Inchino Oppido. «La pietà popolare è a rischio infiltrazioni. Ma abolire le processioni è un’idea a rischio protestantesimo»

Di Luigi Amicone
20 Luglio 2014
Don Francesco Ventorino: «Prima di stracciarci farisaicamente le vesti, dovremmo chiederci cosa facciamo noi per una società più giusta, nella quale l’uomo non abbia la necessità di vendersi alla mafia»

È filosofo, teologo, saggista e (dall’agosto 2013) cappellano di carcere. Don Francesco Ventorino, classe 1932, sacerdote e professore molto conosciuto a Catania, ha qualcosa da dire a proposito di vere o supposte “infiltrazioni mafiose” negli atti di devozione popolare. Feste religiose, sagre patronali, processioni mariane. Nel Sud Italia sono tutte finite all’indice dopo il caso della processione mariana di Oppido Mamertina (Rc). Pietra dello scandalo: l’inchino che sarebbe stato fatto fare dai portantini (ora indagati) alla statua della Madonna giunta nei pressi dell’abitazione di un mafioso. La vicenda ha suscitato vasta eco, indignazione e scandalo sui giornali. Mentre il carabiniere che ha abbandonato la processione in segno di protesta è subito diventato un eroe dell’antimafia.

Comunque siano andate le cose in Calabria, mai s’era vista tanta presa di distanza da parte delle gerarchie vaticane da costumi e usanze che affondano le loro radici nell’antica religiosità popolare. Al punto che per evitare “collusioni” con persone, simboli e rituali dell’“onorata società”, oggi sono gli stessi vescovi del Sud ad auspicare una rivoluzione che preveda addirittura la possibilità di abolire manifestazioni religiose popolari in zone ad alta densità mafiosa. Insomma, la Chiesa oggi “fa notizia” al punto che essa è pronta a mettersi in discussione a partire da quello che la notizia dice della Chiesa stessa.

«Ciò non deve tuttavia trarre in inganno: il maggior interesse della grande stampa per la Chiesa, e per gli avvenimenti del mondo ecclesiastico ed ecclesiale, rientra perlopiù in un progetto di strumentalizzazione attraverso un’interpretazione di tali fatti in termini compiacenti rispetto alla cultura dominante. La Chiesa, ed ogni sua espressione sia diretta che indiretta, sono dunque oggetto di manipolazione». Così pensava il suo amico don Giussani, ma a lei, don Ventorino, che effetto fanno i rumors sulla contiguità tra fede e mafia?
Vivo in una terra, la Sicilia, in cui la pietà popolare che si esprime nelle feste religiose rimane ancora un veicolo privilegiato della comunicazione della fede. Attraverso queste accade, pur nella compresenza di tanti fattori di ambiguità, la trasmissione di una concezione della vita cristiana come ideale supremo della vita umana. Nella mia città, Catania, ogni uomo vorrebbe che la propria moglie, madre o sorella, assomigliasse almeno per un po’ a sant’Agata, la “santuzza” verso la quale coltiva una devozione particolare e attraverso la quale giunge più facilmente al mistero della Resurrezione di Cristo che opera nel tempo la santità del popolo cristiano. Ciò detto, non sarebbe onesto negare che in questo tipo di manifestazioni religiose ci siano infiltrazioni di interessi estranei (economici e mafiosi); tuttavia sarebbe un grave errore abolirle. Sarebbe come se, a causa dei preti pedofili, si dovesse vietare a tutti i sacerdoti qualunque rapporto educativo con i ragazzi. Sarebbe una grave sconfitta della Chiesa, e non un atto di forza di fronte al potere della mafia. Le Chiese locali – lo vedo nell’esperienza della mia città – hanno tutte le possibilità di una ripresa del controllo dei comitati e delle associazioni che presiedono a tali festeggiamenti. L’alternativa sarebbe la protestantica concezione di una fede, talmente pura, che non c’entra più niente con la vita degli uomini.

