In carcere da innocente per 22 anni. Gullotta chiede un maxi risarcimento di 69 milioni di euro

Di Chiara Rizzo
22 Gennaio 2013
Giuseppe Gullotta fu arrestato nel 1976 e condannato per omicidio e strage. Nel 2012 il processo di revisione lo ha assolto da tutte le accuse. Ora chiede allo Stato il risarcimento più alto della storia

Aveva trascorso 22 anni in carcere, proclamandosi sempre innocente, prima che – dopo tre sentenze definitive e un lungo processo di revisione – la giustizia gli desse ragione. Oggi Giuseppe Gullotta, il protagonista di una kafkiana vicenda italiana, chiede allo Stato italiano un maxi risarcimento per l’ingiusta detenzione: 69 milioni di euro, il più alto mai richiesto. Come raccontato da tempi.it, Giuseppe Gullotta aveva 19 anni quando venne coinvolto in un’indagine che avrebbe fatto deragliare per sempre i binari della sua tranquilla vita ad Alcamo Marina (Tp). Gullotta venne arrestato in seguito alle indagini sulla morte di due carabinieri, trucidati nella caserma di Alcamo la notte del 27 gennaio 1976. I militari, appena 18enni, vennero derubati delle armi di ordinanza, due Berretta calibro 9.

L’ARRESTO. Del fatto si era occupato all’epoca anche il giornalista radiofonico Peppino Impastato, qualche anno dopo trucidato dalla mafia. Secondo Impastato si era trattato di un avvertimento della mafia locale allo Stato. I carabinieri del reparto antiterrorismo di Napoli, incaricati delle indagini, ai primi di febbraio trovarano ad Alcamo a bordo di una Fiat 127 due pistole con la matricola abrasa, una delle quali era una calibro 9 come quelle in dotazione alle vittime. Fu fermato il proprietario dell’auto, il diciannovenne Giuseppe Vesco, che spiegò di aver dovuto consegnare le armi a degli sconosciuti sulla spiaggia di Alcamo. A casa di Vesco fu trovato un trapano, come quello usato per abradare la matricola delle armi e poco dopo il ragazzo confessò la strage dei carabinieri, commessa con la complicità di altri coetanei, inseparabili amici del paese. Tra questi anche Giuseppe Gullotta, arrestato tra il 12 e il 13 febbraio di 37 anni fa; il ragazzo da subito gridò la propria innocenza. Nell’ottobre dello stesso anno, Vesco si suicidò in carcere, ma il processo scaturito dalle indagini proseguì per decenni nel solco delle sue dichiarazioni.

LA CONFESSIONE DEL CARABINIERE. Nel 1990 arrivò la condanna definitiva in Cassazione. Gullotta non si è mai arreso in questi anni e dal carcere chiese una prima volta la revisione del processo, e gli venne rigettata, quindi presentò una seconda volta la richiesta in Cassazione: stavolta gli è stata accordata. Decisiva per la riapertura del caso è stata infatti la testimonianza giunta spontaneamente nel frattempo da parte di uno dei carabinieri che avevano condotto le indagini nel 1976. Renato Olino, ex maresciallo dell’Arma, si è presentato pochi anni fa ai magistrati di Trapani ai quali ha raccontato «metodi persuasivi eccessivi» usati all’epoca per far «cantare» Vesco. Olino ha raccontato ai magistrati che il Vesco fu condotto in una caserma, costretto a ingurgitare da un imbuto acqua e sale e subire scosse elettriche tramite un telefono da campo. Fino alla confessione, sulla base della quale era stato condannato Gullotta. Lo scorso febbraio, la corte d’Appello di Reggio Calabria ha accolto la richiesta dello stesos procuratore generale di assolvere da ogni accusa Gullotta. «Spero che ora le famiglie dei due carabinieri trovino giustizia» sono state le prime parole di Gullotta all’uscita dall’aula.

«INCALCOLABILE CIO’ CHE MI È STATO TOLTO». Oggi i suoi legali presentano una richiesta danni allo Stato, sulla base di quanto ha spiegato a La Nazione lo stesso Gullotta, che nel frattempo si è sposato e vive in Toscana: «È una cifra molto alta che a stento riesco a pronunciare, ma ciò che mi è stato tolto è incalcolabile. Penso a tutte le occasioni mancate, alle opportunità perdute: all’epoca della condanna definitiva, nel 1990, ero un bravo muratore avevo una ditta individuale ben avviata che fatturava circa 100 milioni di lire all’anno. Nel 1976, invece, prima dell’omicidio dei due carabinieri, avevo fatto domanda per la Guardia di Finanza e c’erano buone possibilità che mi prendessero. Poi mi accusarono e tutto andò in fumo». L’uomo ha perso invece tutto, dal punto di vista materiale: persino i contributi che gli permettano di avere una pensione, così come l’opportunità di reimmettersi nel mondo del lavoro. C’è poi il danno più incalcolabile: quello di aver visto il tempo consumarsi lentamente dietro le sbarre, pur essendo del tutto innocente.

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8 commenti

  1. Fabrizio

    Che paghino i carabinieri che in nome della giustizia hanno rovinato la vita di Gullotta e non hanno consentito di trovare i veri colpevoli dell’ omicidio dei due militari.
    Forse hanno voluto coprire qualcuno?

  2. Francesco

    …ho lasciato una frase a metà..

    Ora che hanno sbagliato (e che errore!!!) loro (i giudici) PERCHE’ NON PAGANOO!!!!!!!!!

  3. Francesco

    Sottoscrivo quanto dice Michele, i giudici sono maledettamente INTOCCABILI!!!, tutti gli altri sono cittadini alla loro mercé, MA PERCHE’ SIAMO RIDOTTI COSI’ IN QUESTO “paese”?
    Ora che hanno sbagliato loro perché
    Questa storia è allucinante, inqualificabile, da diventare matti! E il problema è che non è la prima e non sarà nemmeo l’ultima…

  4. Michele

    Qualcosa dovrebbero pagare anche i giudici che hanno operato nei vari gradi di giudizio e hanno giudicato male. Se una cosa del genere capitasse a medici, qualcuno pagherebbe e giustamente. Perche’ lorsignori continuano a ritenersi intoccabili?

    1. Arrivieri

      Hai proprio ragione Michele, è una vergogna. L’Italia è questo e altro…

  5. Michele

    Qualcosa dovrebbero pagare anche i giudici che hanno operato nei vari gradi di giudizio e hanno giudicato male. Se una cosa del genere capitasse a medici, qualcuno pagherebbe e giustamente. Perche’ lorisgnori continuano a ritenersi intoccabili?

    1. lucia

      ma cosa c’entrano i giudici? hanno solo tenuto conto delle testimonianze e le testimonianze erano così inconfutabili che era impossibile andargli contro, scusate ma solitamente si pensa che i carabinieri siano onesti come si può mettere in dubbio una loro testiminianza? fortuna ha voluto che uno di loro non abbia spento la coscienza e ha rivelato cosa c’era dietro

  6. Enrico

    Lo Stato dovà pagare 69 milioni al povero Gullotta.
    Peccato che lo Stato siamo noi.

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