
Il Sudafrica ha scelto il biotech
Per quel che riguarda gli Ogm e altro ancora, l’altra Africa si chiama Sudafrica. Mentre lo Zambia rifiuta ufficialmente gli aiuti alimentari risultanti da coltivazioni geneticamente modificate e gli altri paesi dell’Africa australe le accettano soltanto previa macinazione, il Sudafrica è a tutti gli effetti il pioniere africano degli Ogm. Sin dal 1995 il paese è dotato di una legge che autorizza le coltivazioni transgeniche e, dopo anni di produzioni sperimentali (175 campi coltivati a pomodori, patate, patate dolci e colza) o destinate esclusivamente al consumo animale, da poche settimane è commercializzata la prima varietà di mais Ogm per il consumo umano. Il mais transgenico rappresenta attualmente fra il 10 e il 15% di tutto il mais sudafricano ed è coltivato su 100 mila dei 350 mila ettari di terre attualmente seminate a Ogm, ma dopo il suo ingresso nei negozi e nei supermercati è destinato a espandersi fino a 1 milione di ettari coltivati entro il 2005. Gli Ogm sono già presenti nella catena alimentare umana sia attraverso il mais e la soia transgenici di produzione locale utilizzati per l’alimentazione di bestiame e pollame, sia attraverso prodotti di importazione. L’annunciato successo del mais transgenico dipende da una caratteristica: la sua resistenza al baco dello stelo che distrugge grandi quantità di mais e il conseguente risparmio di pesticida che non è più necessario irrorare. è Ogm anche il 28% di tutta la produzione sudafricana di cotone: anche in questo caso la preferenza deriva dalla sua maggior resistenza ai parassiti e dal risparmio nell’uso di insetticidi. Sensibilizzato dalla vicenda dello Zambia e dalla lobby Verde, il parlamento sudafricano sta soppesando la possibilità di modificare la normativa vigente. Ma finora non se ne è fatto niente.
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