L’imbarazzante difesa di Soumahoro, abbandonato da chi lo ha “creato”

Di Piero Vietti
26 Novembre 2022
Espresso e "Propaganda Live" hanno trasformato il sindacalista in eroe dei diritti dei migranti. Ora che da deputato di sinistra è sfiorato da inchieste sulle cooperative della moglie tutti scappano
Nel fermo immagine il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Aboubakar Soumahoro, ospite della trasmissione "Piazzapulita" su La7, giovedì 24 novembre (Ansa)

«Il cinismo, l’indifferenza, la caccia al consenso fondata sulla paura. Oppure la ribellione morale, l’empatia, l’appello all’unità dei più deboli. Voi da che parte state?», chiedeva l’Espresso nel giugno 2018 con una copertina dal titolo “Uomini e no”, in cui metteva a confronto l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini e Aboubakar Soumahoro, all’epoca sindacalista in lotta contro lo sfruttamento dei migranti.

Da Propaganda Live alle inchieste sulle cooperative

Quattro anni dopo Salvini è di nuovo ministro, mentre Soumahoro è deputato, eletto nella lista Alleanza Verdi e Sinistra, da cui giovedì si è però sospeso in attesa che si chiarisca la vicenda giudiziaria che ha investito alcune cooperative gestite da sua moglie e sua suocera su cui sta indagando la Procura della Repubblica di Latina, cercando di far luce su stipendi non pagati ai dipendenti, migranti costretti vivere con poco cibo, senza acqua e senza luce, possibile fatture false, raggiri e flussi di denaro diretti all’estero e in parte rientrati in Italia.

Soumahoro è diventato conosciuto ai più quando, al primo giorno di legislatura, si è presentato dalla Camera dei deputati indossando stivali di gomma sporchi di fango simbolo dei braccianti sfruttati, e alzando il pugno chiuso davanti a Montecitorio. È lì che la fan base radical chic che guarda Propaganda Live su La7 si è definitivamente commossa. Già, perché Soumahoro è un prodotto del programma di satira fighetta di Diego “Zoro” Bianchi, la bolla della bolla progressista ztl, quello con il vignettista Makkox, Marco Damilano e gli spettatori che in settimana twittano battute simpatiche sperando che Zoro legga i loro tweet in trasmissione, così da poterli fotografare e twittare per farsi retwittare ancora.

Ascesa e caduta di Soumahoro

Come ricorda il Tempo, insieme all’Espresso «è stato proprio il talk in onda ogni venerdì sera su La7 a portare sotto la luce dei riflettori il sindacalista in lotta contro lo sfruttamento del lavoro dei migranti. Era il giugno del 2018 e il tema salì alla ribalta a causa dei colpi di fucile esplosi a San Calogero, in provincia di Vibo Valentia, contro alcuni migranti. Uno di loro – Soumaila Sacko, attivista sindacale dell’Usb – perse la vita. E a raccontare l’inferno del lavoro in nero e sottopagato degli immigrati Diego Bianchi chiamò proprio Aboubakar Soumahoro».

Ospitate a La7, dibattiti pubblici, la copertina dell’Espresso, e in poco tempo il santino di sinistra del migrante che aiuta i migranti è pronto. Quindi la candidatura, l’elezione, il «mi dia del lei» detto in Aula alla Meloni e riproposto da tutti i giornali progressisti come «la lezione» di chi con la schiena dritta non si fa piegare dal governo razzista. Poi, molto più rapida della già rapida ascesa, la caduta. Con il solito odioso sistema: giornali e agenzie che pubblicano notizie coperte da segreto d’indagine e ipotesi di reato vendute come reati accertati. Per una volta succede a parti invertite, però, e sono subito i giornali di destra a sfruculiare e accusare Soumahoro. Solo che nessuno difende il deputato di sinistra, anzi.

Sinistra in fuga da Soumahoro

Dopo le prime, flebili, uscite garantiste, tanti hanno iniziato a prendere le distanze. Angelo Bonelli, il leader di Europa Verde, ha parlato di «incapacità di selezione nella candidatura», lui che lo ha candidato, dando la colpa a chi in questi anni gli ha dato tutta quella visibilità. Anche i giornali di sinistra hanno iniziato a mettere il carico da novanta, Repubblica in testa, dando spazio agli accusatori della moglie e della suocera di Soumahoro.

Mentre circolavano le foto che sua moglie postava sui social con abiti e accessori d’alta moda, lui si è barcamenato prima con piccole bugie, accuse via video in lacrime a chi vuole «vederlo morto», poi con bugie sempre più grandi fino a un’imbarazzante “confessione” a Piazzapulita, su La7, in cui Soumahoro ha difeso il «diritto all’eleganza» della moglie, detto che chi ha sbagliato deve pagare, che lui ha commesso leggerezze, che se avesse saputo delle indagini in corso non si sarebbe candidato, che il mutuo da 270 mila euro per la casa l’ha pagato perché «ho scritto un libro». Insomma, un disastro.

La più feroce delle nemesi

Con il passare delle ore sono sempre di più i particolari non chiari che emergono sulla vicenda delle cooperative di moglie e suocera, ed è sempre più difficile per lui dire «non sapevo». In attesa della fine delle indagini e di sapere se qualche reato è stato fatto, si può dire che tutta la vicenda appare molto triste: il sindacalista ex migrante che difende i migranti colpito dalla più feroce delle nemesi dopo essere stato usato dagli agitatori del pensiero progressista alla perenne ricerca di figurine da opporre ai mostri da loro stessi creati.

E la sinistra, lesta ad appropriarsi di queste figurine, lo ha già abbandonato. «Io ’n so’ manco più sicuro che questo sia nero davero», fa dire in una sua vignetta Federico “Osho” Palmaroli a Bonelli, al telefono seduto a due scranni di distanza da Soumahoro in Parlamento. Forse la sintesi migliore di tutta la vicenda.

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.