
Indonesia, nuova legge obbliga i funzionari pubblici a pregare Allah prima di cominciare a lavorare
Continua a scatenare le proteste di attivisti e movimenti laici il decreto approvato dal distretto di Situbondo, in Indonesia, il paese musulmano più popoloso al mondo, che obbliga i funzionari pubblici musulmani a pregare Allah la mattina prima di iniziare a lavorare. Per il capo distrettuale Dadang Wigiarto, come riporta AsiaNews, la riunione mattutina in moschea per recitare la “Sholat berjamaah”, la preghiera comune in lingua locale, migliora la qualità del lavoro dei dipendenti grazie «a una sorta di intervento divino di Allah».
REGISTRO DA FIRMARE. Un gruppo di funzionari si è ribellato formalmente affermando che la preghiera è «un elemento personale», su cui lo Stato «non può legiferare o ingerire» e che «non dà alcuna garanzia» sulla qualità del lavoro. Finora le proteste non hanno portato a una modifica della legge e fuori dalla moschea di Al-Abror, che sorge al centro del distretto amministrativo, è stato posizionato un registro dove i funzionari devono firmare per dimostrare di aver partecipato alla preghiera.
LIBERTÀ RELIGIOSA. L’Indonesia, pur essendo formalmente una nazione laica, è spesso teatro di fondamentalismi e intransigenza verso le minoranze, specie quella cristiana, nonostante la libertà religiosa sia garantita dalla Costituzione. Solo in una provincia, quella di Aceh, vige la sharia ma anche nelle altre è in atto una campagna di islamizzazione portata avanti dal Fronte di difesa islamico e dal Consiglio indonesiano degli Ulema.
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