
In auto con la pupa, il banchiere e le piratesse

«Ci riconosci, siamo le due piratesse». «Ah, io sono quello con la felpa grigia». «Eccoti in fondo». In men che non si dica ci compaiono di fronte due corsare vestite di tutto punto (con tanto di bandana e parrucca), che corrono valige alla mano verso la nostra macchina. Solo che siamo di fronte alla stazione di Padova, mica nei panni di Jack Sparrow alla volta dei Caraibi. «Eravamo al Carnevale di Venezia, abbiamo passato un weekendino tranquillo». Si riconosce già la parlata milanese.
«Quando c’erano i paninari…»
Solo pochi minuti prima alla rotonda “a fagiolo”, punto di snodo del traffico cittadino, abbiamo caricato un distinto uomo di mezza età, completo a quadri blu e fare sicuro, che ha preso posto nel sedile del passeggero. «Cinque anni a Varsavia, uno al Cairo, sei mesi in Francia, qualche tempo a Londra, sai lavoro per la finanza, settori di rischio, grandi capitali,…». Ha prenotato la tratta dieci minuti prima, «guardo quella che mi è più comoda e scelgo al volo…». Il viaggio continua con una tappa a Soave (VR) per caricare un silenzioso giovane di cui abbiamo dimenticato l’occupazione.
Eravamo troppo impegnati a parlare con il nostro vicino di mercato bancario internazionale e delle sue antiche avventure universitarie. L’uomo fa in tempo a spiegarci che «in Egitto ci si frequenta solo tra italiani», che «l’amore l’ho trovato con la mia ragazza londinese» e che «da quando hanno spostato lo stadio dal centro, il Padova non sono mai più andato a vederlo». Nei posti dietro i temi che vanno per la maggiore sono le liaison delle amiche alternati a qualche lamentela per le migliaia di passi a cui costringe Venezia, ma presto un argomento comune accende la conversazione: il clubbing milanese. È tutto un «Just Cavalli, Armani, Alcatraz», costi di bottiglie e tavoli, metodi spicci per balzare l’entrata. «Eh, una volta era diverso, quando c’erano i paninari…», chiude la saggia voce del banchiere.
Mondi opposti che si incontrano
È lo strambo universo di BlaBlaCar, la piattaforma di car pooling che diventa punto d’incontro tra mondi opposti. Tutto funziona tramite applicazione: gli autisti segnalano il loro viaggio, completo di orario, costo e punto di ritrovo, così i passeggeri possono prenotare la tratta di loro interesse, pagando in anticipo sempre servendosi dell’app.
Tutto sicuro e certificato, anche perché comprovato da un collaudatissimo sistema di recensioni che fanno capire ai futuri compagni di viaggio se l’autista scelto sia un pirata della strada o il passeggero un inaffidabile ritardatario.
«Piersilvio le belle ragazze non le vuole più»
A quanto pare del potente mezzo di condivisione viaggi non si serve solo il popolino. Qualche mese fa, appena pubblicato il tragitto, nella sezione di messaggistica dell’applicazione ci scrive una vamp dall’indubbia bellezza, che da subito ci fa sorgere qualche sospetto. Sovrappensiero accettiamo la richiesta di passaggio per lei e un’amica che l’accompagna. Poi, in men che non si dica, il tarlo del dubbio si fa strada: «Sarà davvero lei o qualcuno si è servito della foto di una supermodella per chissà quale motivo? Con quello che si sente in giro…». Non avendo modo di verificare l’identità prima del viaggio e avendo già altre richieste, il primo pensiero è «meglio non rischiare». Bisogna solo trovare un modo per rifiutare la prenotazione. Parte un surreale dialogo, lei si fa insistente, ci chiama cento volte al telefono, ci assicura che è tutto a posto, arriva a mandarci il documento d’identità. Fino a che ci arrendiamo: è lei, non c’è dubbio.
A questo punto la curiosità sale, dopo una rapida ricerca sui social ci troviamo di fronte a una sorpresa, ha 1.7 milioni di follower su Instagram (più di Tajani, Renzi, Schlein e Calenda messi insieme, ma sempre undici in meno di Supermario Balotelli). Di lì ricostruire il profilo del personaggio è un attimo, siamo di fronte a un’ex concorrente del Grande Fratello Vip, “pupa” del celebre programma “La pupa e il secchione” di Canale 5 e protagonista di varie comparsate nei programmi Mediaset (dove però il settore è in crisi, «Piersilvio le belle ragazze non le vuole più, non vanno più di moda», ci rivelerà in seguito).
«Sei in giro per le tre?»
