembrava la campanella di fine scuola per Allegri, spinto sempre più lontano da Milano dalle voci relative all’arrivo di Guardiola in rossonero.
DESTINI CHE S’INCROCIANO E S’INVERTONO. Saranno contro domani, Stramaccioni e Allegri. Il derby di Milano è una sfida dal sapore unico già di suo, ma assume ancora più fascino se letta da bordocampo, zona panchine. Qui i destini e le sorti dei due tecnici si sono scambiate, con evoluzioni quasi speculari rispetto a tre mesi fa. L’impresa nerazzurra a Torino sembra distante secoli rispetto a quanto fatto dal Milan mercoledì sera col Barcellona. Su quel 2-0, in tanti continuano a dirlo, c’è la mano di Allegri: ha fatto marcare a uomo Messi e anche di più, isolandolo dal resto della squadra e concedendo a tutti gli effetti una giornata da spettatore ad Abbiati. Il Milan ha fatto la sua partita attenta e tranquilla, agendo di rimessa e pungendo con precisione quando otteneva spazi. Ma i meriti del toscano non si limitano a quanto fatto contro i catalani: da tutto il periodo difficile di critiche è uscito in maniera brillante tappandosi le orecchie dalla critiche, affrontando con serenità anche le situazioni avverse in cui il Milan si è trovato e godendosi i regali (leggi Balotelli) che la dirigenza gli ha fatto. La vittoria di San Siro è solo il culmine della sua impronta sul gruppo, quell’impronta che in tanti gli reclamavano di non aver dato in questi anni, appiccicandosi unicamente ai piedi fatati di Ibra. E se Guardiola si è accasato in Baviera e l’obbiettivo terzo posto non sembra più così irraggiungibile anche la conferma del tecnico livornese per la prossima stagione è diventata possibile. Il suo contratto scade nel 2014, su di lui si dice abbia messo gli occhi la Roma: il derby di domani sarà fondamentale per amplificare gli applausi post-Barça e dare ragione a chi, come Galliani, ha sempre difeso la sua professionalità, e zittire chi continua a crederlo non all’altezza del diavolo.
STRAMA: CONFERMA ANCORA A LUNGO? Per Strama il derby sarà altrettanto fondamentale, in una stagione declinata spaventosamente da quel successo sulla Juve: 8 sconfitte da allora, la più pesante proprio la scorsa domenica, a Firenze, quando Jovetic e Ljajic facevano venire il mal di testa ad una squadra in campo senza un’anima. La classifica è ormai compromessa, il ruolo di anti-Juve è diventato un miraggio e senza un’inversione di rotta rischia di diventare tale anche il terzo posto. Così affiorano tutti i dubbi attorno al tecnico, arrivato lo scorso anno dopo l’exploit con la primavera alla Next Generation Series ma in 11 mesi da tecnico della prima squadra di rado convincente del tutto. Moratti continua a dargli fiducia e a parlare di progetti a lungo termine, pianificando acquisti giovani da dare in mano all’allenatore romano, ma di ipotesi per il futuro sui giornali ce n’è sempre di più. A partire da quella legata a Diego Pablo Simeone, tecnico dell’Atletico Madrid, che solo 10 giorni fa manifestava la sua voglia di poter sedere, un giorno o l’altro, sulla panchina dei nerazzurri. Dalla sua l’allenatore nerazzurro continua a mostrarsi tranquillo e prepara la partita di domani, affidandosi ai numeri dell’ex-Cassano, all’esplosività di Guarin e, se dovesse recuperare dall’infortunio di ieri sera, alla leadership difensiva di Ranocchia. Perché nel derby di domani ci sono in palio più di tre punti utili alla corsa al terzo posto: ci sono due stagioni al crocevia. Quelle di Allegri e Stramaccioni.
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