Incontro Pd-M5S. Renzi: «Con democratellum rischio ingovernabilità»

Di Chiara Rizzo
25 Giugno 2014
Faccia a faccia sulla riforma elettorale, a sorpresa nella squadra del Pd c'è anche Renzi, che pone alcune condizioni ai grillini: premio di maggioranza, collegi piccoli, riforma del Senato. La replica di Di Maio: «Ne possiamo parlare, rivediamo tra quattro giorni»

Saletta commissione Esteri della Camera, circa le ore 15: va in onda la partita più attesa dalla politica italiana, e a sorpresa, nell’incontro con i rappresentanti del Movimento 5 stelle, a discutere della riforma elettorale si presenta anche Matteo Renzi, come segretario del Pd. Oltre a lui, nella “squadra” della maggioranza ci sono il capogruppo Roberto Speranza, Debora Serracchiani e Alessandra Moretti. I grillini schierati in campo sono invece il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, i capogruppo di Montecitorio e Palazzo Madama, Giuseppe Brescia e Maurizio Buccarella , e Danilo Toninelli.

RENZI A SORPRESA. La presenza di Renzi è però una discesa in campo a sorpresa, inaspettata da tutti, persino da Beppe Grillo che poco prima ha lasciato Roma. È il premier a prendere per primo la parola: «Sono felice di questo incontro». Ma si tratta di un piccolo momento di apertura. Poco dopo il segretario lancia il suo primo “tiro” in porta avversaria: «Il democratellum la legge elettorale proposta dal Movimento 5 Stelle è secondo noi molto interessante sotto tanti aspetti ma gravemente deficitario sotto il profilo della governabilità, la sera delle elezioni si deve sapere chi ha vinto ed eventualmente siamo pronti a introdurre il ballottaggio».

«PRIMA LEGGE ELETTORALE SCRITTA DALLA RETE». I cinque stelle però non restano ad ascoltare in silenzio, e la replica, decisiva, arriva da Di Maio: «La nostra legge è il primo esperimento al mondo che riesce di legge elettorale scritta con la Rete. Ve lo diciamo anche per farvi capire lo spirito con cui veniamo al tavolo: sentiamo un’enorme responsabilità verso cittadini. Vogliamo che questa legge entri in ordinamento, sappiamo che non possiamo farlo soli. Speriamo di poterlo fare con voi che siete la prima forza politica». Un’apertura che stupisce il Pd, tanto più quando viene ribadita anche da Toninelli: «Abbiamo paura che possa capitare con l’Italicum quello che è capitato col Porcellum: l’Italia non si può permettere una crisi istituzionale di otto anni».

LE CONDIZIONI DI RENZI. A questo punto è di nuovo Renzi a prendere la regia del gioco. Detta le condizioni di un possibile dialogo: «Servono idee chiare sul tema. Il M5S è disponibile o meno a studiare un correttivo ch e consenta a chi vince di governare? Noi riteniamo che il democratellum non garantisca questo. Ci sta bene ragionare sul merito, ma non saremo mai d’accordo se non abbiamo la possibilità che chi arriva prima, al primo o secondo turno, vinca». Tra le altre condizioni anche «per rispetto ai cittadini mai più inciuci né grandi intese». Poi una raffica di domande: «Siamo dell’idea di rimpicciolire i collegi, ci state?». «Siete d’accordo sulla nostra proposta di affidare alla Corte costituzionale prima il giudizio sulla legge elettorale?». Infine: «Siete disponibili a ragionare di riforme costituzionali?». Renzi sottolinea: «È inutile rivederci se non ci date delle risposte a questi interrogativi».

I 5 STELLE: «RIVEDIAMOCI TRA QUATTRO GIORNI». Ora la palla tocca di nuovo ai 5 stelle che, presumibilmente, si confronteranno con la rete: la risposta arriva di nuovo da Di Maio: «Sul tema della governabilità conviene con noi che chi vince non è detto che debba governare? È questa la grande partita. Noi non siamo né contro i doppi turni né contro i premi di maggioranza. Su questo possiamo discutere, rivediamoci fra tre o quattro giorni per valutare i punti di caduta e fare una legge elettorale insieme».

 

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