
Il Venezuela sprofonda, e Maduro che fa? Inventa complotti

Articolo tratto dall’Osservatore romano – La situazione in Venezuela si fa sempre di giorno in giorno più esplosiva. Il vice presidente, Aristóbulo Istúriz, ha annunciato oggi che — nonostante le quasi due milioni di firme raccolte — non si terrà alcun referendum per la revoca del capo dello Stato, Nicolás Maduro.
Il presidente, che due giorni fa ha dichiarato lo stato d’emergenza per proteggere il Paese da un presunto golpe ordito dagli Stati Uniti, ha disposto il sequestro di tutte le fabbriche che hanno interrotto la produzione e l’arresto dei loro proprietari. Con questa dichiarazione Maduro si è riferito in particolare a quattro stabilimenti della Cervecería Polar — tra le principali fabbriche di birra del Paese sudamericano — che, una ventina di giorni fa, hanno fermato la propria produzione nell’impossibilità di potere accedere alle valute estere, senza le quali non possono importare le materie prime necessarie.
In un discorso trasmesso da radio e televisione, il leader chavista ha attaccato gli uomini d’affari, accusandoli «di promuovere una guerra economica». Nello stesso intervento, Maduro ha anche ordinato una serie di manovre militari senza precedenti per preparare le truppe a un’eventuale invasione o rivolta interna.
Il Venezuela, uno dei Paesi con le maggiori riserve petrolifere al mondo, è sull’orlo del fallimento per il basso costo del petrolio e la gestione — definita «dissennata» dagli analisti — dell’economia. Da ultimo, la settimana lavorativa per i dipendenti pubblici è stata ridotta a due giorni per problemi di approvvigionamento elettrico.
Foto Ansa
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Va be’.
Un altro paese dall’economia comunista che crolla.
Normale amministrazione.
Anche loro come è successo ai Russi, quando riusciranno a sbarazzarsi di quella zavorra criminale che è il comunismo, potranno guardare al futuro con fiducia e ricostruire uno stato decente.
Spero per i Venezuelani ci riescano presto e con meno sofferenze e lutti possibili.
Ma non c’è alternativa: devono sbarazzarsi di quella zavorra.
E’ un passaggio obbligato per riprendere a sperare nel futuro.