Lei è anche cappellano di carcere. Avrà letto dei duecento camorristi che hanno avuto molta pubblicità sui giornali in quanto non si sarebbero recati alla Messa festiva dopo la scomunica comminata da papa Francesco ai mafiosi. Per giunta, è stato messo loro in bocca un collettivo «cosa ci andiamo a fare a Messa se siamo scomunicati?». Qual è la realtà?
Nessuno si è chiesto delle ritorsioni che avrebbero avuto sulle loro famiglie i duecento detenuti se non si fossero “ammutinati” contro il cappellano. So quanto le famiglie dei carcerati dipendano dalle associazioni camorristiche, quanto da queste vengano sostenute e aiutate, e quanto attraverso tutto ciò venga condizionata e ipotecata la vita di tanti detenuti. Lo stesso potrebbe dirsi dei portatori che hanno fatto l’inchino di fronte alla casa del boss. Prima di stracciarci farisaicamente le vesti, dovremmo chiederci cosa facciamo noi per una società più giusta, nella quale l’uomo non abbia la necessità di vendersi alla mafia per poter sfamare la propria famiglia. Rimane intatta la responsabilità morale – denunciata dal Papa – di chi usa questa povertà per il proprio potere.

Cosa ha trovato la sua esperienza di uomo e di sacerdote frequentando la galera, luogo della pena, dell’espiazione e, si dice, del risarcimento sociale per i delitti compiuti?
Ho trovato una umanità eccezionale segnata da una vivissima domanda religiosa, che spesso è stata tradita dal volto ecclesiale che ha incontrato. Dentro l’offerta di una amicizia carica di stima e di simpatia molti detenuti hanno riscoperto un cristianesimo che corrisponde alle loro più profonde esigenze. In tanti hanno chiesto di essere battezzati, cresimati e ammessi alla prima Comunione. Il 30 per cento di loro partecipa alla Messa domenicale. In carcere ho celebrato anche un matrimonio. I detenuti hanno bisogno di una fede comunicata più con i gesti che con le parole, addirittura attraverso un contatto fisico nel quale possano avvertire l’intensità e, direi, la verginità di un affetto nei confronti della loro persona. Amano essere visitati nelle loro celle, dove ti ospitano come nella loro casa e come se tu fossi uno di loro e avvertono se tu ti concepisci come tale, cioè come un poveraccio, mendicante della stessa misericordia, quella del Crocifisso, di cui tutti abbiamo bisogno.

Vede nessi tra la situazione della carceri italiane e l’Italia, tra chi è dentro e chi è fuori dal carcere, tra le speranze o disperanze che si coltivano dietro e fuori le sbarre?
Ho vissuto tutta la mia vita in mezzo ai giovani della mia terra. Mi sembra di poter dire che la stessa necessità economica che porta oggi questi giovani ad emigrare è spesso quella che porta altri in galera. Viviamo inoltre in una società talmente povera di risorse economiche, che non dà speranza di riscatto sociale a chi dovesse venir fuori dalla prigione, come non dà possibilità di ritorno a chi è emigrato. Abbiamo bisogno – come va ripetendo papa Francesco – di una politica che metta al centro l’uomo e non il mercato. Inoltre si fa sempre più urgente una educazione cristiana che renda capaci di uscire da se stessi per andare incontro al bisogno umano nella sua complessa, intera e drammatica realtà.

@LuigiAmicone

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32 commenti

  1. Giulio Dante Guerra

    Come ha scritto qualche giorno fa Mantovano sulla “Bussola”, basterebbe che i vescovi, invece di proibire le processioni, si dessero da fare perché i parroci “selezionassero” opportunamente, p.es., i portatori. Qualcuno – in Calabria, se non ricordo male – l’ha fatto, e con successo.

