Il talebano innamorato

Di Rodolfo Casadei
29 Novembre 2001
Sì, adesso è sicuro: l’estremismo islamico può essere sconfitto. A infonderci questa certezza non sono tanto le vittorie militari degli americani e dell’Alleanza del Nord, quanto invece una scoperta clamorosa: anche i talebani si innamorano.

Sì, adesso è sicuro: l’estremismo islamico può essere sconfitto. A infonderci questa certezza non sono tanto le vittorie militari degli americani e dell’Alleanza del Nord, quanto invece una scoperta clamorosa: anche i talebani si innamorano. Ce lo ha rivelato Dayna Curry, una degli otto cooperanti occidentali arrestati il 5 agosto dai talebani e avventurosamente tornati in libertà il 14 novembre. La Curry, una bella ragazza americana, afferma che una delle sue guardie le avrebbe detto: «Sarei disposto a morire se ti dovesse accadere qualcosa di brutto». Sapevamo già dell’ampia disponibilità al sacrificio supremo dei militanti di Al Qaeda e talebani, ma è la prima volta che uno di loro manifesta l’intenzione di morire, se necessario, per una donna anziché per Allah. E la novità suscita ottimismo. Quella dell’anonimo talebano non è certo un’esperienza inedita: quasi tutti gli esseri umani sanno che un grande amore attenua, fin quasi ad annullarla, la paura della morte. Un uomo e una donna profondamente innamorati non avvertono più angoscia al pensiero della morte che prima o poi verrà, e sono disposti a morire l’uno per l’altro. Freud e Reich hanno dimostrato a sufficienza che l’amore sentimentale è la risposta dell’ego alla coscienza della morte. Ovvero, come scrive A. Lowen, «quando tutto l’ego è investito nell’amore (per una persona, per l’umanità o per un paese), non rimane energia psichica che possa tradursi in paura della morte». Il caso del talebano innamorato illustra bene come cambiano le cose quando si passa da un’astrazione ideologica ad un’esperienza reale. L’astrazione ideologica soffoca le evidenze del cuore umano e conduce al nichilismo: l’astratto amore per Allah può togliere la paura della morte, ma solo per sostituirla col progetto di distruggere se stessi e il mondo. Invece l’amore frutto di un incontro personale reale, che coinvolge anima e corpo, pensieri, sentimenti ed emozioni, esprime il superamento della paura della morte nella volontà positiva di proteggere la vita della persona amata. Il che implica un più generale giudizio di positività sul reale, in quanto luogo in cui avviene l’intensa esperienza dell’amore. Attenzione: non ogni amore sentimentale libera dalla tentazione nichilista. Risulta per esempio che uno degli attentatori suicidi dell’11 settembre, Ziad Jarrah, si sia premurato di inviare alla fidanzata, una ragazza turca che vive in Germania, una lettera che le sarebbe dovuta pervenire a impresa compiuta. Possiamo essere ragionevolmente certi che Jarrah non amava veramente la sua donna. Lo rivela, fra le altre cose, un passaggio della lettera, dove si legge: «Ho fatto quel che dovevo fare, e tu dovresti essere orgogliosa di me». Ecco un tipico caso di narcisismo, un disturbo che evidentemente non affligge solo gli occidentali: l’enfasi posta sull’immagine di sé prende il sopravvento, cosa che non accadrebbe se l’esperienza dell’amore coinvolgesse davvero la persona nella sua totalità psicofisica. Lo studente universitario Jarrah si è dimostrato meno sensibile e più astratto del rozzo talebano posto a guardia di Dayna Curry. Circa il quale speriamo che non sia stato già ucciso. Perché alla fine non ci salveranno le bombe, ma un talebano innamorato.

Rodolfo Casadei

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.