
Incomprensibile Prodi
Finalmente, dopo la grave crisi politica nata con la fine della Prima Repubblica, sta ricominciando l’era della prosperità. Dopo tante incertezze, siamo arrivati a un perfetto bipolarismo. Ciò che ha fatto cambiare le cose, secondo numerosi commentatori, è l’annuncio prima della lista unica, poi del partito unico di sinistra, fatto da Prodi and C. Lo stesso Prodi spiega il senso dell’operazione: «Dopo l’Ulivo, è tempo di fare altri passi in avanti. Di camminare assieme anche ad altre forze democratiche di diversa ispirazione, a quelle sorte dalla tradizione del movimento operaio, a quelle ambientaliste». Ma che cosa sarebbe questo partito unico della sinistra, quello che assicurerebbe la governabilità? Quali sono i programmi delle sue componenti? Quando parla di movimento operaio evidentemente non parla solo dell’intelligente riformismo di un certo centrosinistra, ma vuole includere anche i partiti dell’estrema sinistra e il sindacalismo più “barricadiero”. Quando parla di ambientalismo, non parla certo solo dell’intelligente azione di Legambiente, ma del massimalismo a 360° del partito dei Verdi. Non si capisce perché si autodefinisca “ambientalista” chi si batte per aborto, condanna penale di Berlusconi, come se l’ambiente fosse una categoria metafisica e omnicomprensiva. È lecito di fronte alla nascita della proposta democratica con la D maiuscola, avanzare sommessamente qualche domanda “reazionaria”? Cosa c’entra il programma dell’estrema sinistra, dei no global, dei girotondini, dei veteromarxisti, con Prodi presidente della Commissione europea, che deve promuovere riforme delle pensioni, contenimenti della spesa pubblica degli Stati, flessibilità del lavoro, politiche che siano libere, ma non pervase di antiamericanismo? Come fanno le piccole e medie imprese, la grandi cooperative, alle prese con il costo del lavoro e la concorrenza sleale dei paesi dell’estremo oriente a convivere con chi ritiene che il profitto sia un male, che i piccoli imprenditori siano ricchi da tassare.Come il Prodi cattolico ritiene compatibile la battaglia per la scuola libera che la Chiesa italiana fa da sempre con i violenti attacchi verso la scuola “dei ricchi” e dei padroni? Come fa il Prodi cattolico a inserire tra i suoi chi ritiene il matrimonio dei gay un diritto? Come fa il Prodi che giustamente si indigna contro le illazioni che lo sbattono senza prove o veri indizi sui giornali a mischiarsi con quei politici che hanno fatto delle incarcerazioni smentite dall’esito dei processi uno strumento per prendere il potere? Per non parlare della sussidiarietà orizzontale, considerata vera bestemmia dagli intellettuali che giocano con le ricche matrone a “casca il mondo, tutti giù per terra”? Siamo abbastanza liberi da vedere che già in questa maggioranza sono stati caricati personaggi così diversi al cui confronto la vecchia babele dalle mille lingue era una fabbrica di cloni. Ci diano almeno degli occhiali tridimensionali per credere che il nuovo partito unico della sinistra sarà la nuova versione del partito anglosassone, moderato, sommesso, unito, tendente a convincere i facinorosi ad esprimere con fair play il loro parere. Perché rispettiamo troppo il Prodi presidente della Commissione europea per desiderare che tornino a tempi simili alle vecchie partecipazioni statali, e, come allora, debba ascoltare troppi, troppi e interessati del loro particulare. Si sa: nelle classi troppo agitate alla fine chi comanda è sempre quello che pensa di meno e urla di più, o meglio, quello che sa menare meglio le mani: i capoclasse intelligenti finiscono imbavagliati dietro alla lavagna, mentre in classe, invece che la lezione, si fa un fracassoso party (risultato oggi più probabile di un perfetto bi… partytismo all’italiana).
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