    1. Menelik

      Dal Codice di Diritto Canonico:
      Can. 305 – §1. Tutte le associazioni di fedeli sono soggette alla vigilanza dell’autorità ecclesiastica competente, alla quale pertanto spetta aver cura che in esse sia conservata l’integrità della fede e dei costumi e vigilare che non si insinuino abusi nella disciplina ecclesiastica; ad essa perciò spetta il diritto e il dovere di visitare tali associazioni, a norma del diritto e degli statuti; sono anche soggette al governo della medesima autorità secondo le disposizioni dei canoni seguenti.

      1. Giulio Dante Guerra

        Grazie per aver citato il Codice di Diritto Canonico. Qui sotto riporto i siti dei due articoli di Mantovano.
        http://www.lanuovabq.it/it/articoli-mafia-e-sacramenti-provocazioni-pericolose-9636.htm
        Ed ecco il secondo, più recente, che avevo “citato indirettamente” nel mio intervento precedente, in cui si citano episodi di vescovi che hanno usato la propria autorità – ed anche, dove necessario, la collaborazione delle autorità statali – per far rispettare la norma canonica da lei citata.
        http://www.lanuovabq.it/it/articoli-i-professionisti-ecclesiali-dellantimafia-9726.htm

  2. filomena

    Errore: morale e non orale

  3. luigi

    Filomena e company vi
    prendete troppo sul serio.

    1. filomena

      E certo quando si tratta di difendere la legalità ci prendiamo troppo sul serio, quando invece si tratta di giudicare la vostra orale allora diventiamo superficiali e anti umani.
      Cerca per favore di non essere ridicolo.

    2. Alex

      Spiegati meglio, Luigi, visto che il tema non e’ una bazzeccola ed anche le parole di don Francesco mi sembrano molto serie..

  4. luigi

    Filomena e company vi
    prendete troppo sul serio

  5. Cisco

    Bisogna capire quale concezione cristiana della fede può trasmettere una processione in cui la Madonna fa l’inchino al boss di turno: a me più che ambiguo mi sembra in contrasto con la stessa trasmissione della fede, che richiede lotta contro il potere fino al martirio. Certo non è facile, ma se si comincia chiedendosi cosa possono fare gli altri invece di invitare i diretti interessati ad assumersi la propria responsabilità si comincia male.

    1. Alex

      Totalmente d’accordo, Cisco

    2. Shiva101

      Purche non sia il potere del papa ovviamente… il quale ha il mandato divino e QUINDI il suo potere è assoluto..
      adesso rimane solo dover convincere tutti che è cosi…

      1. Cisco

        @Shiva
        Non conosci nulla del cristianesimo, il potere del papa e’ sottoposto a quello divino, un papa non può decidere in contrasto con quello che è stato istituito per diritto divino. In quanto monarca (ma non “assoluto” nel senso letterale di slaegato dalla legge naturale) può decidere a livello temporale nel proprio stato…

  6. filomena

    Aggiungo caro Giuliano che puoi solo vergognarti per non prendere le distanze nette dalla criminalità organizzata anche solo lontanamente mettendola a confronto con le leggi e la cultura di uno Stato democratico dove forse l’aborto e la difesa dei diritti civili può anche non piacerti ma è legale mentre la cupola mafiosa è esecrabile e illegale. Inoltre ti ricordo che l’onorata società si fonda per finanziarsi sul traffico di droga e che la maggior parte dei padrini sono buoni cattolici salvo poi uccidere chi non rispetta le regole dell’anti stato. Complimenti sei un campione di onestà intellettuale.

