Il tema di Lucia, che ha deciso di essere mamma a 15 anni. Nonostante i burocrati dell’aborto

Di Lucia
08 Novembre 2013
L'angoscia della gravidanza. I «colloqui avvilenti» con i medici. Poi la decisione: «Non gli avrei permesso di buttare il mio bambino tra i rifiuti ospedalieri». L'elaborato della studentessa maceratese premiata dal Movimento per la vita

Per gentile concessione dell’autrice, pubblichiamo il tema che ha vinto il XXVI concorso scolastico europeo “Uno di noi”, organizzato dal Movimento per la Vita. Lucia, il nome di fantasia assegnato dai giornali a questa studentessa maceratese, racconta in prima persona l’angoscia vissuta per la scoperta di essere rimasta incinta a soli 15 anni, il pensiero di abortire, i «colloqui avvilenti» con i medici, gli psicologi e il giudice, tutti pronti a giustificare la sua scelta, infine la resa all’amore che le ha impedito di uccidere «il regalo più bello di ogni giorno».

Ricordo quel giorno di pioggia, freddo, angosciante, la mano tremava nella tasca dove stringevo un test di gravidanza, gli occhi gonfi di lacrime e il cuore di paura. Dentro quella strana sensazione di sentirmi la pancia già piena di “qualcosa”, qualcuno. Camminavo verso casa del mio fidanzato, quel 28 dicembre del 2010 quando scoprii di essere incinta.

Fu un attimo e tutto crollò: corpo, mente, progetti. Tra sguardi increduli, gambe tremanti, urla e pianti infiniti. Tutte le aspettative, i sogni, le mille domande si racchiusero in una giornata intera passata abbracciati in un letto, mentre la razionalità mi portava ad una decisione che prevedeva responsabilità dalle quali mi sentivo schiacciare. Un enorme peso mi accompagnò quella sera a casa, quando decisi di dirlo ai miei genitori. Sapevo già, dentro di me, cosa avrebbero riposto. Senza indugio mi confortarono dicendo che tutto ciò che è Vita darebbe stato da loro accettato e accolto come un dono.

Il problema allora divenne un altro: le convinzioni avute fino a quel giorno, le idee, i valori di una vita si frantumarono. Mi imposi quindi di non amare quell’esserino, di far finta che non fosse reale, pensando così che sarebbe stato più semplice per me porre fine alla sua esistenza; annullando cuore, mente e pancia anche alla prima ecografia, quando capii che ciò che non volevo fosse vero aveva un cuoricino che batteva e si muoveva, ma altro non era che un “granello di sangue”.

Da lì iniziarono colloqui avvilenti nei consultori fra assistenti sociali e psicologi pronti a dare giudizi su momenti di debolezza portati a farmi pensare che se ero lì davanti a loro non sarei potuta essere una “buona” madre e che era comprensibile alla mia età. Arrivai così, quasi allo scadere del secondo mese in un’aula di tribunale, dove un giudice ascoltava il mio essere inadatta a questa creatura, quanto mi sarebbe stata scomoda e questo lo portò a prendersi la responsabilità di firmare un foglio che mi permetteva di porre “fine” a questo incubo.

Andai in ospedale, dove un medico cercava freneticamente un buchino, in quel grosso libro, dove potermi infilare; libro pieno di tante passate e future date di morte di piccoli bambini. Attendevo e intanto non potevo far altro che ricordare il mio primo bacio con D.: rivedermi gli sguardi complici e felici, la gioia nelle poche parole, che erano solo nostre, nell’allegria riflessa nei suoi occhi verdi… E se avesse gli occhi verdi? Quegli stessi occhi che mi hanno fatto innamorare? Volevo davvero far spezzare così tanta felicità dall’odore metallico e fastidioso di una sala d’aspetto di un ospedale? Dissi di sì, anche quando mi proposero il 4 febbraio come data ultima per porre fine a tutte le mie preoccupazioni. Dopo svariate direttive finali, aspettai che quel giorno arrivasse, a conclusione dei tre mesi più lunghi e indimenticabili della mia vita. E arrivò quella mattina, in un lampo.

Non mi sono mai alzata da quel letto, sono rimasta lì, immobile, con le mani ancorate alla pancia, in un nuovo senso di protezione per questo bambino che finalmente riuscivo a sentire mio e ora sapevo che non avrei permesso a nessuno di strapparmelo via con ferri e forbici e di buttarlo insieme ai rifiuti ospedalieri. Era mio e lo volevo! Anche quel giorno, come il primo, il letto fu una fortezza di emozioni, che condivisi abbracciata a chi stava capovolgendo la sua vita insieme alla mia, ma con una consapevolezza diversa, cioè che niente sarebbe andato storto perché, comunque sia, nostro figlio viveva!

Dopo sei mesi, il 21 agosto, nacque il nostro bambino e da lì in poi, da tre persone, ne diventammo una. Vedere i suoi occhietti, le sue manine, le sue lacrime, le prime parole insieme ai primi passi; l’entusiasmo di quando ti corre incontro in una grande risata è tuttora il regalo più bello che ogni giorno ci regala.

Io avevo 15 anni, D. 18, la nostra vita è stata sconvolta, ma cosa può cambiare per il semplice fatto che c’è una personcina in più che ti vuole bene? Che importanza può avere se c’è l’amore?

