Che impatto avrà il caro bollette su spesa delle famiglie e margini delle imprese

Di Francesco Megna
27 Gennaio 2022
Così l'impennata dei prezzi dell'energia si rifletterà sui bilanci delle aziende, l'inflazione, i consumi e il Pil
Contatore di energia

Contatore di energia

L’assimilazione dei rincari dell’energia nei margini delle imprese dimostra come mai l’inflazione in Italia sia ancora bassa. L’impatto e i contraccolpi che questi aumenti avranno nelle prossime settimane sul 35 per cento delle imprese incideranno sull’utile netto in una misura compresa tra 5 e 10 punti, mentre per il 25 per cento graveranno tra 15 e 20 punti.

Oltre il 50 per cento delle aziende ha infatti sottoscritto con i fornitori di energia contratti a prezzo variabile, a fronte del 45 per cento circa protetto da prezzo fisso. In ogni caso, quasi la metà delle aziende interessate da un contratto a prezzo fisso ha in essere un prezzo medio di rifornimento di oltre 120 euro/MWh, pari a un inasprimento del 100 per cento rispetto al prezzo medio dell’elettricità nel 2019. La maggioranza delle imprese titolari di un contratto a prezzo fisso si troverà a rinegoziarlo prima della fine dell’anno.

In considerazione quindi delle importanti tensioni che attraversano il mercato dell’energia, è plausibile attendersi a fine 2022 una rinegoziazione di circa 180 euro/MWh, pari a una crescita del 200 per cento rispetto al 2019. Un aumento che costringerà alcune attività a rivedere i propri budget previsionali.

I piccoli pagano di più

Sulla scorta poi di recenti rilevazioni, le piccole aziende pagano l’energia elettrica il 65 per cento e il gas il 125 per cento in più delle grandi. L’aumento del differenziale è riconducibile alla riforma degli energivori che prevede un costo agevolato dell’energia elettrica per le grandi imprese. Per il gas, invece, il divario è riconducibile al fatto che le grandi aziende ricevono offerte ad hoc con una tariffa privilegiata.

Occorrerebbe intervenire sui fattori fiscali e parafiscali della bolletta elettrica e del gas naturale, incrementando il livello di esenzione per i settori della manifattura, specialmente i comparti energivori a rischio delocalizzazione; incrementare la produzione nazionale di gas naturale e riequilibrare l’organizzazione di rifornimento del paese. L’impatto sui costi è più alto nei comparti che utilizzano maggiormente le commodity con i maggiori rincari; e se questi saranno in parte transitori, la situazione dei margini potrebbe mitigarsi per alcuni comparti. Danneggiati resterebbero coloro che utilizzano le commodity con i rialzi più duraturi (ad esempio le aziende tessili).

L’inflazione nel nostro paese è spinta solo dai prezzi dell’energia, rimanendo relativamente bassa rispetto agli Stati Uniti. Lo scenario più plausibile prevede che la fiammata dell’inflazione in Italia e in Europa sia momentanea, grazie all’auspicato calo del prezzo del petrolio, e che si rilevi un rientro nell’anno in corso. Quanto sopra eviterebbe un rialzo dei tassi, a differenza di quanto probabilmente avverrà negli Stati Uniti. In ogni caso, con gli attuali prezzi sproporzionati dell’energia, i margini ridotti, la carenza di commodity, il rischio è che il Pil patisca uno stop nei primi mesi del 2022.

L’impatto sulle famiglie

L’impatto sulla spesa delle famiglie italiane del rialzo dell’energia (riferibile al 9 per cento circa del paniere dei consumi) è stimato intorno a 6 miliardi di euro. Tutto questo sottrae risorse alla spesa in altri beni e servizi, rallentando i consumi. Il rincaro dell’energia danneggia senz’altro l’industria italiana, che frena ma è in crescita. Negli Stati Uniti, invece, dove la fiammata è giunta prima, il rincaro dell’energia ha pesato meno e si è ridotto nelle ultime settimane.

Quanto all’Italia, il contesto per la manifattura qui ha cominciato ad aggravarsi a dicembre: il Pmi è sceso da 62,8 a 62, pur manifestando espansione; gli ordini tengono a fatica. Il costo criticabile del gas (+723 per cento a dicembre) e dell’elettricità in Italia, sommato agli aumenti degli altri input, sta generando momentanee chiusure nei settori energivori. L’impatto sulla produzione industriale sarà annotato a fine gennaio.

Francesco Megna, autore di questo articolo, è referente commerciale in banca

Foto Ansa

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