
In viaggio, parlando del Papa con la cinica, la sapientona e il vaticanista. «E lei, signorina, cosa dice?»
Questo blog ospita un racconto poetico di Margherita Vestrucci, una viaggiatrice molto ironica. Ma non superficiale.
Un altro viaggio da Bologna a Lugano. Questa volta eterno, causa neve. Ho passato cinque lunghe ore su treni diversi: da quello bello ed efficiente di Italo, al regionale lombardo sino al Tilo svizzero. In tutti i tre i casi i passeggeri discutevano della stessa cosa, della stessa e identica faccenda: le dimissioni del Papa.
Perché, diciamolo, questa notizia ha scosso la “sciura” milanese quanto il teenager del mendrisiotto. Magari solo per l’eccezionalità dell’evento, o forse perché per un secondo ci si è resi conto che anche il vicario di Pietro è, innanzitutto, un uomo.
Oggi molte persone hanno trovato come vestire la propria persona di un nuovo ruolo. C’è chi ha scoperto di essere un vaticanista, chi un veggente che aveva predetto tutto quanto, chi un detective in cerca di spiegazioni astruse. Nella mia odissea dall’Emilia-Romagna alla Svizzera li ho visti tutti. Ho visto dal vivo la sintesi della vita. C’è il vecchietto incredulo: quello strano personaggio che non smette di ripetere che non è possibile che sia successo, che non ci si può credere, che non c’è spiegazione. Poi c’è la sapientona: la signora di mezza età, che fa la vissuta, e in quanto tale “aveva già visto da tempo che c’era aria di fallimento”. E come se non bastasse la sapientona ha anche l’amica, cinica, come si conviene a tutte le sapientone che di fatto sono ciniche anche loro ma senza saperlo. L’amica, più giovane di età, con fare quasi professorale afferma che in queste cariche non ci si può mai sperare troppo, che alla fine sotto le scelte religiose c’è la politica. C’è anche il giovane che non si accontenta delle spiegazioni date dal Vaticano, e sa (e come lo sa è tutto un nebuloso ragionamento) che sotto a tale gesto c’è un sacco di marcio; forse quest’ultimo è amico di Saviano, il quale a sua insaputa, è riuscito a vincere il premio della banalità nel giorno più immenso e più lungo per tutti. Last but not least c’è il gran veggente: lui, il lavoratore con la 24 ore, sulla trentina, che fa l’elenco delle personalità che avevano predetto le dimissioni del Papa, non ultimo Moretti nel suo film Habemus Papam. E a quest’ultimo avrei voluto dire che si potrebbe stilare una lista di 100 possibili avvenimenti futuri e sperare che se ne avveri uno. Si chiama statistica, o legge dei grandi numeri. Ne provi 100, prima o poi una andrà pur bene.
Infine ci sono io, categoria banalissima e tradizionalista. Ho preso parte all’arena della discussione interpellata dalla sapientona, che aveva notato il mio interesse sul tema. “Lei signorina cosa dice?”. “Bhe, io sono cattolica, mi sento personalmente toccata da quello che è successo”. La cinica sottolinea, “a beh, lei è di chiesa…”. Sì, se mi vuole mettere nella categoria dei cattolici può farlo; ma non ci sono nata cattolica, io. Certo, i miei genitori lo sono e lo erano prima che io nascessi e la mia in-cattolicità forse non li ha scalfiti, ma negli anni del liceo ero io la sapientona, l’incredula, la cinica, il vaticanista, il veggente, il ribelle tutti insieme. E quando nel 2005 fu eletto Papa Benedetto XVI io ero nel pieno della mia tempestosa adolescenza. Eppure ricordo che ero rimasta colpita da quell’uomo così umano, così amicale nell’essere timido ed emozionato di fronte alla folla. Sono rimasta ancora per molto una ribelle. Eppure quella timidezza io l’ho vista. E senza saperlo è rimasta parte di me. Adesso, dopo otto anni il Papa non ha perso un briciolo della sua umanità. Dell’immensa umanità. E io, un po’ quell’umanità me la sono trovata tra i vestiti, tra i viaggi e tra i pensieri. Davanti a un gesto così, mia cara sapientona, signora cinica, giovane detective amico di Saviano, gran veggente: datevi pace. Non perdete tempo a supporre, a indagare, a fare considerazioni più grandi di voi. Non c’è nessun avvenimento shoccante da commentare. C’è, piuttosto, una lezione da imparare, un gesto di straordinaria libertà di fronte alla vita. C’è un uomo. È che proprio non vogliamo capirlo che la grandezza di quell’uomo è la sua immensa umanità. La sua immensa intelligenza. La sua immensa fede. “Sa, è vero, il Papa è un uomo coraggioso”, mi dice la sapientona con occhi sinceri. E un istante dopo si gira verso l’amica cinica, “Ma chi dici che sarà il prossimo, Maria?”.
Ci risiamo. Perdiamo il pelo ma non il vizio; davanti all’umanità inspiegabile non sappiamo che fare. E allora via di banalità che restituiscano sicurezza ai nostri ragionamenti. Ma l’immensa umanità intuita cova dentro, come nel 2005 accadde nel mio cuore di ribelle. E riaffiora, negli anni, nel cuore di una banalissima studentessa sul treno da Bologna a Lugano.
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2 commenti
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Un’altra volta, per affrontare meglio il viaggio, auricolari stereo e J.S. Bach a “palla”.
Lo sapete che nel medioevo esisteva una sedia stercoraria (non sappiamo quanto sia leggenda o quanto realtà)…. da dove pare si controllasse se l’eletto papa “habet duos…et bene pendentes”???
Secondo me benedetto ne ha due così (metalliche!!!)
Caro Papa…ti amo ancora di più !!!! Dietro quella timidezza e ritrosia c’è un coraggio da leone !!!!
Per me sei già Benedetto Magno !
LOVE U POPE !
😉