Il Welfare State? L’hanno inventato Bismarck……e quel conservatore di Winston Churchill

Di Rodolfo Casadei
08 Maggio 2003
Il welfare europeo? Un’invenzione dei conservatori, non certo della sinistra

Il welfare europeo? Un’invenzione dei conservatori, non certo della sinistra. Il rapporto del Cefass sullo stato della protezione sociale nei paesi della Ue richiama l’attenzione, seppure en passant, su di un dato storico quasi sempre oscurato o mistificato: i primi provvedimenti di welfare nella storia moderna europea sono stati assunti dal governo del cancelliere tedesco Bismarck; e dopo la Seconda guerra mondiale le principali innovazioni sono arrivate attraverso il conservatore britannico Winston Churchill. La prima legge che ha reso obbligatorie le assicurazioni di malattia per i lavoratori con bassi salari (1883), quella che ha introdotto le assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro (1884), quella che ha instaurato il sistema assicurativo per la vecchiaia e l’invalidità (1889) furono varate in Germania.
Il welfare di Bismarck era di tipo contributivo: a ricevere i servizi sociali era il lavoratore, che ne aveva diritto in quanto aveva versato i contributi.
Il welfare fondato sul diritto di cittadinanza, cioè a prescindere dalle capacità contributive ma per scopi esplicitamente redistributivi, è stato inaugurato nella Gran Bretagna del secondo Dopoguerra, ma a partire da un testo prodotto prima della guerra: il rapporto di Lord Beveridge, commissionato dal primo ministro Winston Churchill e pubblicato nel 1942. In esso è contenuta la famosa espressione from the cradle to the grave, “dalla culla alla tomba”, che prefigura interventi statali lungo tutto il corso della vita del cittadino. Il principio ispiratore del welfare anglosassone, tuttavia, non è tanto quello dell’assistenza ininterrotta, ma della necessità di intervenire a favore dei soggetti che si trovano o che cadono al di sotto di certi livelli di reddito (da tempo era stato introdotto il concetto di “soglia della povertà”). Il welfare doveva coprire la vasta gamma di rischi in cui l’individuo si imbatte “dalla culla alla tomba”.

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