    1. Menelik

      I capimafia non sono “buoni cattolici”, sono capimafia e basta, agganciati nel loro territorio di cui rispettano scrupolosamente quanto superficialmente ogni manifestazione formale esteriore, sia cristianesimo sia superstizione, perchè lì si fa così e basta.
      Questo anche un bambino lo capisce.
      Dare la scomunica latae sententiae a tutti gli affiliati associazioni di stampo mafioso è stato mettere nero su bianco, chiarire un punto una volta per tutte, senza dare adito ad interpretazioni.
      Io non so se i portantini di Oppido siano una Confraternita o gente qualunque.
      Se si tratta di Confraternita credo che il vescovo, o anche solo il parroco, abbia il potere di licenziare il priore, o per lo meno imporre una revisione dei vertici.
      Quello che mi chiedo, invece, è un’altra cosa: quel pregiudicato era stato giudicato di omicidio, non so se plurimo, ed era ai domiciliari per ……motivi di salute. Qui c’è tanto che puzza.
      Santo Cielo, prima scarcerano i boss e poi si lamentano, una volta che questi dalle loro case ristabiliscono relazioni e rinsaldano il potere com’è naturale che sia, che la gente “porta rispetto” ai boss?
      Laggiù tutti sono sotto ricatto, non facciamo finta di non saperlo.
      Un boss cessa di essere un pericolo per chi sta fuori solo quando si trova al 41 bis.
      Sarà brutto dirlo, ma è così.

      1. filomena

        @Menelik
        Sicuramente se una sola possibilità c’era di negare gli arresti domiciliari ad un pregiudicato per mafia, questa doveva essere perseguita. Detto questo però voi mi insegnate che la cultura va cambiata dal basso e gli eroi non sono solo quelli che si battono per la libertà religiosa come i cristiani perseguitati, ma anche chi si batte per la legalità come hanno dimostrato molte persone.

  7. giuliano

    scandalo fasullo e pretestuoso, se un mafioso è da escludere alle processioni cattoliche allora si allontanino anche tutti i politici di sinistra che si trovano sempre accodati ai carri votivi e magari portano anche la fascia triclore di sindaco. Uno di sinistra è peggiore di un mafioso perchè quest’ultimo si limita a pretendere il pizzo sugli affari commerciali e rischi ritorsioni se non accetti, raramente rischi la pelle, mentre uno di sinistra ha fatto emanare Leggi contro la natalità con l’aborto, a favore dell’ eutanasia che uccide gli anziani, a favore della droga che perverfte la mente dei giovani, a favore della perversione omosessuale. Quindi tra i 2 non c’è partita

    1. filomena

      Vorresti forse negare che la mafia ha per esempio disciolto nell’acido i bambini o forse anche questo è opera di mafiosi comunisti? Se ti sta tanto a cuore la sorte degli embrioni “uccisi” da una legge dello stato dovresti preoccuparti ancor più di quelli ‘uccisi’ da una legge dell’antistato che sembri voler tollerare solo perché spesso è stata suffragata perlopiù da politici di destra come dimostrano i fatti recenti. (Dell’Utri docet)

      1. giovanni

        E’ vero i comunisti non sciolgono nell’acido i bambini, ne fanno di peggio! Non voglio sprecare il tempo per fare l’elenco di tutte le loro nefandezze

        1. filomena

          Si bravo fai meglio perché altrimenti cominciano a fare l’elenco di quello che ha fatto storicamente la destra in Italia per esempio nel ventennio.

          1. pallo

            bene … abbiamo sdoganato i mafiosi … bene era ora … bravi !

    2. Aclepio

      Gentile Giuliano La ringrazio per questo prezioso contributo, mi ha permesso di capire un poco meglio le considerazioni che portano i fedeli a giustificare se non addirittura a sostenere la criminalità organizzata.

    3. Galcian79

      Insomma meglio un figlio mafioso che un figlio f****o. Annamo bene annamo!