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    16 commenti

    1. AveMary

      Una storia insignificante, come gli embrioni per cui si battono quelli del mpv. E poi che dovevano fare i burocrati, impedirle di abortire? In Italia esiste il diritto di abortire, che implica anche il diritto di scegliere di non abortire, ma non devono essere gli altri o le autorità a decidere. E poi a che serve questo premio? Se la ragazza ha fatto una scelta voluta ed è felice, il premio è nella stessa scelta che ha fatto. Altrimenti, se si è sacrificata per non farsi aspirare un embrione non ci sarebbe premio che potrebbe ricompensarla per la libertà e il benessere che, in quel caso, avrebbe perduto.

      1. Piero

        Peccato che non ti abbiano considerato insignificante quando eri un embrione ……

        1. AveMary

          Se ciò fosse accaduto, oggi la mia situazione non sarebbe diversa da quella che sarebbe stata se mia madre avesse deciso di non concepire o magari di darsi alla vita religiosa in castità e letizia! Non essere nati, non aver mai cominciato la vita senziente, non può essere un male, almeno non per il non nato.

          1. Piero

            Dimmi genio, quando inizia la vita senziente? A tre settimane dal concepimento? A 3 mesi?
            Quando uno è già nato? Quando inizia a parlare e a camminare? Dimmi, dimmi, sono curioso di sentire le castronate che dirai…….

        2. AveMary

          Ma almeno negli USA gli antiabortisti propagandano con uguale forza anche l’astinenza dai rapporti sessuali, diffondendo l’orgoglio della verginità, come scelta settaria e “chic”, con scarsi risultati, è vero, perché alla fine presso i più prevalgono i bassi istinti; ma perché qui in Italia ciò non accade? perché secondo me, alla fine, dietro tutta questa pretesa di salvare i poveri feti, c’è la politica di natalismo forzato tipica della tradizione italiana, fin dai tempi dell’antica Roma, che l’ideologia cattolica ha abbracciato in pieno: obbligare le persone a riprodursi, magari proprio approfittando dell’ingenuità degli adolescenti, che sono quelli che meno sono capaci di usare i contraccettivi e più esposti,a causa della turbolenza dell’età, a cedere a passioni sessuali senza considerare le conseguenze.

          1. Piero

            “Obbligare le persone a riprodursi”………. e per quale motivo ? Sentiamo sentiamo ….. Ci stai facendo scompisciare,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,

      2. ftax

        Sei blasfemo. Due volte.
        Primo, perché insulti la ragione umana con il tuo commento, incapace di andare oltre al tuo sfintere.
        Secondo, perché ironizzi sull’unico essere umano, Maria madre di nostro Signore, che ci permette di sperare nella felicità che non sappiamo darci da soli.

        1. AveMary

          No ironizzo sul mio nome e comunque io vivo in astinenza felice e volontaria da più di un decennio, e anche prima la mia pratica sessuale è stata molto rara e sublimata, quindi non credo proprio di ragionare con le parti basse.

          1. ftax

            Nemmeno con quelle alte, però…
            Sublima di meno e non astenerti dal contatto con la dura realtà.

    2. EP

      Il diritto del bambino alla vita si impone su tutto il resto.

    3. Bifocale

      Insieme diciamo NO alla cultura della morte e all’ideologia del gender.

    4. giamba

      Storia commovente.
      No, caro Franco, non è una delle tante: ognuna è misteriosamente unica ed irripetibile.
      Di questa, senza ergermi a paladino della scelta (mio figlio è nel mezzo dell’età dei due primi protagonisti della storia), colpisce l’affermazione finale: “da tre persone, ne diventammo una”. Sembra quasi l’inizio di una nuova e più profonda consapevolezza che, di fronte ad un atto non propriamente ragionevole (e non ditemi che a 15 anni si è consapevoli…..) c’è la possibilità di essere responsabili (cioè capaci di rispondere).
      Così, anche il paragone con “… le mamme che trucidano i loro figli …” (riporto le tue parole), non può essere risolto in modo così netto: credimi, ne ho esperienza diretta, lo smisurato egoismo non c’entra.
      Anche in questo caso, come in quello proposto dall’articolo, è stato necessario affidarsi totalmente a “l’amor che move il sole e l’altre stelle”: più facile sarebbe stato rinunciare; più umano è stato chiedere perdono condividendo l’immane fatica per ricostruire assieme.

    5. Franco

      Storia commovente, una delle tante. E’ terrificante pensare che esistono mamme che trucidano i loro figli per il loro smisurato egoismo, e che ci sono medici e cliniche che si arricchiscono sterminando i bambini. E’ un orrore che dimostra quanto l’ideologia politically correct degli Obama e delle sinistre sia un’ideologia di morte, forse peggiore del nazismo e del comunismo

      1. sempre pronto a generalizzare, fare di tutta l’erba un fascio e non considerare ogni caso diverso dall’altro. cosa ti garantisce che chiunque abortisce “trucida i figli” e che i medici “sterminano i bambini”? spesso ci vuole lo stesso coraggio sia per partorire che per abortire, e anche per un medico è così, immagino. ci può essere una qualsiasi storia dietro una scelta di questo tipo e va rispettata, senza che la si giudici in questo modo barbaro, frettoloso, superficiale. sproloquiare passando poi (inevitabilmente) alla sinistra ti inquadra perfettamente 😀 evidentemente conosci solo estremisiti come te, anche se della sponda opposta

        1. Picchus

          Sempre pronto a generalizzare, fare di tutta l’erba un fascio e non considerare ogni stupro un caso diverso dall’altro… ci può essere una qualsiasi storia dietro una scelta di questo tipo e va rispettata, senza che la si giudici in questo modo barbaro, frettoloso, superficiale…

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