Il terrorismo islamista ha fatto 167 mila morti

Di Rodolfo Casadei
15 Novembre 2019
Il rapporto Fondapol con tutti i numeri del terrorismo islamista nel mondo dal 1979 al 2019: attentati, vittime, autori. Con quattro dati importanti ma poco conosciuti
Schermata di un video dell'Isis

E se provassimo a guardare al terrorismo islamista nella sua dimensione globale, non più soltanto come un assalto all’Occidente ma come una sfida portata a governi, istituzioni, società civile e minoranze religiose ed etniche in tutto il mondo? È ciò che ha fatto Fondapol, Fondazione per l’innovazione politica, un centro studi francese che si autodefinisce “un think tank liberale, progressista ed europeo” e che ha appena pubblicato un rapporto dal titolo Gli attentati islamisti nel mondo 1979-2019. Un lavoro certosino al termine del quale sono stati enumerati 33.769 attentati islamisti che hanno provocato la morte di 167.096 persone e il ferimento di 151.431, collocati negli anni fra la vittoria della rivoluzione iraniana (febbraio 1979) che ha portato al potere Ruhollah Khomeini e l’estate di quest’anno.

CRITERIO RESTRITTIVO

Per delimitare i contorni del terrorismo islamista gli estensori del rapporto si rifanno alla definizione di islamismo e di islamismo militante coniata da Edward S. Walker, ex diplomatico americano e studioso di teorie politiche:

«Per “islamismo” intendo l’ideologia politica normativa che ha per programma centrale l’istituzione dell’islam come religione di Stato e l’applicazione della legge islamica (sharia). L’islamismo militante designa ogni forma di islamismo che preconizza il ricorso alla violenza per ottenere i suoi obiettivi».

Il criterio pare essere stato applicato in maniera molto restrittiva, quando per esempio si nota che solo 14.410 degli oltre 400 mila morti della guerra civile siriana vengono considerati vittime del terrorismo islamista, principalmente per mano dello Stato islamico o Isis (61,9 per cento) e di Jabhat al-Nusra (20,3 per cento). Forse perché per essere definito terroristico «l’atto deve distinguersi dalle attività considerate legittime in tempo di guerra», e dunque gli scontri armati di tipo bellico sono stati esclusi dal conteggio.

I PAESI PIÙ COLPITI

Una rassegna a 360 gradi del terrorismo islamista porta a galla alcuni dati fondamentali ma poco conosciuti. Il primo è che questi attentati colpiscono soprattutto paesi islamici o regioni a maggioranza musulmana di paesi non islamici: a tali insiemi infatti si riferiscono l’89,1 per cento degli attacchi e il 91,2 per cento delle vittime. I dodici paesi del mondo in cui si sono registrati più attentati islamisti nel quarantennio preso in considerazione sono tutti extraeuropei, nell’ordine: Afghanistan, Iraq, Somalia, Nigeria, Pakistan, Algeria, Siria, Yemen, Filippine, Egitto, India e Libia.

Tabella dei paesi colpiti da terrorismo islamico, con numeri di attentati e di vittime
Gli 81 paesi colpiti dal terrorismo islamista nel mondo tra il 1979 e il 2019, con relativi numeri di attentati subiti e vittime

FENOMENO IN AUMENTO COSTANTE

Il secondo dato è l’aumento costante, in alcuni casi esponenziale, del fenomeno: l’incidenza degli attentati islamisti sul totale degli attacchi terroristici nel mondo è andata aumentando sia per quanto riguarda il numero degli attentati che soprattutto per quello delle vittime. I primi sono passati dal 3,5 per cento del totale nel periodo 1979-2000 al 19,8 per cento del periodo 2001-2012, al 29,9 per cento del periodo 2013-2019; le seconde sono passate dal 5 per cento del periodo 1979-2000 al 38,1 per cento del periodo 2001-2012 e addirittura al 63,4 per cento del periodo 2013-2019.

L’aumento ha luogo anche in numero assoluto: si passa dai 2.190 attentati del periodo 1979-2000 agli 8.264 del periodo 2001-2012 ai 23.315 del periodo 2013-2019. In archi di tempo sempre più brevi si verifica un numero di attacchi sempre più grande che causa perdite umane sempre più rilevanti: negli ultimi sette anni presi in considerazione (2013-2019) sono state uccise 122.092 persone, cioè il 73 per cento di tutte le vittime calcolate in un arco di 41 anni, fra il 1979 e l’estate di quest’anno.

I GRUPPI PIÙ SANGUINARI

Il terzo dato significativo riguarda gli autori degli attentati: quattro organizzazioni sono responsabili della morte del 77,4 per cento di tutte le vittime, e fra esse la più letale è senz’altro lo Stato islamico o Isis, che è l’ultimo apparso sulla scena ma ha provocato la morte in attacchi di tipo terroristico di 52.619 persone, seguito dai talebani (39.733 morti), da Boko Haram (22.287) e da al-Qaeda (14.680).

RUSSIA E FRANCIA I BERSAGLI D’EUROPA

Il quarto dato di forte rilevanza è che il paese europeo che ha pagato il più grande tributo di vite al terrorismo islamista in tutto il periodo preso in considerazione dallo studio è la Russia, ma se si considerano solo i sette anni fra il 2013 e il 2019 è la Francia. Entrambi i paesi hanno registrato 71 attentati nei 41 anni analizzati, che hanno ucciso 809 persone in Russia e 317 in Francia. Sommate insieme Russia e Francia hanno patito il 71,8 per cento di tutte le vittime del terrorismo in Europa. Ma negli ultimi sette anni la Francia è di gran lunga il paese colpito dagli attentati più sanguinosi, che hanno causato 157 morti contro i 63 della Russia, i 46 del Belgio, i 29 del Regno Unito e i 21 della Spagna.

INFERNO BAGHDAD

La città europea più colpita da attentati terroristici islamisti è Parigi, che ne ha registrati 42 nell’arco di tempo considerato, dei quali 20 negli ultimi sette anni; la città più colpita nel mondo è la capitale irachena Baghdad: vi sono stati compiuti 1.048 attentati che hanno causato 7.231 morti. L’Iraq è il paese che ha sofferto ad oggi il maggior numero di vittime del terrorismo islamista, ben 41.544; ma per numero di attentati è superato dall’Afghanistan (8.460 contro i 6.265 dell’Iraq, i 3.134 della Somalia, i 2.260 della Nigeria e i 2.184 del Pakistan).

@RodolfoCasadei

Foto Ansa

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