
«L’inefficienza della giustizia è una grave forma di ingiustizia»

Il prossimo 19 maggio ricorre l’anniversario di morte di Marco Pannella, «un uomo che, al di là delle idee politiche di ciascuno, è stato un grande leader nella battaglia italiana per la “giustizia giusta”. Per questo dobbiamo ricordarlo, ma fuori da ogni logica settaria e di parte, bensì come patrimonio del paese», commenta a tempi.it Annalisa Chirico, presidente di Fino a prova contraria. Per l’occasione, il movimento organizza, il 18 maggio a Firenze, l’evento La Notte della Giustizia, una serata in cui si parlerà di tutela dello stato di diritto, di certezza della legge e competitività del paese. L’evento si svolgerà presso le Serre Torrigiani alla presenza di numerosi ospiti, tra cui l’ex Guardasigilli Paola Severino, l’ambasciatore statunitense John Phillips, il primo presidente della Cassazione Giovanni Canzio, il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Franco Roberti, i sottosegretari alla Giustizia Gennaro Migliore e Cosimo Ferri, i consiglieri del Csm Claudio Galoppi ed Elisabetta Casellati, la presidente della Corte d’appello di Firenze Margherita Cassano, il sindaco della città Dario Nardella.
«Fino a prova contraria – spiega Chirico – è un movimento che vuole promuovere una vera e propria riforma del sistema giudiziario italiano, una giustizia che non tratti i cittadini da presunti colpevoli, che non leda la libertà personale e i diritti di proprietà senza un motivo giustificato». Per questo, Fino a prova contraria organizza momenti di confronto e riflessione tra magistrati, politici avvocati ed esperti.
NUOVI CASI TORTORA. Parlando di “giustizia giusta”, Chirico ricorda il celebre caso Tortora degli anni Ottanta: il conduttore televisivo fu arrestato e processato con l’accusa di associazione camorristica e traffico di droga, ma dopo 7 mesi di reclusione fu riconosciuto innocente e definitivamente assolto. «Pannella trasformò la vicenda personale di un uomo calunniato e messo ingiustamente sotto processo in una grande battaglia politica. Ne seguì un referendum per la separazione delle carriere e la responsabilità civile dei magistrati, temi che sono ancora oggi oggetto di dibattito». Da allora però, constata Chirico, l’Italia è cambiata e la discussione sulla giustizia riguarda nuovi aspetti: «Oggi la giustizia evoca una spada di Damocle che, da una causa civile per mancati pagamenti a una grave causa penale, incombe sul singolo cittadino, intralciandolo nel conseguimento dei suoi obiettivi personali e professionali e rendendogli la vita più complicata. L’ultimo esempio estremo è il caso di un uomo di Taranto che, dopo 20 anni di carcere con l’accusa di omicidio, è stato riconosciuto innocente lo scorso febbraio perché gli investigatori, all’epoca, avevano frainteso un’intercettazione. La naturale conseguenza è che un tale sistema scoraggia gli investimenti nel nostro paese e l’apertura di nuove attività economiche. L’inefficienza della giustizia è una grave forma di ingiustizia».
TEMPI RAPIDI. Secondo Claudio Galoppi, consigliere del Csm che parteciperà a La Notte della Giustizia, questi dibattiti hanno spinto negli ultimi anni il sistema giudiziario a compiere diversi passi avanti. «I problemi della giustizia civile sono legati soprattutto ai tempi, allungati a causa della mole di lavoro degli uffici giudiziari. Su questo versante, la magistratura è diventata più sensibile al tema dell’efficienza ed è stato fatto un lavoro di innovazione, come l’introduzione del processo civile telematico e dei programmi di gestione dell’arretrato civile (un lavoro di monitoraggio di arretrati con responsabilità risarcitoria a carica dello Stato per eccessiva durata dei processi). La priorità in questo momento è dare risposte certe in tempi rapidi». Per quanto riguarda il settore penale, «l’obiettivo deve essere quello di combinare la ricostruzione del fatto, per accertarne le responsabilità, con la tutela delle garanzie individuali. Abbiamo quindi introdotto dei miglioramenti dal punto di vista normativo e nella parte investigativa delle indagini».
CAMBIAMENTO CULTURALE. Nel complesso quindi, conclude Galoppi, gli ultimi interventi di sistema del Csm mirano a dare ai temi dell’organizzazione un ruolo sempre più importante. «Per esempio, abbiamo lavorato molto sulle buone prassi, cioè i singoli interventi nel settore civile e penale: abbiamo raccolto quegli interventi organizzativi che hanno portato a risultati positivi, sia dal punto di vista della qualità della risposta giudiziaria, sia per quanto riguarda la riduzione dei tempi. Queste prassi raccolte sono state esaminate da un comitato scientifico e catalogate in una sorta di manuale per fornire un utile modello ai diversi contesti giudiziari». Tutte queste iniziative però rientrano in progetto che ha una finalità più ampia: «Oggi la sfida del sistema giudiziario è innescare un cambiamento non solo operativo, ma anche culturale».
Foto Ansa
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