L’attesa è molta, a quanto pare anche per lei, continua a tempestarci di messaggi e chiamate, terrorizzata dalla possibilità che la lasciamo a piedi. All’appuntamento in una nota località termale si presenta avvolta in una pellicciona bianca da zarina, la macchina è piena e si parte. Strano a dirsi, il viaggio si fa piacevole, noi facciamo gli gnorri, per qualche ora non sappiamo nulla di social, né tantomeno di televisione. Lei, un po’ stupita della nostra ignoranza, tra un discorso e l’altro ci racconta delle sue immaginifiche serate con Theo Hernandez e con l’onnipresente Fabrizio Corona, le puntate allo stadio con l’amico Jorge Lorenzo, le uscite con i trapper di mezza scena italiana (a memoria Tedua, Tony Effe, Lazza e Mambolosco), la Milano da bere nascosta dei privè e delle bottiglie. Poi la sua routine, tanta palestra e social, le serate e le avances «non sempre piacevoli» nelle disco milanesi. Ma di tv non vuole parlare, «c’è gente cattiva nel settore, poi i giornalisti si inventano le cose,…». Preferisce di gran lunga raccontarci di quanto vuole bene a papà e mamma.
Due giorni dopo la fine del viaggio ci riscrive su Whatsapp. «Sabato 7 sei a Milano?». «Sì, penso di sì». «Sei in giro per le tre? Noi dobbiamo andare da Porta Romana a casa nostra». Non penso intenda il pomeriggio. «Non riesco, mi spiace». Ci aveva preso per un autista privato, una sorta di Uber, chissà che non ci siamo persi il business della vita…

Autostop programmato
A differenza di quanto succede ormai in tutti i mezzi di trasporto, dove cuffiette e cellulari hanno ammazzato le interazioni, lo spazio più “familiare” dell’auto ispira la conversazione. Come capita nelle sale d’aspetto degli ospedali, sapendo di non incontrare più l’interlocutore, si finisce per raccontare all’altro tutti i fatti propri.
Le storie e gli incontri si moltiplicano, dal ragazzo pakistano che dai sedici anni vive da solo nel bresciano e va a trovare di rado i genitori a Londra, al trio di artisti con cane appresso (maledetti siano i suoi peli sparsi per tutta la macchina) che ha trascorso due settimane di “creazione” sui Colli Euganei (quadrupede compreso), fino a lavoratori di tutti i settori, programmatori, commerciali, designer, studenti. Si servono dell’app molti giovani, pieni di progetti o relazioni che li portano a cercare passaggi a basso prezzo da una parte all’altra dell’Italia o del mondo (BlaBlaCar è attiva in 22 paesi, tra cui Turchia, Russia e India con oltre 20 milioni di utenti), utilizzando la piattaforma come una sorta di “autostop programmato”.
Il sacchetto ad Agrate Brianza
Non mancano gli incontri internazionali. Qualche mese fa ha condiviso con noi il viaggio una ragazza cinese che studia a Milano e si ricongiungeva per il fine settimana con il fidanzato americano, in servizio nella base militare statunitense di Vicenza. «Ci siamo conosciuti su una dating app», ha tenuto a precisare, mentre un affabile giovane trevigiano ci raccontava del funzionamento del mercato della profumeria di lusso e del suo soggiorno di due anni in Olanda. «Ho concluso la magistrale e poi ho iniziato a lavorare, là sono tutti sportivi, alle cinque si stacca dall’ufficio e si monta in bici con i figli o si va al parco per grigliare». Non mancano le richieste insolite, un utente poche ora prima ci aveva scritto per chiederci di recuperare durante il viaggio una busta ad Agrate Brianza da lasciargli a Vicenza, «chiaramente a pagamento», manco fossimo il corriere Amazon.
Per il lettore che si chiedesse se con BlaBlaCar si guadagna, la risposta è presto detta. Per la tratta offerta c’è una quota massima che si può richiedere, inoltre la vasta gamma di viaggi pubblicati da vari utenti, in special modo sulle vie più frequentate, mantiene i prezzi calmierati. Quei pochi spiccioli che avanzano sono compensati dall’usura del mezzo e dalle richieste che spesso allungano il percorso originario.
Motivazione e Ave Maria
Durante il viaggio non mancano i colpi di scena. Tratta Udine-Milano, saliamo sull’auto come passeggeri. Davanti siedono un uomo e una donna lombardi, saliti a Comeglians, quattrocento anime tra i monti carnici, per cercare una sede per una poco chiara associazione che unisce la vita in natura e la motivazione personale. Il fondatore è proprio l’uomo alla guida, ci racconta di aver lavorato in mille settori diversi per approdare infine all’insegnamento. I temi sono interessanti, l’unica fatica è svicolare i ripetuti tentativi di “motivazione” del conducente per la nostra di vita. «Milano mi ha stufato – ripete più volte, già nervoso per la coda che intravede sbirciando Google Maps –, la vita vera è tra gli alberi, per questo ho preso casa in Val di Scalve, vicino a Brescia».
Poi a un tratto si finisce a parlare di fede, ognuno dice la sua fino a che arriva la proposta di una passeggera: «Ma se dicessimo un rosario?». Il guidatore, sul principio titubante, accetta. E così con BlaBlaCar può capitare che in una trafficata domenica sera di fine settembre ci si ritrovi all’altezza del Kilometro Rosso bergamasco con degli sconosciuti al quarto Mistero della Gloria. Chissà se Vincent Caron, il francese che nel 2004 fondò la piattaforma, se lo sarebbe mai aspettato…
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