In memoria di don Ciccio, che ci ha insegnato l’ostinata virtù dell’amicizia

Di Tempi
18 Agosto 2015
Non esiste modo più adeguato di raccontare don Ventorino, se non replicando le sue stesse parole a proposito del rapporto con don Giussani

ventorinoÈ morto don Francesco Ventorino, caro amico e teologo, punto di riferimento e fautore del movimento di Comunione e Liberazione in Sicilia. Non esiste modo più adeguato di raccontare don Ciccio, come tutto lo chiamavano, se non replicando le sue stesse parole a proposito del rapporto umano che più lo costituì e lo rese “vivo” in vita: quello con don Luigi Giussani. Un rapporto che egli definì «d’amicizia», dando alla parola il senso profondo dell’accompagnamento al Destino.

Lui stesso, in un suo libro dedicato all’argomento (Luigi Giussani. La virtù dell’amicizia) descriveva tale legame con le espressioni più laiche e drammatiche che si potessero usare: «Nel mio libro si narra la storia di un rapporto con lui nel quale fin dal primo momento c’è stata da un canto da parte mia la tentazione di “oggettivare” il suo metodo per gestirmelo poi “in proprio” e nello stesso tempo l’evidenza che questo metodo io l’avrei imparato soltanto dentro una sequela perenne nei confronti della sua persona. “Non un criterio da apprendere – avrei detto in seguito, riscuotendo tutta la sua approvazione – ma uno sguardo che non si finisce mai di imparare”. È per questo che il mio rapporto con don Giussani è stato sempre caratterizzato da una drammatica tensione, di “resistenza e resa” che si sono alternate fino alla fine, fino alla resa finale».

Don Ciccio ha testimoniato per tutta la sua esistenza questo suo caparbio e drammatico attaccamento ovunque si è venuto a trovare: parlando in convegni con le migliori teste pensanti dell’intelligenza laica (da Giuliano Ferrara a Ernesto Galli della Loggia, fino al convertito Pietro Barcellona) e nei dialoghi con tanti giovani (quanti ne ha fatti sposare!) che, grazie a lui, hanno riscoperto il fascino e la solidità della fede.

Fino all’ultimo, quando è diventato cappellano di carcere, don Ciccio non ha smesso di raccontare la sua amicizia con Cristo, come ci rivelò in un’intervista, a proposito della sua esperienza dietro le sbarre: «Ho trovato un’umanità eccezionale segnata da una vivissima domanda religiosa, che spesso è stata tradita dal volto ecclesiale che ha incontrato. Dentro l’offerta di una amicizia carica di stima e di simpatia molti detenuti hanno riscoperto un cristianesimo che corrisponde alle loro più profonde esigenze. In tanti hanno chiesto di essere battezzati, cresimati e ammessi alla prima Comunione. (…) I detenuti hanno bisogno di una fede comunicata più con i gesti che con le parole, addirittura attraverso un contatto fisico nel quale possano avvertire l’intensità e, direi, la verginità di un affetto nei confronti della loro persona. Amano essere visitati nelle loro celle, dove ti ospitano come nella loro casa e come se tu fossi uno di loro e avvertono se tu ti concepisci come tale, cioè come un poveraccio, mendicante della stessa misericordia, quella del Crocifisso, di cui tutti abbiamo bisogno».

I funerali si svolgeranno mercoledì alle ore 16.30 nella cattedrale di Catania e saranno presieduti dall’arcivescovo Salvatore Gristina

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1 commento

  1. Giovanni

    Carissimo don Ciccio…
    Arrivederci.

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