  8. MARCO

    PROTESTANTI?
    LETTERALISTI COME QUELLI CHE UCCISERO GESÙ I FARISEI LETTERALISTI BIBLICI COSÌ CON LO STESSO ATTEGGIAMENTO SONO I PROTESTANTI SONO LORO I DISCENDENTI DI CHI UCCISE GESU , LORO E I MUSSULMANI E NON CREDETE CHE I SIONISTI SIANO DA MENO SE NO GESU PARLANDO CON DEGLI EBREI NON AVREBBE DETTO LORO “VOI SIETE FIGLI DEL DIAVOLO E IL DIAVOLO È STATO OMICIDA SIN DA PRINCIPIO”

    1. vivian

      marco in qualità di cristiana mi vien da dire poveri a noi cristiani che veniamo perseguitati da dentro da fuori da ogni dove e oggi più di prima … quanti insulti messe in ridicolo che ti ricevi solo per il fatto di pregare … che schifo

  9. TtoTm

    E bravi i vescovoni antimafia meridionali!!! Come voler abolire l’Eucarestia …. Perchè i mafiosi vanno a comunicarsi …

  10. Alex

    Don Ventorino è siciliano e sacerdote, inoltre è pure cappellano in carcere. Sa sicuramente quello che dice e lo dirà con cognizione. Tuttavia non mi quadra per nulla, è stretto e rischia quasi sempre di rimanere qualcosa di molto teorico (o addirittura un paravento, un comodo pretesto per non cambiare le cose) tirare la classica conclusione che certi cristiani tirano di fronte a cose malvagie, storte, evidentemente storte che gli accadono davanti agli occhi:”piuttosto, dovremmo chiederci che cosa facciamo noi per una società più giusta, anzichè stracciarsi farisaicamente le vesti”. ….Grazie. Si, ma come mai siamo arrivati a questi punti? Come mai abbiamo permesso che si arrivasse fin lì, che una manifestazione di fede venga piegata a qualcosa di diabolico? Poi è chiaro che vietare le processioni, in questo caso, non è la soluzione vera, è e dev’essere soltanto qualcosa di emergenziale, abbinandolo – questo sì- a ciò che diceva don Francesco. Però è un’emergenza dettata dalla realtà, non da chiacchiere, al netto del clamore mediatico.

    1. blues188

      “Don Ventorino è siciliano e sacerdote…” Cosa significa è ‘siciliano’?? Cos’è un merito? Una patente di supremazia? Un titolo nobiliare? Un’appartenenza settaria? Io conosco, come tantissimi altri, sacerdoti che siciliani non sono ma che sono bravi,onesti, religiosissimi, e attivi nella loro missione. Pur senza essere siciliani, appunto, o napoletani, o pugliesi o calabresi. Trovo insultante questo modo di dire e scrivere a provenienza unicamente se si tratta di regioni del Sud. Anzi direi che c’è più pulizia qui al Nord dove, ad esempio, non si fa inchinare addirittura la Santa Vergine ad un capo-mafia. Basta razzismo al contrario, che elogia esaltando voi del Sud e denigra, sottovoce, quelli del Nord con frasi furbesche.

      1. oikos31

        ma smettila di delirare!!!!

      2. oikos31

        che ipocrisia blues 188 per te essere siciliano è un’onta indelebile altro che nobiltà

  11. Shiva101

    Le manifestazioni popolari, piene di tradizionalismo, superstizione e idolatria sono uno degli aspetti fondamentali con cui la chiesa sopravvive.
    Manifestazioni dove è cruciale l’appoggio della malavita che imprime timore e devozione verso statue e idoli riempiti di oro e gioielli..
    e le diocesi contraccambiano con “l’inchino” ai boss… da sempre.
    Mantenere il popolo superstizioso e ignorante è ancora oggi la base del potere religioso e malavitoso.

    La società potra crescere e maturare solo quando si emaniciperà da queste religioni settarie
    togliendo quel potere a loro e a tutti quelli che ci girano intorno.

    Un’emancipazione che ogni cittadino onesto deve promuovere.
    E’ un dovere morale.

    1. Cisco

      @Shiva
      Grande Shiva, solita analisi lucida e argomentata: aboliamo oroscopi e professioni per combattere la mafia! Chissà se i cattolici e superstiziosi Falcone e Borsellino avranno ancora la forza per rigirarsi nella tomba…

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