
Il Tropico del Cancro
«Era un giorno di luglio del 1957. Stavo andando in bicicletta da Malines a Bruxelles e mi godevo la vista di quel paesaggio tanto diverso dal nostro, fermandomi a scambiare due parole con qualche contadino che incrociavo per strada, quando capii che quello che volevo fare era lavorare nel mondo del turismo. Mi piaceva incontrare la gente, viaggiare, conoscere posti nuovi e culture diverse e così decisi di cambiare strada». Dopo essersi diplomato come perito agrario «specializzato nella coltivazione delle orchidee» Bruno Colombo, fondatore e presidente di Ventaglio, gruppo turistico leader nel settore villaggi e nel tour operating, passa sei mesi in Belgio per uno stage, ma quando torna in Italia, a soli 19 anni, ha le idee ben chiare.
«Milanese doc», e milanista, come ama ricordare, partito dal quartiere di Bovisa «dove tutte le mattine prendevo il tram 8 sul quale mi capitava spesso di incontrare una bambina che aveva più o meno la mia età, si chiamava Carla Fracci», fino all’attuale sede di Ventaglio in via dei Gracchi, Bruno Colombo ha fatto un lungo e fortunato viaggio, col piglio del pioniere che si fida anzitutto del proprio intuito. «Come quella volta che decisi di scegliere lo Zaire come meta dei viaggi del Ventaglio. grazie a un gorilla». Ascoltiamo a bocca aperta. «Ero andato nello Zaire, diciamo per un sopralluogo. Qui mi aspettava una guida pigmea armata di machete che mi accompagnò su un sentiero fangoso e tortuoso in mezzo alla giungla, dove venni letteralmente mangiato da grosse formiche dalla testa rossa, insomma, per farla breve, a un certo punto scorgemmo due occhi che ci fissavano dal fitto fogliame». E poi? «Poi niente. Il bestione uscì dal suo nascondiglio, ci salutò battendosi il petto e tornò a occuparsi degli affari suoi appeso a una liana. Fu un’esperienza indimenticabile».
Mille e una rotta
Una delle tante, perché Bruno Colombo, viaggiando dall’Europa all’Africa all’America Latina, ha dato concreta risposta ai sogni di molti italiani. E a tracciare le sue rotte ci ha pensato con il libro Un sogno all inclusive. Quarant’anni di storia nel turismo raccontati da uno dei suoi protagonisti. Ma prima di riuscire a dare un volto al suo di sogno, Colombo, dopo la gavetta in un’agenzia viaggi, approda come promotore nella compagnia aerea Iberia «che è a vocazione turistica e che è stato un osservatorio privilegiato che mi ha permesso di seguire l’evoluzione di alcune aziende come Alpitour e Franco Rosso. Ma dopo nove anni e mezzo le mie possibilità di carriera lì erano esaurite. Mi dovevo sedere sugli allori? Assolutamente no. Era il momento per una nuova svolta». È così che nel 1976 si mette in proprio iniziando con l’apertura di quattro agenzie viaggio. Erano nati i Viaggi del Ventaglio. Il cui nome fu scelto quasi per caso. «Mi trovavo nel salotto della signora Jenna, ex collega in Iberia e mia futura socia, quando la mia attenzione fu catturata da un bel ventaglio incorniciato. Così mi dissi: perché no? Il ventaglio si apre a una pluralità di offerta ed è una figura perfetta che di volta in volta può rappresentare un mondo o un sole. Questo intento è riuscito benissimo con il nostro logo: un cerchio rosso con sei raggi. E poi, come mi fece notare un caro amico, l’anagramma di ventaglio è “longevità”. Un bell’augurio, non crede?». Colombo ricorda quando venivano snobbati dai grandi tour operator e lui invece, caparbio, insisteva nel voler anzitutto tramandare un valore «perché fare l’imprenditore significa avere un’etica che ti porta ad avere presente per prima cosa le esigenze e il volto delle persone a cui vendi il tuo prodotto. È il rapporto umano ciò che fa la differenza. Per questo Ventaglio si affida a esperti promotori che offrono una consulenza diretta».
Valori e motivazioni che sono stati l’eredità più importante per i due figli, Alessandro e Stefano, che oggi lavorano in azienda e che «mi hanno reso nonno, quindi, chissà, forse posso sperare a un futuro sempre in famiglia». Ma a questo punto l’espressione gioviale del viso muta e si fa seria. Posato lo sguardo assorto sulla scatola di toscani in bella vista sulla scrivania, Colombo butta lì che il tour operator non soltanto assolve a una funzione di servizio, ma ha una precisa missione: «Regala al turista l’evasione dalla routine quotidiana. Ha dunque la responsabilità del tempo libero, quello a cui l’uomo tiene di più. Perché io credo che il momento dell’evasione non sia un pretesto per dimenticare quello che si lascia a casa dandosi semplicemente alla pazza gioia, bensì l’opportunità per conoscere nuove realtà, nuove culture. La vacanza così come il viaggio è l’occasione per un incontro. E il tour operator ne è in qualche modo l’artefice».
Una miniera d’oro
Accompagna con gesti il discorso, vuole farci capire bene. Inizia a muoversi sulla sedia girevole. D’altronde non può stare composto a lungo uno che ha passato metà della sua vita in giro per il mondo. «Per testare i siti dove poi costruire i villaggi del Ventaglio». Il primo dei quali nel 1987 a Santo Domingo. Il Dominicus. «Un gioiello. Per trovare il luogo giusto ho girato tutta l’isola fino ad approdare su una spiaggia dove esisteva una rudimentale struttura ricettiva in cui bivaccavano alcuni italiani. Così mentre passeggiavo lungo la battigia mi venne incontro un giovane del luogo. Prese in mano un pugno di sabbia bianca, la fece scorrere fra le dita e mi disse: “Ricordati Bruno, questa laguna è una miniera d’oro”. È stata una profezia». Da quel momento la scalata di Ventaglio, che lo ha portato oggi a essere il secondo tour operator italiano, è stata pressoché inarrestabile. «Infatti dopo anni di attività come tour operator generalista, durante i quali eravamo diventati leader su mete come il Perù, l’Irlanda e il Kenya, mi resi conto che per diventare protagonisti del settore bisognava dedicarsi alla vacanza di mare organizzata che, se vuole, è un po’ una fabbrica, ma che rappresenta una sicurezza dal punto di vista commerciale. Così oltre Santo Domingo siamo stati pionieri in altri paesi come Zanzibar, Madagascar, Brasile e Sharm el Sheikh». E adesso?. «Stiamo lavorando a una nuova destinazione di prossima apertura: la Libia, splendida per il mare, la natura e la sua storia. Ma piena di contraddizioni. Un paese molto affascinante che ci offre una sfida avvincente. Perché, vede, se viaggiare è una grossa opportunità di conoscenza, un’occasione per aprire la mente – mima l’apertura del ventaglio – va data la possibilità a tutti di poter salire su un aereo e. di atterrare dall’altra parte dell’oceano».
Ventaglio è stato il primo tour operator a introdurre due grosse novità che hanno reso più accessibili mete anche lontane: i voli charter con cui «abbiamo avvicinato i paesi a costi più ridotti» e la forma all inclusive. Non resta altro da dire che: buon viaggio.
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