Illuminati, sì. Ma dai fatti

Di Davide Rondoni
20 Novembre 2003
“Il Corriere in cerca di neolluministi. E intanto l’Ambrogino d’oro è diventato il premio del compromesso”

Il Corriere della Sera ha battuto un colpo. Il suo direttore, Stefano Folli, ha lanciato un dibattito che ha il pregio di far tornare a discutere. In un fondo di un paio di settimane fa auspicava una stagione di “nuovo illuminismo” per la città di Milano. Si tratterebbe di radunare le menti più illuminate che sono attive in vari campi sotto la guida di qualcuno che dia spessore a un rilancio della città. Essendo Milano città europea per vocazione e capitale industriale (e non solo) d’Italia, l’auspicio vale per orizzonti un po’ più vasti della sola metropoli lombarda e delle sue occasioni prossime elettorali. In molti sono intervenuti dicendosi sostanzialmente d’accordo con l’auspicio folliano. Da Cacciari a Veronesi, da Riotta a Severino, da Albertini a Vittadini. Altri hanno dissentito, osservando che non di illuminismo c’è bisogno, essendocene già fin troppo, come si è visto ad esempio nella Carta costituzionale europea.
Il problema posto è però reale. In un momento critico per l’Italia la ricerca di nuove vie è non solo inevitabile, ma sacrosanta.
Chi sarebbero questi nuovi illuminati? I nuovi padroni della finanza e i frequentatori dei salotti chic che hanno anche il tempo di far del bene e di occuparsi delle cose pubbliche? E poi da cosa essere illuminati? Qualcuno vagheggia la luce di nuove utopie, dimenticando forse che questa si è sempre trasformata nel buio delle più feroci persecuzioni contro la libertà e nei peggiori fallimenti di società.
Nelle stesse settimane del dibattito lanciato dal Corriere, a Milano si assisteva alla polemica intorno all’attribuzione degli “Ambrogino d’oro”, il premio assegnato dal Consiglio comunale a chi rende la città più sviluppata e umana. Una serie di veti incrociati su vivi e morti, sul futurista Marinetti, sul comico Bramieri, e sul direttore della Caritas Colmegna, ha ridotto la premiazione a una specie di accordo su ciò che non dà fastidio a nessuno. Milano ha faticato molto a indicare figure illuminate. Scarsità di luce in Consiglio comunale o mancanza di luci all’orizzonte? In nome della propria ideologia o del proprio tornaconto si finisce per negare l’esistenza di figure per qualche aspetto illuminanti.
Noi crediamo invece che la realtà e non l’utopia sia l’illuminazione più potente. Ci sono fatti (e persone, opere, centri di ricerca, aziende) che illuminano l’azione e la responsabilità di tutti. Noi vogliamo proporli come esempi da cui farsi illuminare e da cui farsi indicare una strada per questa tribolata, amatissima Italia.

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